Gustavo Nacciarone (Napoli, 1831 – 1929) è allievo, molto giovane, della “Libera Scuola di Pittura” dell’abruzzese Giuseppe Bonolis. Ben presto, segue l’esempio di Domenico Morelli nella scelta di un verismo storico che utilizza per composizioni orientaliste e pompeiane.
Francesco Nagni (Viterbo, 1897 – Roma, 1977), compiuti gli studi tecnici a Viterbo e scoperta una spiccata propensione verso la scultura, nel 1915 si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Qui, ha come insegnante Ettore Ferrari, che lo prende come apprendista nel suo studio fino all’inizio degli anni Venti.
Napoleone Nani (Venezia, 1841 – Verona, 1899) si forma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, sotto la guida di Pompeo Marino Molmenti. Si specializza subito nella pittura di genere e nel ritratto, esponendo alle più importanti rassegne italiane, tra Venezia, Firenze, Torino, Milano e Genova.
Renato Natali (Livorno, 1883 – 1979) nasce da una famiglia di artigiani. Prima si interessa alla scultura, poi, dopo aver frequentato per qualche tempo la Scuola di Arti e Mestieri di Livorno, si rivolge alla pittura. Vi rimane per poco tempo perché il carattere indolente e ribelle del giovane non è adatto alle regole accademiche.
Arturo Nathan (Trieste, 1891 – Biberach, 1944) durante gli studi liceali compiuti a Trieste, sviluppa una particolare propensione verso il disegno. All’inizio degli anni Dieci, per volere paterno viene inviato a Londra per studiare presso l’Accademia navale, ma il ragazzo si rifiuta: si stabilisce a Genova per frequentare la facoltà di Filosofia.
Amos Nattini (Genova, 1892 – Parma, 1985) si forma nella Genova di inizio secolo, frequentando l’Accademia Ligustica di Belle Arti. Ma vi rimane soltanto per tre mesi, perché insofferente all’ambiente accademico e perché desideroso di esprimere liberamente il suo carattere vivace.
Francesco Netti (Santeramo in Colle, 1832 – 1894) inizialmente era conosciuto solo per la sua attività di critico d’arte. A partire dal 1980 è stato invece rivalutato come artista a tutto tondo. In quell’anno infatti è stata realizzata una mostra monografica.
Luciano Nezzo (Badia Polesine, 1856 – Rovigo, 1903) dimostra sin dalla tenera età una forte propensione verso la pittura e il disegno. Ha come primo maestro Marco Vallerini, pittore locale. In seguito, incoraggiato e finanziato da un mecenate veneto, si trasferisce a Venezia per frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Giovanni Nicolini (Palermo, 1872 – Roma, 1956) si forma seguendo i corsi del Museo Artistico Industriale della sua città a partire dal 1890, sotto la guida dello scultore Vincenzo Ragusa. Due anni dopo, l’artista, appena ventenne, è a Roma al seguito del suo maestro palermitano per l’organizzazione di una mostra di giovani scultori.
Bernardino Nocchi (Lucca, 1741 – Roma, 1812) si forma a Lucca nella bottega del pittore Antonio Luchi (1709-1774), ma nel 1769 è documentato a Roma, insieme al suo amico Stefano Tofanelli. Qui, cerca subito di entrare nella scuola di Pompeo Batoni, punto di riferimento dell’artista
Arturo Noci (Roma, 1874 – New York, 1953), figlio del pittore e scultore Ercole Noci e dalla pittrice Tecla Monacelli, cresce in un ambiente artisticamente fecondo. Sono proprio i genitori, infatti, ad iscriverlo nel 1887 all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Plinio Nomellini (Livorno, 1866 – Firenze, 1943) inizia a studiare a Livorno presso la Scuola Comunale Arti e Mestieri. Vi frequenta i corsi di disegno, figura ed ornato fino al 1884. L’anno successivo si trasferisce a Firenze grazie ad una borsa di studio.
Luigi Nono (Fusina, 1850 – Venezia, 1918) si trasferisce presto con la famiglia a Sacile, un paese in provincia di Pordenone. Qui inizia a manifestare una certa bravura nella pratica del disegno. Per questo motivo nel 1865 il padre decide di iscriverlo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove diventa allievo di Pompeo Molmenti.
Urbano Nono (Venezia, 1849 – Longarone, 1925), fratello del pittore Luigi (1850-1918), inizia la sua carriera scultorea relativamente tardi. Fino all’età di trentacinque anni, infatti, lavora nello studio di un ingegnere. Ma amico dello scultore Enrico Chiaradia, come racconta De Gubernatis, un giorno, trovandosi nel suo studio, si ritrova a modellare con la creta la testa di suo padre.
Emilio Notte (Ceglie Messapico, 1891 – Napoli, 1982), nato in Puglia da genitori veneti, si trasferisce in tenera età con la famiglia ad Avellino, dove passa tutta la sua infanzia. Molto versato nel disegno, terminato il Liceo, parte alla volta di Napoli per frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Marco Novati (Venezia, 1895 – 1975), figlio di comaschi trapiantati a Venezia perché proprietari di un albergo in Piazza San Marco, rivela sin dall’infanzia spiccate doti artistiche. Ciononostante, il ragazzo non si mostra adatto alla disciplina scolastica, quindi suo padre, nel 1907, lo manda a Monaco per farlo lavorare come cameriere.
Stefano Novo (Cavarzere, 1862 – 1947) risulta iscritto all’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1894, dove studia sotto la guida di Pompeo Marino Molmenti per un anno (1819-1894). Sono pochissime le notizie antecedenti alla sua vita accademica, per questo si presume che si sia avvicinato alla pittura da autodidatta.
Italo Nunes Vais (Tunisi, 1860 – Firenze, 1932) nato a Tunisi da genitori italiani, ben presto rientra in Italia, precisamente a Firenze, dove studia all’Accademia di Belle Arti. Ha come maestri toscani Stefano Ussi e Nicolò Barabino, ma in un secondo momento, si trasferisce a Napoli.