Alessandro Prampolini

Alessandro Prampolini. Paesaggio. Tecnica: Olio su tela
Paesaggio. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Alessandro Prampolini (Reggio Emilia, 1823 – 1865) si forma presso la Scuola di Belle Arti di Reggio Emilia al seguito di Prospero Minghetti (1786-1853) e di Giovanni Fontanesi (1813-1875).

Il primo lo coinvolge subito nella decorazione ad affresco di casa Linari, mentre il secondo lo introduce alla concezione verista del paesaggio, unita sempre ad un sostrato di “bello ideale”. Non è da escludere, inoltre, nella sua prima fase, l’influenza del pittore purista reggiano Alfonso Chierici (1816-1873).

Il perfezionamento a Roma

Nel 1849, Alessandro Prampolini ottiene il pensionato a Roma, esperienza che gli permette di studiare da vicino l’antico e soprattutto di perfezionare il suo vedutismo inizialmente provinciale. Fondamentale è la conoscenza e poi la vicinanza al Alessandro Castelli (1890-1902) che lo introduce alla pittura en plein air nella campagna romana.

A questo punto il suo linguaggio si fa più lirico, più intriso di sensazioni simboliche che accompagnano un naturalismo che si ispira ai luoghi storici e antichi della campagna romana.
L’impronta lasciata da Fontanesi, quindi, viene gradualmente abbandonata da Alessandro Prampolini, per adeguarsi ad una pittura più carica di percezioni romantiche.

I luoghi che lo ispirano sono la campagna e le costruzioni di Ariccia, di Olevano, di Tivoli, ma anche le rovine romane.
Il successo giunge rapido a Roma, per Alessandro Prampolini, che inizia a lavorare con ottimi risultati anche nel campo della scenografia. Il debutto in questa attività avviene al teatro Apollo di Roma nel 1852, come autore delle scenografie pittoresche del Trovatore di Giuseppe Verdi.

Il rientro a Reggio Emilia

Nel 1853, Alessandro Prampolini rientra nella sua città natale dove continua a lavorare come scenografo, ma anche come pittore da cavalletto. Le sue vedute risultano ampie e scenografiche, dotate di una prospettiva ariosa, profonda e luminosa, ma sono sempre velate da quel pittoresco che le caratterizza sin dai primi anni.

Dopo aver partecipato a diverse esposizioni italiane ed europee, diventa professore di disegno e prospettiva alla Scuola Normale di Reggio Emilia. Muore in questa città nel 1865, a soli quarantadue anni.

Alessandro Prampolini: un paesaggio idealizzante e pittoresco

Le prime influenze veriste, sempre unite ad un’accezione ideale e purista del paesaggio, ma comunque sensibili ai cambiamenti atmosferici e luministici e ricevute da Giovanni Fontanesi, si mostrano in vedute quali Nevicata sulla cittadella. Alcune opere di questa prima fase sono proprio copie da Fontanesi, ma anche da Alfonso Chierici.

Il perfezionamento a Roma conduce Alessandro Prampolini verso un paesaggismo di più ampio respiro, soprattutto grazie al contributo di Alessandro Castelli, compagno si sessioni di pittura en plein air nella campagna romana.

Tele di piccole dimensioni ispirate ai monumenti romani cominciano a fare la loro comparsa nel repertorio del pittore. Ne sono esempio Porta di San Paolo con la Piramide di Caio Cestio e Chiostro di San Paolo, dipinti risalenti all’inizio degli anni Cinquanta.

Nel 1855, presso la Promotrice di Torino, Prampolini espone, invece, Monumento degli Orazi e Curiazi sulla via Appia tra Albano e Ariccia e La Villa Borghese. A questo punto, il suo vedutismo non aderisce quasi più alle istanze fontanesiane, ma si abbandona ad un lirismo romantico che alcune volte cede facilmente al pittoresco.

Sempre agli anni Cinquanta risalgono Albano, Tempio di Vesta a Tivoli e Il ponte dell’Ariccia, L’antica porta di San Nazzario. Nel 1861, dopo essere già rientrato a Reggio Emilia, Prampolini espone a Firenze Interno del Chiostro di San Giovanni in Laterano e Il ponte di Arsiccio.

A Torino, nel 1862, invia invece I cipressi di Michelangelo a Tivoli e Il lago di Albano, nel 1864 Cascate a Tivoli e Rovine di un acquedotto romano nella valle di Tivoli.

In questi dipinti, il pittore non si discosta mai dal paesaggio ormai idealizzato e pittoresco, ormai lontano dalle istanze veriste che si andavano affermando in Italia.

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