Angelo Righetti

Angelo Righetti. Zingara. Scultura in bronzo
Zingara. Scultura in bronzo

Quotazioni Guido Righetti

Il mercato per questo valente animalista è prevalentemente nel Nord Italia e in Francia. Gli acquerelli sono valutati tra i 400 e gli 800 euro. Le sculture in bronzo di animali tra i 1.500 e i 3.000 euro. Ad influire sulla stima la qualità della fusione e la presenza del fonditore sulla base. 

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Biografia

Angelo Righetti (Brescia, 1900 – 1972), introdotto alla scultura da suo padre Emilio, intagliatore in legno, si forma poi presso l’Accademia di Belle Arti Cignaroli di Verona, dove si diploma nel 1922. Qui, ha come insegnante lo scultore Egidio Girelli (1878-1972), che lo introduce alla lavorazione del bronzo e lo porta all’effettiva maturazione artistica.

Nella metà degli anni Venti, Angelo Righetti giunge alla creazione di un personalissimo linguaggio scultoreo che ha molto a che fare con la riscoperta dell’arte primitiva. Dagli accenti decorativi di alcune statue allegoriche di reminiscenza antica, passa alla realizzazione di solidi ritratti di personalità della contemporaneità, pervaso da un verismo sincero e attento.

Autore di monumenti pubblici, ritratti privati, fregi campanari, medaglie, unisce all’osservazione della realtà una lavorazione scabra e primordiale del bronzo, che spesso rimane ruvido e sbozzato, ad indicare una ricerca archetipica della materia.

La scultura e l’insegnamento

Dal 1925 al 1931, svolge l’attività di insegnante di scultura presso la Scuola Superiore d’Arte Sacra Beato Angelico a Milano. Dal punto di vista espositivo, Angelo Righetti esordisce alla Biennale di Venezia del 1930 ed espone poi a due edizioni della Quadriennale romana e ad alcune mostre del Sindacato Fascista di Belle Arti.

Fondamentali sono alcune figure decorative che lo scultore realizza in legno o in stucco colorato nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta, tra cui le statue per l’atrio di Palazzo Martinengo a Brescia. Diverse sono poi le opere pubbliche e sacre, che realizza soprattutto in area bresciana, nel corso degli anni Trenta e nel dopoguerra.

L’indirizzo, per così dire, espressionista, delle opere primitiviste di Angelo Righetti mette in mostra una certa opposizione dell’artista agli stilemi ordinati e austeri del novecentismo più puro, tanto che la sua statua di atleta per il Foro Mussolini a Roma non verrà mai eretta.

Durante la guerra, partecipa alla Resistenza e, nel dopoguerra continua a dedicarsi alla scultura. Nella sua ultima produzione compaiono nudi di giovinette, opere sacre, ritratti di personaggi illustri, sempre trattati con quella sensibilità materica e introspettiva che caratterizza tutta la sua carriera. Per una grave malattia, interrompe la sua attività artistica nel 1965. Muore a Brescia nel 1972, a settantadue anni.

Angelo Righetti: tra figure primitiviste e solenni ritratti

Angelo Righetti esordisce alla Biennale di Venezia del 1930 con la scultura Le comari. In questo frangente già si nota la forte propensione verso una trattazione vibrante e scabra della materia, indagata nelle sue proprietà segretamente espressive.

Nel successivo bronzo Ragazza lombarda, presentato alla Quadriennale di Roma del 1931, lo scultore inserisce una visione arcaizzante del volto della donna, attraverso l’impiego della lavorazione scabra delle superfici, ma anche mediante alcuni espedienti come la frontalità ieratica dello sguardo e la trattazione solenne della capigliatura e del volto.

Un verismo più pregnante si osserva nel busto Marta, esposto da Angelo Righetti alla Sindacale Fascista di Firenze del 1933, mentre fattezze grossolane e ruvide e un’attenta resa verista contraddistinguono la Zingara in bronzo comparsa alla Quadriennale di Roma del 1935. Realizzato il vibrante Tiratore, atleta per il Foro Mussolini, non arriverà mai a Roma.

Le allegorie primitiviste

Prima della guerra, espone alla Sindacale napoletana del 1937 Giovane donna e Geo Renato Grippa. Ma degli anni Trenta sono anche da ricordare le allegorie primitiviste Il Lavoro, L’Abbondanza, La Danza, La Musica, comparse alla Biennale di Venezia del 1934 e poi esposte all’Internazionale di Bruxelles.

Invece, appartengono al decennio successivo La Vergine Immacolata per i Giardini Vaticani di Castel Gandolfo, La Vergine addolorata per la Basilica di Sant’Alessandro a Brescia e il Giorno e la Notte, in stucco colorato, per l’atrio di Palazzo Martinengo. Del  dopoguerra sono Ninetta, Nudo di giovane, Acrobata e Clown.

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