Sommario
Biografia
Evangelina Emma Alciati (Torino, 1883 – 1959), nata da una agiata famiglia di Torino, manifesta sin da giovane una spiccata propensione per l’arte.
Abbandonate infatti le scuole magistrali, è la prima donna ad iscriversi all’Accademia Albertina, dove diviene allieva di Giacomo Grosso (1860-1938). Terminati gli studi nel 1903, trascorre un biennio a Parigi, dove stringe amicizia con Giovanni Boldini (1842-1931) e inizia a comporre i primi ritratti.
Il perfezionamento a Parigi
In questo senso, viene prevalentemente influenzata dal linguaggio simbolista di Eugène Carrière (1849-1906), ma pone attenzione anche allo stile post impressionista di Paul Cézanne (1839-1906) e di Paul Gauguin (1848-1903). Terminato il soggiorno a Parigi, torna in Italia, dove sposa l’artista Anacleto Boccalatte (1885-1970), che aveva conosciuto durante gli anni di studio in Accademia.
Nel 1907 inizia ad esporre presso la Promotrice torinese, in cui sarà presente fino al 1941. Il successo non è immediato: i suoi ritratti inizialmente non vengono troppo apprezzati. È ancora presente il trattamento cromatico appartenete allo stile di Giacomo Grosso ed emerge poco la sua vera personalità.
Il successo, tra Roma e Torino
La reale affermazione di Alciati giunge alla Biennale del 1912, quando riscuote un forte successo di pubblico e di critica. Da questo momento in poi è molto richiesta dal mercato e non espone solo a Torino, ma anche a Roma, presso la mostra dell’Associazione degli Amatori e Cultori di Belle Arti.
A questi successi segue un importante soggiorno romano, che la avvicina al linguaggio secessionista, allora nel pieno del suo sviluppo. Ottiene numerosi apprezzamenti, anche da parte degli artisti a lei coevi, come dimostrano le corrispondenze epistolari pervenuteci.
Si tiene infatti in contatto con artisti quali Giuseppe Mentessi (1857-1931), che frequenta il suo studio-salotto torinese, insieme a Felice Casorati (1883-1963) e Armando Spadini (1883-1925).
Dagli anni Venti, non si dedica solamente al ritratto, ma anche a dipinti di figura, paesaggi e nature morte, affiancando l’olio al pastello. Alla fine degli anni Trenta vive un momento particolarmente difficile: suo figlio muore sul Monte Bianco, nel mezzo di un’escursione.
I suoi dipinti si fanno più cupi, più numerose le nature morte di fiori. Continua su questa linea fino agli anni Cinquanta: nel 1853 espone in una personale presso la Galleria Fogliato di Torino, confermando, ormai anziana, il suo successo. Muore a Torino nel 1959.
Evangelina Emma Alciati: il ritratto
Dopo l’esordio alla Promotrice torinese del 1907, Evangelina Emma Alciati partecipa alla Biennale di Venezia del 1912 con due Ritratti di signora. Da questo momento in poi, il suo rapporto con il genere del ritratto diventerà costante, quasi fino alla fine della sua carriera.
L’intensa caratterizzazione psicologica dei personaggi deriva sicuramente dall’influenza giocata su di lei della pittura di Carrière. Forti contrasti cromatici e un espressionismo di fondo penetrano anche i ritratti di Alciati. La traccia del tratto pittorico forte e duro di Cézanne arriva puntuale tanto quanto la bidimensionalità di Gauguin.
Al 1913 risale un Ritratto di bimba, mentre alla mostra della Secessione romana del 1915 un Ritratto. Alla mostra degli Amatori e Cultori di Roma espone Due giovinette e alla Biennale del 1922 presenta Falciatore. Nel 1926 presenta ben sette opere in una mostra presso la Galleria Chierichetti di Milano, tra cui Maria Piera, Il mio nipotino, Madre col bimbo e La cucitrice dormiente.
Nature morte e paesaggi
Dagli anni Trenta in poi, il repertorio di Evangelina Emma Alciati si arricchisce di suggestioni nuove. Non si dedica più soltanto al ritratto, ma anche a nature morte e paesaggi. Già nel 1927, alla Quadriennale di Torino, aveva esposto Anemoni e rose, dipinto che aveva aperto la strada a questo genere.
Nel 1929 presenta Gigli e nel 1930 Fiori, Frutta e un Ritratto. Continua a presentare ritratti e nature morte in gran parte delle Promotrici degli anni Trenta. I paesaggi cominciano a comparire nel 1938 e durante il periodo della guerra si dedica soprattutto a vedute di Montà d’Alba, dove si ritira.
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