Sommario
Quotazioni Alfredo Protti
Gli studi sono stimati tra i 1.500 e 2.500 euro, mentre le caratteristiche figure femminili colte nella loro intimità hanno stime tra 5.000 e i 10.000 euro. Meno ricercati i paesaggi quotati tra i 2.000 e i 3.000 euro. L’artista ha un mercato quasi esclusivamente bolognese ed ha una flessione evidente rispetto agli anni passati che hanno visto aggiudicazioni anche importanti.
Record sono i 22.806 euro raggiunto da un bel “Nudo di donna” nel 1998. Le quotazioni riportate possono variare per vari fattori quali anno, dimensione, lo stile, la tecnica e qualità. Raccomandiamo pertanto di contattarci per ottenere una stima gratuita e scrupolosa.
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Biografia
Alfredo Protti (Bologna, 1882 – 1949), figlio di staderai, si forma al ginnasio del Seminario di Bologna. Data la sua propensione verso le materie artistiche, a diciott’anni, nel 1900, si iscrive all’Accademia di Belle Arti Bologna, dove segue le lezioni di Domenico Ferri (1857-1940).
Ma l’ambiente accademico gli va stretto: insieme ai compagni Ugo Valeri (1873-1911) e Athos Casarini (1883-1917) dà vita alla Scapigliatura bolognese.
La pittura di Alfredo Protti, sin da subito, si mostra lontana da qualsiasi riferimento accademico. Sempre legato ad una diversità e singolarità che lo contraddistinguono, inizia ad esporre alla Società Francesco Francia nel 1905, mentre a partire dal 1909, partecipa anche alle Biennali veneziane, fino al 1926.
Un artista lontano dalle convenzioni
Il 1910 lo vede esporre non solo alla Permanente di Milano, ma anche alla Mostra Internazionale di Buenos Aires. Si fa riconoscere, ormai, per i suoi ritratti femminili caratterizzati da un’intensa sensualità e allo stesso tempo da un’intima espressione di raffinata dolcezza. Il tutto, accompagnato da una pennellata ampia e libera, estremamente espressiva.
In questo primo periodo, le accensioni cromatiche che appaiono sulla tela, insieme alle atmosfere cariche di lascivia, proiettano direttamente la pittura di Alfredo Protti nell’ambito secessionista. Partecipa, infatti, a tutte le edizioni della Secessione romana. È molto attivo a livello internazionale: espone a Parigi, Pittsburgh, San Francisco.
Dopo il primo dopo guerra, si allontana gradualmente dall’espressionismo energico del primo periodo, per dedicarsi ad una pittura in ogni caso sempre segnata da un accento di trasgressione. I suoi nudi femminili vengono spesso accostati a specchi, in cui l’immagine si presenta insieme al suo doppio.
Gli anni Venti e Trenta e il graduale isolamento
La calda ed intima sensualità delle donne all’interno di camere o durante le toelette sono i suoi soggetti prediletti a cui aggiunge nature morte, paesaggi dell’Appennino e ritratti di gatti. A questo punto, la sua pennellata diventa sempre più delicata ed evanescente, e sembra ricalcare le atmosfere del rococò francese di Honoré Fragonard (1732-1806), naturalmente declinate in senso modernissimo.
Negli anni Venti, Alfredo Protti non aderisce al ritorno all’ordine di Novecento, rimanendo sempre ancorato alla sua coerente lontananza dalle convenzioni. Dall’inizio degli anni Trenta, l’autore si isola sempre di più, decidendo di non prendere parte alle mostre del Sindacato Fascista: partecipa solo a quella di Firenze del 1933.
Sempre più lontano dalle esposizioni e dalla vita pubblica, si ritira nella sua casa e dipinge ritratti, interni e gli amati gatti. Muore a Bologna nel 1949. L’anno successivo, l’Accademia Clementina organizza una retrospettiva a lui dedicata, presso il Museo Civico.
Alfredo Protti: la Secessione
La pittura anticonvenzionale di Alfredo Protti si manifesta subito, sin dalle prime esposizioni presso la Francesco Francia. Nel 1905 vi presenta Ritratto del fattorino, nel 1906 Capriccio e Alba, ottenendo un immediato successo di critica proprio per il suo peculiare allontanamento da qualsiasi tratto accademico.
Nel 1909 viene invitato ad esporre alla Biennale di Venezia, dove invia Fioretta. Ma il vero successo giunge nel 1910: alla Biennale espone Piumino e Interno, alla Permanente di Milano Le perle e La malinconia.
Una sensualità dirompente, insieme ad un cromatismo espressionista, caratterizzano le figure femminili come Fiorina sola, presentata alla Biennale di Venezia con Aurora e Sonnellino.
Un colore ondulato e mosso, paragonabile a quello dell’Espressionismo francese e tedesco, compare nelle opere presentate alla I Secessione romana del 1913: La cuccia, Lo specchio, Il primo strappo, Riflesso, La collana e Fiorina.
A quella del 1914 espone altri cinque dipinti, I fiori di seta, Riflesso giallo, Nudo, La parata e Fiorina seduta, nel 1915 presenta invece Abbandono e Fanciulla e nel 1916 Riflesso verde e Fiori di seta.
I nudi sensuali e gli intimi interni degli anni Venti
Negli anni Venti, il fervore espressionista di Alfredo Protti si affievolisce. Il suo cromatismo si fa meno acceso e più tenue, delicato e sfumato. Gisella e Allo specchio compaiono alla Biennale del 1920, mentre alla Fiorentina Primaverile del 1922 ha una sala personale.
Vi espone undici opere, tra cui La toilette, Puntura, La limonata, Gatto che dorme, La prima posa e Fanciulla che si veste.
Alla Biennale dello stesso anno, compare Vanità, a quella del 1924 Prima del ballo e a quella del 1926, la sua ultima, Sogni, dipinto che ottiene un grande successo. Ma siamo ormai giunti quasi agli anni Trenta e Alfredo Protti si chiude sempre di più verso una pittura intimista e personale.
L’ultima apparizione pubblica risale al 1933, quando alla Sindacale fiorentina presenta Sonnellino ed Intimità.