Sommario
Quotazioni Alessandro Milesi
I quadri ad olio sono quotati tra i 2.000 e i 4.000 euro se di formato medio. I dipinti con figure a grandezza naturale, specialmente del primo periodo, posso superare i 10.000 euro come testimonia la ricca scena datata 1889 aggiudicata per 36.000 euro nel dicembre 2022. Le opere novecentesche hanno una cifra stilistica impressionista e si attestano attorno ai 5.000 euro in linea di massima. E’ una firma non rara sul mercato che ha un collezionismo essenzialmente in Veneto e che ha visto al ribasso le quotazioni negli ultimi anni.
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Biografia
Alessandro Milesi (Venezia, 1856 – 1945) nasce da una modesta famiglia di commercianti che gli permette di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1869 al 1873.
Qui, è allievo di Michelangelo Grigoletti (1801-1870) e di Napoleone Nani (1841-1899). Soprattutto con quest’ultimo, instaura un rapporto privilegiato, che gli permette di seguirlo a Verona, quando Nani viene nominato direttore dell’Accademia nel 1873.
Proprio grazie al suo maestro, Milesi riesce a lavorare ai primi incarichi a Verona, per poi rientrare a Venezia nel 1876, già conosciuto dalle più facoltose famiglie venete. Dopo i primi ritratti eseguiti nella metà degli anni Settanta, il giovane pittore si trasferisce per un periodo a Trieste, presso la famiglia Perpich, per ritrarne i veri membri.
Il successo in Italia e all’estero
L’esordio del pittore veneziano avviene all’Esposizione di Torino del 1879, ma il vero successo giunge a Milano nel 1881. Le sue prime opere, tra ritratti e scenette di genere che tanto devono a Giacomo Favretto (1849-1887), lo rendono subito gradito agli occhi del pubblico e della critica.
Per tutti gli anni Ottanta e Novanta, Milesi si può considerare l’erede del piglio narrativo ed aneddotico di Favretto, anche se decisamente più attento al dato reale, e sicuramente influenzato dalla delicatezza di Ettore Tito (1859-1941).
Nel 1887, il pittore ottiene la nomina di Accademico di merito, mentre nel 1895 partecipa alla I Biennale veneziana, per poi esporvi regolarmente fino al 1932. I soggetti prediletti di Alessandro Milesi sono le popolane veneziane, i gondolieri, scene d’interni umili e piccole facezie quotidiane.
Dall’inizio del Novecento, pur rimanendo tali le ambientazioni, il carattere dei dipinti si fa più serio e meditativo, meno frivolo e più attento alla narrazione critica della contemporaneità, con i suoi problemi sociali annessi.
La pennellata è libera e veloce, a tratti sintetica e luminosa, e con l’avanzare degli anni, sempre più vaporosa e fatta di tanti filamenti espressivi. Mentre all’inizio, la sua tecnica era certamente più attenta al particolare minuzioso e ad una osservazione precisa del vero.
Il nuovo secolo
Se negli anni Ottanta e Novanta il successo di Alessandro Milesi è legato soprattutto alla produzione di genere, all’inizio del Novecento, si rivolge soprattutto alla ritrattistica, a cui si era dedicato anche nei primissimi anni di attività. Numerosi sono i ritratti dedicati alle donne dell’alta società veneziana, ma a anche a politici ed esponenti della cultura di inizio Novecento, scrittori, poeti, musicisti, attrici e direttori della Biennale.
Il suo tratto libero ed efficace riesce a creare ritratti di grande valore ed intensità espressiva, caratterizzati da una tavolozza vellutata e variegata. Continua a ricevere committenze e a partecipare alle Esposizioni italiane fino agli anni Trenta.
Poi, la sua progressiva perdita della vista lo porta gradualmente a smettere di dipingere, ormai anziano, negli anni Quaranta. L’artista muore a Venezia nel 1945, alla veneranda età di ottantanove anni.
Alessandro Milesi: una pittura di genere fresca e attenta al dato reale
Come accennato, non si può non tener presente, nella poetica di Milesi l’influenza del maestro Napoleone Nani. Ma certamente è anche chiara la presenza delle note fresche ed aneddotiche di Giacomo Favretto, morto prematuramente nel 1887.
La maturità pittorica di Alessandro Milesi mette però in campo anche la leggerezza cromatica e la sapienza narrativa di Ettore Tito, con il suo tratto corsivo e reale. Il giovane pittore esordisce a Torino nel 1879 con l’aneddotico Racconto della nonna, mentre nel 1881 a Milano espone Il nonno offre e Venditrice di zucca, i due dipinti che lo rendono noto alla critica.
Nel 1885 si trova all’Esposizione di Firenze con Il pescivendolo, mentre con i due dipinti leggeri ed aneddotici Vorla montar? e In attesa, partecipa alla Nazionale di Venezia del 1887.
Vita popolare
Una serie di episodi della vita popolare compaiono nel corso degli anni Novanta: La barca del papà alla Promotrice genovese del 1892, Colazione del gondoliere all’Esposizione Nazionale di Roma del 1893 e Fabbricatori di penitenze alla I Biennale di Venezia del 1895.
Famosi sono i leggeri e tecnicamente impeccabili dipinti presentati alle Biennali del 1897, del 1899 e del 1901, Pope!, Sposalizio, Sospiri, Benedizioni e i ritratti Don Lorenzo Pelosi, Signora F. e Signora.
I ritratti e le scene nella drammaticità contemporanea
Ben otto opere presenta Alessandro Milesi alla Biennale del 1903: Ritratto della madre del pittore, Riccardo Selvatico, La famegia del barcaiol, Ritratto del Senatore Pacifico Seresa, Il commendatore Giuseppe Volpi, Il Cavaliere Attilio Marzollo, Il sig. Maggioni e Trovatello. Come ben si nota dai titoli, per la prima volta, i ritratti superano le scene di genere, inaugurando una stagione fiorentissima di committenze.
Ora la pennellata del pittore è libera e veloce, filamentosa e brillante. I ritratti sono intensi ed espressivi, inseriti in ambientazioni eleganti e raffinate. I protagonisti sono gli spettabili rappresentanti della società artistica, culturale e finanziaria di Venezia.
In ogni caso, Alessandro Milesi continua anche a dedicarsi alle scene di genere. Ora, però, sono diventate più attente alla realtà sociale. Se prima il pittore non rifiutava ambientazioni spensierate e settecentesche, ora il presente, anche nella sua drammaticità, è il suo primo cruccio. Ciò si nota dalle opere presentate alla personale tenuta alla Biennale veneziana del 1912.
Tra i trentotto dipinti compaiono Gli orfani del gondoliere, Mezza-Quaresima, Papà non torna, Pensierosa, Ritratto della contessa Valmarana Franco, Luigi Luzzatti, Autunno, La vedova, Pio X, Mia madre e Giosuè Carducci.
Dopo l’interruzione dovuta alla prima guerra mondiale, riprende ad esporre dagli anni Venti, fino al 1932 alla Biennale di Venezia. Tra le varie opere compaiono numerosi e famosi ritratti, come quello di Barbara Marchisio e L’omaggio di Venezia al generale Diaz, Mia figlia Lina Becker, P. G. Molmenti, ma anche umili scene come Papà lontano o Intimità.
Partecipa alla sua ultima Biennale nel 1932, esponendovi La regata, Marta Abba in “Come tu mi vuoi” di Pirandello, Giovanni Giuriati, Omero Soppelsa. Famosi, sono anche i ritratti delle attrici Eleonora Duse, Emma Gramatica e Giselda Gasparini.