Angelo Biancini

Angelo Biancini. Buon Pastore (dettaglio). Scultura in bronzo
Buon Pastore (dettaglio). Scultura in bronzo

Biografia

Angelo Biancini (Castel Bolognese, 1911 – 1988), alla fine degli anni Venti, si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove ha come insegnante Libero Andreotti (1875-1933). Tra le prime opere della produzione dello scultore vi sono alcune statue di atleti per il Foro Italico di Roma, realizzate tra il 1933 e il 1934, anno in cui prende parte, per la prima volta, alla Biennale di Venezia.

Il nome di Angelo Biancini non è solamente legato alla scultura in bronzo e in marmo, ma anche alla ceramica. Nato a Castel Bolognese, vicino Faenza, patria della lavorazione della ceramica, si avvicina a questo materiale in maniera del tutto istintiva e naturale. Comincia a dedicarsi a questa attività a partire dal 1937, quando entra a lavorare nella Società Ceramica Italiana di Laveno, in Lombardia.

Tra scultura e ceramica

Da questo momento in poi, le due attività seguite dallo scultore si intrecciano in maniera indissolubile: la scultura e la produzione di oggetti d’arredo di spiccato gusto decorativo sono accumunati da una visione coerente, costituita da una costante adesione al vero e da un naturalismo intenso e lirico.

Dopo aver partecipato alla Triennale di Milano del 1940, due anni dopo, inizia ad insegnare plastica all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, ruolo che manterrà per molti altri anni.

Nel frattempo, al di là dell’attività legata alla ceramica e alle arti applicate, Angelo Biancini continua a dedicarsi alla scultura, come si nota dalla sua partecipazione alle più importanti rassegne nazionali, tra cui la Quadriennale di Roma, dove nel 1943 ha una sala personale.

Tra gli anni Quaranta e Cinquanta si moltiplicano le sue mostre personali, a partire da quella alla Galleria La Spiga di Milano del 1946. Tutta la sua produzione è caratterizzata da una forte vocazione plastica che si sprigiona sia nelle figure femminili in bronzo, sia nelle statue celebrative, sia nelle piccole opere in ceramica.

Il successo internazionale

Nel dopoguerra l’attività di Angelo Biancini si concentra prevalentemente sulla ceramica e in particolare sulla progettazione e decorazione di maioliche. Il suo successo raggiunge i livelli internazionali, tanto che, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta ottiene commissioni anche in Europa e in America.

Una sintesi volumetrica e plastica, in cui le masse si accordano attraverso andamenti semplici e puri della materia, caratterizza la sua produzione fino agli anni Settanta, quando, ormai lontano dagli stilemi novecentisti, si fa interprete di un linguaggio personale, simbolico, primitivista ed estremamente compendiario.

Nel 1980, ottiene dal Comune di Faenza la medaglia d’oro, la cittadinanza onoraria e l’organizzazione di una grande antologica che comprende centocinquanta opere tra sculture, ceramiche e maioliche. Muore a Castel Bolognese nel 1988, a settantasette anni.

Angelo Biancini: la sintesi plastica nella scultura e nella ceramica

La prima produzione di Angelo Biancini è sicuramente legata alla committenza di regime: realizza, infatti, alcune statue di atleti per il Foro Italico, tra cui quella dell’Atleta vittorioso. Uno studio con Testa di bronzo viene presentato dallo scultore alla Mostra Sindacale di Firenze del 1933.

Nel suo studio di Faenza, nella metà degli anni Trenta, lo scultore si dedica contemporaneamente al modellato e alla ceramica, dando vita ad opere dall’intenso vigore plastico.

Le masse, possenti e piene, costituiscono opere come Il giocatore di rugby, presentato alla Sindacale di Torino del 1935. Nello stesso anno Inglesina compare alla Quadriennale di Roma, mentre nel 1937, Angelo Biancini esegue due statue per il Ponte della Vittoria a Verona, occasione in cui ha modo di conoscere Arturo Martini (1899-9147).

Le ceramiche di questo periodo rappresentano una parte importantissima della produzione dell’artista, soprattutto per la scelta di un linguaggio severo e decorativo allo stesso tempo. Piccole sculture ed oggetti d’arredo dalle forme morbide e piene hanno come soggetti donne del popolo, fanciulle dalle fattezze delicate e dalla profonda indagine psicologica.

Lo stesso si ravvisa nelle opere in bronzo, a tratti più celebrative come Vittoria e Noi tireremo dritto, esposte alla Quadriennale romana del 1939. Due Ritratti compaiono alla Sindacale di Milano del 1941, mentre nove opere riempiono la sala personale della Quadriennale di Roma del 1943.

Tra di esse vi sono Bimba con frutta, Narciso, numerosi Ritratti, Donna romagnola e Il povero, sculture intense in cui la moderna quotidianità si intreccia con la scoperta della scultura antica, in cui i volumi si susseguono attraverso una linea pura, un formalismo pulito e un’attenta adesione al vero. Nel dopoguerra, come accennato, Angelo Biancini, si dedica soprattutto alle ceramiche.

Lastre di maioliche dal forte simbolismo sono riempite da figure che emergono dal fondo con vigore e presenza plastica, come si nota da alcune opere molto significative, tra cui Le nozze di Cana per la Chiesa dell’Autostrada del Sole di Firenze del 1964, i portali della Chiesa del Sacro Cuore di Firenze del 1965, La cena in Emmaus e San Romualdo per l’Ospizio di Camaldoli del 1966, il ciclo maiolicato per il Santuario di Gesù Bambino ad Arenzano del 1973.

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