Alceste Campriani

Alceste Campriani. Marina napoletana | Olio su tela, 25 x 40 cm
Marina napoletana. Tecnica: Olio su tela

Quotazioni di Alceste Campriani

Gli acquerelli sono stimati tra i 500 e i 1.500 euro mentre i dipinti ad olio di piccolo e medio formato tra i 2.500 e i 5.000 euro. Le opere più grandi ma tarde si assestano sulla stesse cifre. I dipinti ad olio su tela del primo periodo sono stimati in media tra i 15.000 e i 30.000 euro. Il collezionismo è di area partenopea e lucchese.
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Biografia

Alceste Campriani (Terni, 1848 – Lucca, 1933) dalla nativa Umbria si trasferisce a Napoli nel 1861 con la famiglia. Motivo del trasferimento è la partecipazione del padre ai moti del 1860 per cui era stato costretto a fuggire dallo Stato Pontificio.

Campriani nel corso degli anni formativi, riceve diverse influenze: dal linguaggio palizziano, a quello della Scuola di Resina, a quello fortuniano.  In particolare, Fortuny lo introduce al mercato di una pittura più leggera e virtuosistica e meno schietta.

Diviene in tal modo uno dei più significativi rappresentanti della scuola napoletana. Espone moltissimo sia in Italia che all’estero (Parigi, Vienna, Monaco, Londra, Berlino, Buenos Ayres).
È professore all’Accademia di Napoli e dal 1911 al 1921 è direttore dell’Accademia di Lucca. Muore a Lucca nel 1933.

La formazione napoletana

Giunto a Napoli Alceste Campriani si iscrive all’Istituto di Belle Arti e fa conoscenza dei compagni Antonio Mancini (1852 – 1930), Giuseppe De Nittis (1846 – 1884) e Vincenzo Gemito (1852-1929).

Realismo palizziano e la Scuola di Resina

Nella città partenopea entra nel clima del realismo palizziano e ne è testimonianza il dipinto di paesaggio del 1865 Capodimonte. In un secondo momento adotta il linguaggio sempre verista di matrice più sintetica, espressiva e schietta della Scuola di Resina.  I suoi rappresentanti Marco De Gregorio (1829-1876), Federico Rossano (1835 – 1912) e il primo De Nittis intendevano superare la minuziosità descrittiva palizziana.

Il mercato dell’arte francese: Adolphe Goupil

Proprio De Nittis, affascinato dalle prime prove di Alceste Campriani, al ritorno dal suo primo viaggio parigino, lo metterà in contatto con il mercante d’arte francese Adolphe Goupil.
Da questo momento in poi, viaggia tra Parigi e Londra e imposta un linguaggio legato al mercato della pittura di genere e ovviamente a Goupil.

Importantissima sarà anche l’influenza che Mariano Fortuny (1838 – 1874) lascerà in eredità ad una vasta schiera di pittori napoletani, tra cui Alceste Campriani.  Si farà infatti interprete di un modo pittorico meno preciso rispetto a quello della sua prima formazione e più leggero ed espressivo.

È impossibile non notare la presenza del linguaggio di Fortuny nei dipinti di questo periodo di Alceste Campriani. La pennellata risulta vaporosa, sfaldata e leggera e la tavolozza caratterizzata da una scelta assolutamente variegata e piena che supera i colori cupi della Scuola di Resina.

Alceste Campriani. Le Opere

Alla prima parte di carriera appartengono dipinti dall’acceso sapore palizziano, come Fontana di Porto e Sulla via del Vesuvio. Alla seconda fase risalgono quadri più sintetici e meno dettagliati e dove la precisione descrittiva lascia il passo ad una maggiore scioltezza compositiva.

È evidente in Scirocco sulla costiera amalfitana esposto alla Biennale di Venezia del 1895 o in Mattino del 1897 ora entrambi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Nei dipinti degli anni Novanta inoltrati emerge anche una certa presenza di elementi simbolisti, come in Solitudine, campagna danese del 1899 o in E folgorando il sol rompea dai vasti boschi, dipinto dalla chiara matrice letteraria.

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