Alberto Peschi

Alberto Peschi, Aerei in decollo, particolare. Tecnica: tecnica mista su carta

Alberto Peschi (Macerata 1915 – 1983) è uno degli esponenti del secondo futurismo. Insieme al fratello Umberto (1912-1992) si unisce al movimento maceratese denominato “Gruppo Boccioni”, attivo dal 1932 al 1942, di cui facevano parte Bruno Tano (1913-1942), Sante Monachesi (1910-1991), Wladimiro Tulli (1922-2003) e Lamberto Massetani (1909-1979). Il gruppo riceve il supporto di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) presente all’Esposizione Provinciale dei Sotto i Trenta, organizzata da Tato e Monachesi ed inaugurata a Macerata il 30 gennaio 1938.

L’esaltazione dei valori del regime fascista

Mentre il fratello dedica la sua produzione alla scultura, Alberto Peschi indirizza la sua ricerca alla materia pittorica. Aderisce alla sperimentazione futurista sviluppando in un secondo momento un linguaggio estremamente personale. Condivide alcuni ideali fascisti e ne è un riflesso l’opera Colonizzazione del 1938 che raffigura uno dei temi simbolo della propaganda: in primo piano vi è un uomo intento a vangare la terra e al suo fianco una donna con in grembo un bambino. Alla sinistra della figura maschile si staglia una schiera di donne urlanti esempio della scomposizione dinamica futurista che mettono piede su nuove terre, e sullo sfondo si erge una montagna dalle forme primitive.

L’artista esalta i valori della famiglia, del lavoro nei campi e della potenza italiana, dando vita ad un racconto sacro, visibile soprattutto dall’aureola che riveste i suoi protagonisti.

L’Aeropittura: tra tradizione ed astrattismo 

In molte delle sue opere il pittore mostra la partecipazione ai dettami dell’Aeropittura, declinata in alcuni dipinti secondo modalità più tradizionali e in altri secondo composizioni più oniriche. Infatti coesistono nella sua attività pittorica visioni dall’alto, più “canoniche”, che riflettono sulla scomposizione dello spazio e del movimento, con lavori dalle atmosfere più surreali e astratte. 

Esempio per eccellenza dell’adesione agli stilemi futuristi e aeropittorici è il dipinto Paesaggio marchigiano in cui è visibile la sintesi compositiva e la scomposizione dello spazio: i raggi che si dipartono dal sole suddividono la scena, e le case o le montagne sono i tasselli che compongono questo mosaico dai toni brillanti e piatti. 

Sempre del 1938 è anche Aeropittura, esempio invece della sua fase più astratta. Da uno sfondo dai toni grigi emergono forme che richiamano delle macchie di diverse tonalità, meno brillanti e decise. In quest’ultima produzione si mescolano forme sinuose dai colori sfumati che rievocano un immaginario fiabesco ed onirico.

Nel 1940 il pittore partecipa alla mostra allestita al Teatro Lauro Rossi di Macerata dove riceve diversi apprezzamenti soprattutto sulle sue capacità plastiche e compositive. L’anno successivo prende parte alla Mostra del Sindacato fascista tenutasi a Milano con La conquista delle Ambe; e nel 1943 è presente alla Quarta Quadriennale di Roma con i due dipinti Paracadutista e Vibrazioni. Scompare sempre a Macerata nel 1983.

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