Michelangelo Pacetti (Roma, 1793 – 1855), figlio dell’importante scultore e restauratore Vincenzo Pacetti (1746-1820) viene introdotto alla pratica del disegno da suo padre. Scelta la via della pittura, si forma inizialmente presso l’Accademia di San Luca e poi nel prestigioso studio del paesaggista fiammingo Martin Verstappen.
Eleuterio Pagliano (Casale Monferrato, 1826 – Milano, 1903) dimostra eccellenti doti artistiche sin da bambino. Il padre medico, sensibile a questa attitudine del figlio, riesce a farlo entrare a soli dieci anni, nel 1836, all’Accademia di Brera, dietro diretto interessamento di Luigi Sabatelli.
Ferruccio Pagni (Livorno, 1866 – Torre del Lago, 1935) riceve i primi insegnamenti da Natale Betti, presso la Scuola Comunale di Disegno di Livorno. Vi conosce Plinio Nomellini, con cui stringe amicizia. Con lui frequenta i corsi di Giovanni Fattori all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Pietro Pajetta (Serravalle di Vittorio Veneto, 1845 – Padova, 1911), figlio del pittore Paolo Pajetta, viene ben presto avviato agli studi ecclesiastici. Ma quattordicenne, esce dal seminario per partecipare alla guerra d’indipendenza del 1859. Nel 1862 si trasferisce dal Veneto a Ferrara.
Vinicio Paladini (Mosca, 1902 – Roma, 1971), figlio di un italiano e di una russa, nasce a Mosca. Con la Russia, l’artista avrà un legame sottile che farà sempre da sostrato alla sua avventura pittorica. Trasferitosi a Roma adolescente, inizia a frequentare, grazie all’intervento di suo padre, Giacomo Balla e anche l’architetto futurista Virgilio Marchi,
Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860) si forma presso l’Accademia Clementina di Bologna. Cresce nell’ambiente culturale che si riunisce attorno all’eclettico conte Aldrovandi Marescotti e inizia la sua carriera nel solco del Neoclassicismo bolognese, seguendo gli esempi della pittura bolognese antica.
Filippo Palizzi (Vasto, 1818 – Napoli, 1899) dopo aver appreso il disegno e cominciato a comporre i primi paesaggi con figure, raggiunge il fratello Giuseppe a Napoli nel 1837. Dopo una prima fase presso il Reale Istituto di Belle Arti dove entra in contratto con Gabriele Smargiassi, decide di abbandonare l’Accademia.
Palizzi Francesco Paolo (Vasto, 1825 – Napoli, 1871) si trasferisce da giovane a Napoli per iscriversi al Reale Istituto di Belle Arti. Si forma sotto la guida di Camillo Guerra e Gennaro Guglielmi. Il primo lo introduce alla pittura di storia, il secondo alla natura morta.
Giuseppe Palizzi (Lanciano, 1812 – Parigi, 1888) si forma prima seguendo gli studi giuridici, poi in un secondo momento li interrompe per trasferirsi a Napoli ed iscriversi nel 1836 al Reale Istituto di Belle Arti. Qui segue gli insegnamenti di Antoon Sminck van Pitloo e di Gabriele Smargiassi.
Nicola Palizzi (Vasto, 1820 – Napoli, 1870) lavora a Vasto come fabbro e armiere. Nel 1842 si trasferisce a Napoli, seguendo i fratelli Giuseppe e Filippo. Si iscrive al Real Istituto di Belle Arti, dove si forma frequentando i corsi di Gabriele Smargiassi (1798-1882).
Luigi Pampaloni (Firenze, 1791 – 1847), nato in una modesta famiglia fiorentina, inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Firenze a partire dal 1806. In questi primi anni, si impegna soprattutto nello studio del disegno del Cinquecento e delle opere grafiche dell’inglese John Flaxman.
Ruggero Panerai (Firenze, 1862 – Parigi, 1923) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ma da 1880 frequenta anche lo studio di Giovanni Fattori (1825-1908). La sua prima produzione è esattamente incentrata sul linguaggio cromatico e compositivo trasmessogli dal maestro.
Ivo Pannaggi (Macerata 1901 – 1981) si forma a Roma e a Firenze, seguendo gli studi di architettura. Negli anni Dieci, si interessa al Futurismo e comincia a realizzare le prime tele per poi esporle per la prima volta a Roma, nel 1921. Il giovane artista non si occupa solo di pittura, ma anche di scrittura, scenografia grafica e progettazione architettonica.
Giovanni Paolo Pannini (Piacenza, 1691 – Roma, 1765) entra nel seminario di Piacenza nel 1704, incoraggiato dai genitori non tanto a conseguire la carriera ecclesiastica, quanto a puntare ad un’istruzione completa, vista la propensione del ragazzo allo studio e alle arti in generale.
Antonio Ermolao Paoletti (Venezia, 1833 – 1912) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove segue i corsi di Pompeo Marino Molmenti. Esordisce con soggetti di storia legati al gusto romantico e si specializza sin da subito nella decorazione ad affresco di diversi palazzi e chiese venete.
Silvio Paoletti (Venezia, 1864 – 1921) figlio di Antonio Ermolao Paoletti, viene introdotto alla pittura proprio da suo padre. Sin da subito, si specializza nei soggetti di genere di gusto aneddotico, dedicandosi soprattutto alla narrazione della quotidianità veneziana, proprio come Antonio Ermolao.
Luigi Paolillo (Maiori, 1864 – Vietri sul Mare, 1934) è uno dei rappresentanti della Scuola di Amalfi o dei cosiddetti “pittori costaioli”, insieme a Luca Albino e Antonio Ferrigno. Si forma prima a Maiori al seguito di Gaetano Capone e di Raffaele D’Amato.
Renato Paresce (Carouge, 1886 – Parigi, 1937) nasce in Svizzera, da una famiglia di agiate condizioni. Il padre, palermitano e fervente socialista era stato costretto a trasferirsi in Svizzera, dove insegnava matematica all’Università. Ma quando Renato è ancora piccolo, si trasferisce con la famiglia a Firenze, dove compie la sua prima formazione.
Gino Parin (Trieste, 1876 – Bergen Belsen, 1944), pseudonimo di Federico Guglielmo Pollack, proviene da un’antica famiglia ebrea di Trieste. Si forma al seguito del pittore Eugenio Scomparin, che gli trasmette la prima propensione verso la pittura di genere e l’impiego di un cromatismo vibrante e brillante.
Alberto Pasini (Busseto, 1826 – Cavoretto, 1899) si trasferisce a soli tre anni con la madre a Parma, dove inizia a studiare pittura al seguito dello zio. Nel 1843 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Parma, dove studia soprattutto disegno. Ma le restrizioni accademiche non lo entusiasmano.
Pasquarosa (Anticoli Corrado, 1896 – Camaiore, 1973) nasce da una famiglia di contadini di Anticoli Corrado. Grazie all’aiuto di sua zia, nel 1912, riesce a trasferirsi a Roma. Data la sua bellezza, inizia a lavorare come modella negli studi di pittori come Felice Carena, Nicola D’Antino (1880-1966) e Nino Bertoletti.
Luigi Pastega (Venezia, 1858 – 1927) si forma presso l’Accademia di Venezia con Pompeo Marino Molmenti e con Napoleone Nani. Ma la sua ispirazione principale proviene dallo studio di Giacomo Favretto, con i suoi soggetti di genere tratti dalla quotidianità veneziana.
Federico Pastoris (Asti, 1837 – Torino, 1884) si forma all’Accademia Albertina di Torino sotto la guida di Enrico Gamba, prediligendo quindi all’inizio la pittura di storia sulle orme del maestro. Ben presto, dopo aver osservato alla Promotrice torinese del 1861 le opere di Telemaco Signorini, decide di indirizzare la sua ricerca verso il realismo.
Teofilo Patini (Castel di Sangro, 1840 – Napoli, 1906) nasce da padre cancelliere per cui è indirizzato agli studi classici. Viene iscritto l’Istituto di Lettere e Scienze creato nel 1845 a Sulmona da Leopoldo Dorrucci. Una scuola illuminata in cui il sacerdote latinista, con Panfilo Serafini, educavano le giovani menti abruzzesi all’idea di un’Italia unita.
Enrico Paulucci (Genova, 1901 – Torino, 1999) nato da una famiglia di nobili origini emiliane, appena undicenne, si trasferisce a Torino, dove compie gli studi classici, per poi laurearsi in economia e in giurisprudenza. Mentre studia all’università, sviluppa un particolare interesse per la pittura, che comincia a praticare da autodidatta.
Norberto Pazzini (Verrucchio di Romagna, 1856 – 1937) a diciotto anni si trasferisce a Roma. Qui si iscrive alla scuola del Museo Artistico Industriale e stringe subito amicizia con Giuseppe Cellini. Abita in pieno centro, precisamente in piazza Santa Caterina dei Funari ed in seguito in Palazzo Borghese.
Eugenio Pellini (Marchirolo, 1864 – Milano, 1934) nel 1878, appena quattordicenne, si trasferisce dalla provincia di Varese a Milano presso il fratello. Qui, inizia a studiare scultura nella bottega di Filippo Biganzoli, che lo introduce soprattutto alla composizione di ritratti intimisti e veristi.
Giovanni Napoleone Pellis (Ciconicco di Fagagna, 1888 – Valbruna, 1962) inizialmente si forma da autodidatta, nonostante la famiglia lo voglia far diventare perito agrario. Ma il ragazzo, intenzionato a studiare pittura, inizia a frequentare lo studio dell’artista friulano Leonardo Rigo.
Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, 1868 – 1907) nasce in provincia di Alessandria da una benestante famiglia di agricoltori. Il padre era un fervente garibaldino e aveva sempre contribuito ad aiutare la società di Mutuo Soccorso della sua cittadina. È per questo che sin da bambino Pellizza vive in un clima politico legato alla protezione degli ultimi.
Giuseppe Pennasilico (Napoli, 1861 – Genova, 1940) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, seguendo i corsi di Stanislao Lista, di Domenico Morelli e di Gioacchino Toma. La scioltezza cromatica di Domenico Morelli e l’approccio intimo e delicato di Gioacchino Toma sono elementi fondamentali per la formazione del pittore.
Achille Perilli (Roma, 1927) studia al liceo classico Giulio Cesare insieme a Piero Dorazio (1927-2005), con cui frequenta lo studio di Aldo Bandinelli. Iscrittosi a Lettere alla Sapienza, si laurea con Lionello Venturi, con una tesi sulla pittura metafisica di Giorgio De Chirico.
Osvaldo Peruzzi (Milano, 1907 – Livorno, 2004) nasce da genitori toscani, ma cresce a Milano, dove frequenta il Politecnico. Ben presto si avvicina alla pittura, in particolare al Futurismo. Dopo la pubblicazione del Manifesto dell’Aeropittura futurista, di cui il giovane segue gli sviluppi sin dagli anni Venti, diviene anch’egli rappresentante della pittura aerea,
Ottilio Pesci (Perugia, 1877 – Liguria, 1959) dopo essersi formato all’Accademia di Belle Arti di Perugia e dopo aver passato i primi anni nella sua città, decide di trasferirsi, ancora molto giovane, a Parigi. Qui, svolge con successo l’attività di scultore, dedicandosi a ritratti e a piccoli soggetti di genere.
Emilio Pettoruti (La Plata, 1892 – Parigi, 1971) nato in argentina da una famiglia di origini italiane, mostra molto precocemente la sua predisposizione all’arte. Incoraggiato da suo nonno, il pittore José Casaburi, appena quindicenne, inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires.
Franz Pforr (Francoforte sul Meno, 1788 – Albano Laziale 1812), rimasto orfano in tenera età, viene inviato a Kassel dallo zio Wilhelm Tischbein, autore del famoso ritratto di Goethe nella campagna romana, professore di pittura all’Accademia di Vienna. Il giovane Franz Pforr, di salute cagionevole, conduce una vita molto tranquilla e ritirata nella sua casa di Vienna,
Antonio Piatti (Viggiù, 1875 – 1962) nasce da un marmista, Domenico, che lavora principalmente nella provincia di Varese. Negli anni Ottanta, si trasferisce con tutta la famiglia a Cuneo, dove apre un laboratorio di scultura, da lasciare poi ai tre figli. Antonio Piatti, primogenito, inizia a lavorare nella bottega del padre a Cuneo molto giovane.
Prospero Piatti (Ferrara, 1840 – Roma, 1902) nasce da un’agiata famiglia ferrarese che nel 1847 si trasferisce a Roma. Viste le sue innate doti artistiche, suo padre lo affida all’insegnamento del disegno da parte di Alessandro Mantovani, pittore ferrarese trapiantato a Roma.
Gino Piccioni (Foligno, 1873 – Biella, 1941) si trasferisce da Foligno a Roma, per formarsi al seguito di Achille Vertunni ed Ettore Roesler Franz. Dall’inizio del Novecento, si stabilisce insieme alla famiglia a Tivoli, dove risiede per gran parte della sua esistenza. Non abbiamo molte notizie riguardanti la sua vita privata
Adriana Pincherle (Roma, 1906 – Firenze, 1996), nata in una famiglia della borghesia romana, sorella maggiore dello scrittore Alberto Moravia, cui è molto legata, si avvicina alla pittura sin da piccola. Dopo aver concluso gli studi classici, inizia a frequentare la Scuola Libera del Nudo nel 1929, dove conosce Scipione.
Bartolomeo Pinelli (Roma, 1771 – 1835) è figlio di un modesto modellatore di sculture sacre. Nonostante suo padre non abbia raggiunto nessun livello di fama lavorando per piccoli committenti di Trastevere, dove vive e tiene la sua bottega, introduce il figlio allo studio del disegno.
Fausto Pirandello (Roma, 1899 -1975) è figlio di Luigi Pirandello. Passa la sua infanzia tra Roma e Agrigento, città natale del padre. Avviato agli studi classici, non può portarli a termine, perché, allo scoppio della guerra, viene richiamato alle armi.
Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) a quattordici anni, inizia a lavorare come apprendista nello studio del padre, restauratore. Negli anni Cinquanta, inizia la sua sperimentazione attorno al significato dell’autoritratto ed espone le prime opere a partire dal 1955. Risale al 1960 la sua prima personale presso la Galleria Galatea a Torino.
Antoon Sminck Pitloo (Arnhem, 1790 – Napoli, 1837) nel 1803 entra come allievo nella Società degli studiosi d’Arte. Pochi anni dopo una borsa di studio concessa da Luigi Napoleone gli permette di trasferirsi a Parigi. Qui dal 1808 al 1811 frequenta la scuola di paesaggio di Victor Bertin e di Jean-Xavier Bidauld.
Carlo Pittara (Torino, 1836 – Rivara Canavese, 1891) si forma a Torino sotto la guida di Giuseppe Camino. Nel 1856 si trasferisce a Ginevra, dove frequenta lo studio del pittore Charles Humbert. In questa fase si specializza soprattutto nella rappresentazione di animali, proprio come il suo maestro ginevrino.
Placido Costanzi (Roma, 1702 – 1759), figlio di un incisore di gemme, viene introdotto allo studio del disegno fin da bambino. Si forma nell’atelier di Francesco Trevisani e successivamente in quello di Benedetto, che lo influenzano soprattutto nella prima fase stilistica, ancora legata agli stilemi del tardo barocco arcadico.
Francesco Podesti (Ancona, 1800 – Roma, 1895) nasce da un’agiata famiglia ligure trasferitasi ad Ancona, dove possiede una sartoria che cuce le divise delle truppe napoleoniche. Quando il ragazzo ha quindici anni, subisce la morte del padre e di conseguenza una graduale crisi economica.
Serge Poliakoff (Mosca, 1906 – Parigi, 1969), dopo la rivoluzione russa, lascia Mosca per rifugiarsi in diversi paesi europei, svolgendo i mestieri più disparati. Nel 1923, riesce a stabilirsi a Parigi, serbando in sé il desiderio di frequentare l’accademia. Finalmente, verso la fine degli anni Venti, riesce ad entrare all’Académie Frochot.
Silvio Poma (Trescore Balneario, 1841 – Turate, 1932) inizia la sua carriera lavorativa come militare. Studia presso il collegio militare di Ivrea e poi partecipa come volontario alla seconda guerra d’indipendenza. Come ufficiale, prende parte alla terza guerra d’indipendenza nel 1866.
Alessandro Pomi (Mestre, 1890 – Venezia, 1976) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Ettore Tito. In seguito, completa la sua formazione compiendo diversi viaggi tra Germania e Italia, frequentando soprattutto Firenze e Roma.
Arnaldo Pomodoro (Marciano di Romagna, 1926), fratello maggiore dell’artista Giò Pomodoro (1930-2002), è uno degli scultori più conosciuti della seconda metà del Novecento. Dopo gli studi da geometra, comincia subito a dedicarsi alla scultura e all’orificeria, realizzando le prime opere a partire dagli anni Cinquanta.
Pompeo Borra (Milano, 1898 – 1973) nasce da un’umile famiglia milanese. Dimostrate buone doti artistiche, frequenta l’istituto tecnico, per poi iscriversi all’Accademia di Brera, rinunciando poi a frequentarla. La sua formazione, quindi, avviene prevalentemente attraverso uno studio personale e solitario.
Pompeo Marchesi (Saltrio, 1783 – Milano, 1858), figlio di un marmorario della fabbrica del Duomo di Milano, si forma presso l’Accademia di Brera al seguito di Giuseppe Franchi. Ancora in età napoleonica, ottiene un pensionato dall’Accademia per compiere un soggiorno a Roma di tre anni, dove si avvicina al Neoclassicismo di Antonio Canova.
Pompeo Mariani (Monza, 1857 – Bordighera, 1927) è nipote di Mosè Bianchi grazie a cui inizia a dipingere. Gli anni sono quelli molto stimolanti della Scapigliatura milanese, quando Pompeo Mariani inizia a prende lezioni da Eleuterio Pagliano e si lega sempre di più alla figura dello zio
Pompilio Seveso (Milano, 1877 – 1949) si forma inizialmente presso l’Accademia di Brera, soltanto per un biennio, dal 1893 al 1895. Dopodiché, continua i suoi studi pittorici da autodidatta, seguendo soprattutto la lezione di Leonardo Bazzaro, Filippo Carcano ed Emilio Longoni.
Gio Ponti (1891-1979) dopo gli studi classici, inizia a frequentare, nel 1913, la Facoltà di Architettura presso il Politecnico di Milano. Dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale, si laurea e ben presto si avvicina al gruppo dei “Neoclassici milanesi”.
Luca Postiglione (Napoli, 1876 – 1936) viene ben presto indirizzato allo studio della pittura dal fratello Salvatore. Tra i due c’è un rapporto veramente stretto, infatti Luca inizialmente lavora presso lo studio del fratello. Quest’ultimo nel 1890 lo coinvolge nella decorazione della Birreria (poi Caffè) Gambrinus a Napoli.
Salvatore Postiglione (Napoli, 1861 – 1906) è figlio del pittore Luigi Postiglione, quindi viene subito indirizzato allo studio dell’arte. Si iscrive al Real Istituto di Belle Arti dove insegna anche lo zio Raffaele Postiglione, pittore di storia. In Accademia si forma sotto la guida di Stanislao Lista, Domenico Morelli, Gioacchino Toma e Filippi Palizzi.
Ennio Pozzi (Sesto Fiorentino, 1893 – 1972) dopo gli studi canonici, sin da giovane si dedica alla pittura da autodidatta, sfruttando l’eredità lasciata a Firenze dalla pittura post macchiaiola. I primi risultati di questi studi compaiono quando il pittore ha già superato l’età giovanile.
Alessandro Prampolini (Reggio Emilia, 1823 – 1865) si forma presso la Scuola di Belle Arti di Reggio Emilia al seguito di Prospero Minghetti e di Giovanni Fontanesi. Il primo lo coinvolge subito nella decorazione ad affresco di casa Linari, mentre il secondo lo introduce alla concezione verista del paesaggio, unita sempre ad un sostrato di “bello ideale”.
Enrico Prampolini (Modena, 1894 – Roma, 1956) viste le sue spiccate doti artistiche, nel 1912 si trasferisce da Modena a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Tra gli altri, ha come insegnante anche Duilio Cambellotti. Dunque, è naturale che inizialmente il pittore sia catturato dalla cultura simbolista.
Eugenio Prati (Caldonazzo, 1842 – 1907) dimostra una forte propensione verso lo studio dell’arte sin dalla tenera età. I genitori, sensibili a questa attitudine del figlio, ascoltano i consigli dei suoi insegnanti e lo fanno trasferire da Caldonazzo, vicino Trento, a Venezia, per permettergli di frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Luigi Premazzi (Milano, 1814 – Costantinopoli, 1891) si forma presso l’Accademia di Brera a Milano, specializzandosi nella veduta prospettica. Esordisce proprio a Brera nel 1833, con alcune vedute dedicate a facciate di chiese milanesi, eseguite con esemplare precisione ottica e rigore prospettico.
Umberto Prencipe (Napoli, 1879 – Roma, 1962) nato a Napoli, passa gran parte della sua infanzia cambiando spessissimo città, poiché suo padre Gaetano, direttore di carceri, viene trasferito di frequente. Vive quindi a Capraia, Campobasso, Volterra, Roma, Lucca, abitando negli istituti penali.
Gaetano Previati (Ferrara, 1852 – Lavagna, 1920) nasce da una famiglia della piccola borghesia. Nel 1870 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ferrara, ma dopo tre anni si trasferisce a Livorno per prestare servizio militare. Spostatosi a Firenze nel 1876, comincia a frequentare lo studio del pittore di storia Amos Cassioli.
Amedeo Preziosi (Malta, 1816 – Istanbul, 1882) nato in una nobile famiglia maltese e figlio di un alto funzionario del governo locale, sin da bambino viene attratto dall’arte. Inizialmente, studia presso la bottega di un pittore maltese, Giuseppe Hyzler legato alle istanze dei Nazareni e dei Puristi.
Giuseppe Preziosi (Terni, 1895 – Roma, 1973) è stato un pittore, decoratore ed incisore. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove si diploma nel 1917. Come saggio finale per la mostra di chiusura dell’anno accademico presenta un dipinto di storia che lo fa notare agli occhi della critica.
Giovanni Prini (Genova, 1877 – 1958), sin da giovanissimo, inizia a lavorare presso un marmista locale, avviandosi precocemente all’arte plastica. Nel 1892, a soli quindici anni, inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Genova, dove studia scultura. Esordisce alla Promotrice genovese del 1896,
Alfredo Protti (Bologna, 1882 – 1949), figlio di staderai, si forma al ginnasio del Seminario di Bologna. Data la sua propensione verso le materie artistiche, a diciott’anni, nel 1900, si iscrive all’Accademia di Belle Arti Bologna, dove segue le lezioni di Domenico Ferri. Ma l’ambiente accademico gli va stretto:
Antonio Puccinelli (Castelfranco di Sotto, 1822 – Firenze, 1897) nato in provincia di Pisa e dimostrate sin da bambino eccellenti doti artistiche, riceve dal suo comune una borsa di studio per frequentare l’Accademia di Firenze. Vi si reca nel 1839 e studia sotto la guida del pittore di storia Giuseppe Bezzuoli.
Mario Puccini (Livorno, 1869 – Firenze, 1920) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze dal 1884, incoraggiato dal suo maestro e profondo amico Giovanni Fattori. Ben presto, diviene uno dei maggiori esponenti della pittura post macchiaiola, sull’esempio non solo di Fattori.
Attilio Pusterla (Milano, 1862 – Woodcliff, 1941) nasce da una famiglia molto umile di Milano. Dimostrate ottime doti artistiche, inizia a frequentare l’Accademia di Brera a partire dal 1879. Vi conosce Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Giovanni Sottocornola e Giovanni Segantini.
Alessandro Puttinati (Verona, 1801 – Milano, 1872), figlio di un incisore e cesellatore di medaglie, viene avviato subito al mestiere di scultore. Frequenta l’Accademia di Brera, dove studia per qualche tempo al seguito di Camillo Pacetti. Poi, suo padre Francesco lo manda a Roma per farlo studiare nell’atelier dello scultore danese Bertel Thorvaldsen.