Achille Lega

Achille Lega. Strada Toscana, 1927. Tecnica: Olio su su tela
Strada Toscana, 1927. Tecnica: Olio su su tela

Biografia

Achille Lega (Brisighella, 1899 – Firenze, 1934) da bambino, si trasferisce con la famiglia a Firenze. Negli anni dell’infanzia mostra spiccate doti artistiche, quindi si iscrive presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e poi presso la Scuola Libera di Incisione, dove ha come maestro Celestino Celestini (1882-1961).

Nel 1914, entra nello studio di Ludovico Tommasi (1866-1941), cominciando a dipingere il paesaggio toscano dal vero, secondo la classica tradizione post macchiaiola. In questo periodo, Achille Lega inizia ad essere soprannominato dagli amici pittori “Grifagno”.

L’ambiente di “Lacerba”

Ben presto, intorno allo scoppio della Prima guerra mondiale, si allontana dall’Accademia per sostenere la sua vicinanza all’arte anti ufficiale.
È molto legato, infatti, a Giovanni Papini (1881-1956) ed inevitabilmente entra a far parte dell’ambiente artistico e culturale che si raccoglie attorno alla rivista “Lacerba”, fondata proprio da Papini, insieme ad Ardengo Soffici (1879-1964) nel 1913.

La lotta contro l’accademismo e contro qualsiasi tipo di manifestazione culturale ufficiale diventa l’obiettivo principale di Achille Lega, insieme agli amici Ottone Rosai (1895-1957), Carlo Carrà (1881-1966), Luigi Russolo (1885-1947), Mino Maccari (1898-1989).

Di conseguenza, nel 1916, aderisce al Futurismo frequentando a Firenze il Caffè delle Giubbe Rosse. Il suo, è un Futurismo dinamico che subito si ispira alla rappresentazione delle manifestazioni aeree, anticipando in un certo senso l’Aeropittura degli anni Venti.

Partecipa alla guerra solo negli anni finali e, rientrato a Firenze nel 1919, prende subito parte alla Mostra Nazionale Futurista di Palazzo Cova a Milano. Nello stesso periodo si avvicina al Fascismo, comparendo tra i firmatari del primo Manifesto del Partito.

La sua prima personale si tiene presso la Galleria Gonnelli di Firenze, con presentazione dell’amico Ardengo Soffici. Sono gli anni in cui Achille Lega collabora come incisore alla rivista “Il Selvaggio”, fondata da Mino Maccari, con dichiarate posizioni fasciste e d’azione anti borghese.

Gli anni Venti

Giunto agli anni Venti, il pittore si allontana dal Futurismo per appoggiare le istanze di ritorno all’ordine che provengono da Roma e Milano. Essendo di formazione post macchiaiola, il suo linguaggio non può far altro che indirizzarsi verso un paesaggio dalle forme semplici ed equilibrate, che richiamino il Trecento e il Quattrocento toscani.

Insieme ad Ottone Rosai, si dedica alla stesura di vedute ordinate e melanconiche della campagna fiorentina, prive di presenze umane e soprattutto costruite attraverso il semplice dialogo tra le geometrie delle case e la morbidezza della campagna.

Partecipa alle mostre di Novecento nel 1926 e nel 1929 e soprattutto a diverse Biennali di Venezia e alla Quadriennale romana del 1931.
Durante tutti gli anni Venti, comunque, continua a praticare l’acquaforte e la litografia, partecipando poi anche alla Mostra dell’Incisione a Firenze nel 1927. Muore nel 1934 a Firenze, molto giovane, a soli trentacinque anni.

Achille Lega: dalla formazione post macchiaiola al Futurismo

Pur essendo nato a Brisighella, Achille Lega può essere considerato a tutti gli effetti un artista fiorentino d’adozione. Dopo gli studi accademici e l’apprendistato presso lo studio di Ludovico Tommasi, realizza alcuni paesaggi en plein air di impostazione post macchiaiola, come Ponte sospeso alle cascine, realizzato nei primi anni Dieci del Novecento.

Allontanandosi gradualmente dall’arte accademica e ufficiale, il pittore si avvicina all’ambiente fiorentino del Futurismo, che si riunisce attorno alla rivista “Lacerba”. Insieme ad Ardengo Soffici e Giovanni Papini, Achille Lega diviene uno dei più importanti rappresentanti del Futurismo toscano e fiorentino in particolare.

Anticipatore delle istanze areopittoriche, nel 1917, dipinge una delle sue tele futuriste più famose, Vibrazioni atmosferiche di un aeroplano in volo, che riproduce il primo volo del pilota Manissero sopra Campo di Marte. Numerose altre opere di matrice futurista compaiono fino alle soglie degli anni Venti, tra cui anche diverse incisioni e disegni come Testa di donna e Paesaggio.

Il ritorno all’ordine: un paesaggio delicato ed equilibrato

Negli anni Venti, il ritorno all’ordine di Achille Lega si identifica quasi esclusivamente con il paesaggio. Non sono certo da tralasciare alcune concessioni alla natura morta e al ritratto, ma ciò che più lo rappresenta fino agli anni Trenta è sicuramente il paesaggio toscano.

Nelle sue composizioni “soffici” e delicate si riconosce comunque un’idea razionale, data soprattutto dalla sapiente unione di architetture e natura. Bilanciati ed armoniosi scorci della campagna fiorentina lo assimilano all’operato dell’amico Ottone Rosai, anche nel costante riferimento alla pittura senese del Trecento.

Nella sua personale alla Gonnelli del 1922 presenta Case solitarie, Donna addormentata, Muro di confine e Il sobborgo, dipinti chiari e silenziosi, delineati da una tavolozza senza accensione luministiche, ma sempre calibrata e contenuta.

Nel 1927, a Firenze presenta Strada toscana, Case del Campo di Marte, Natura morta e Paesaggio. L’anno successivo, espone invece Temporale imminente, Sull’Arno e Autoritratto. Sempre al 1928 risale la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, in cui presenta Natura morta, Piano del Mugnone, La fornace e L’Arno.

Alla Mostra d’Arte regionale toscana del 1929 espone Dintorni di Firenze e Monte Ceceri, mentre a quella del 1930 L’Arno a Rovezzano, S. Donato e Marina a Caletta. I suoi paesaggi raccolti ed armoniosi, caratterizzati da un bilanciamento cromatico sempre preciso continuano a fare la loro comparsa alla Biennale del 1930: Giornata di settembre, Libeccio, Alberata e Marina.

Ancora, a quella del 1932 Achille Lega invia Dai tetti, Case di Marignolle e Strada di Settignano. Nel frattempo, l’anno prima, prende parte alla I Quadriennale romana con Casolare e Monte alla Rena. Partecipa alla sua ultima esposizione fiorentina del 1933, un anno prima della sua morte, presentando le tele Paesaggio toscano e Case alla periferia.

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