Sommario
Biografia
Antonio De Val (Napoli, 1895 – 1977) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso degli anni Dieci. Esordisce molto giovane, nel 1919, ma i primi successi giungono a partire dalla fine degli anni Venti, quando il suo gusto decorativo raggiunge il pieno della maturazione.
Sin dalle prime prove, in ogni caso, lo stile di Antonio De Val acquisisce un indirizzo decisamente personale, contraddistinto dalla scelta di un convinto sintetismo lineare che emerge non soltanto dalle sculture a tutto tondo, ma anche dai bassorilievi.
Figure muliebri e soggetti animalier riempiono tutta la prima produzione dell’artista, che sviluppa un plasticismo solido ed elegante, racchiuso in un disegno condensato e vigoroso che tiene conto della tradizione scultorea italiana del Quattrocento, ed in particolare il solenne equilibrio volumetrico di Donatello.
Tra la scultura e la ceramica
Versato nella produzione ceramica, Antonio De Val, negli anni Venti, inizia a collaborare con diverse manifatture di area campana, tra cui la “Freda & figli”, in cui si della progettazione di ceramiche a soggetto animalier, realizzate seguendo un elegante linearismo di stampo déco, senza mai abbandonare il suo tratto tipico, costituito dalla sintesi delle masse e dalla sublimazione della materia, che spesso appare eterea e levigata.
Nel 1929, i primi risultati delle ricerche di Antonio De Val vengono presentati alla I Mostra Sindacale di Napoli, in cui compaiono diversi pezzi, tra bassorilievi, piccole sculture e terrecotte policrome che subito chiariscono la poetica dell’autore.
Già l’anno precedente, però, l’artista aveva partecipato alla Mostra del Gruppo Flegreo al Maschio Angioino, presentando diverse opere identificative del suo linearismo solido e compendiario.
Per tutti gli anni Trenta, continua ad esporre regolarmente alle Sindacali di Napoli, ma nel 1934 e nel 1936 espone anche alla Biennale di Venezia e nel 1935 prende parte alla II Quadriennale di Roma. Dal 1938, inizia la sua collaborazione con la manifattura Ceramica di Posillipo.
Dopo la guerra, si impegna a riaprire la manifattura, insieme ad altri colleghi, portandola avanti fino al 1948, quando è costretto a chiuderla. Per il resto della sua vita lavorerà per la manifattura Ceramiche Artistiche Napoletane, dedicandosi quasi esclusivamente all’attività di ceramista. Muore a Napoli nel 1977, ad ottantadue anni.
Antonio De Val: la sintesi plastica, tra linearismo puro e déco
La prima mostra di Antonio De Val con il Gruppo Flegreo genera subito una risposta critica positiva. Su Emporium, Giovanni Artieri scrive: «Egli ha uno stile che oscilla tra il desiderio di deformazione e uno di astrazione plastica […]. Padrone di un disegno vigoroso e sintetico, compositore di blocco più che di frammento, il De Val si è composto in una media tra veristica di singolare buon gusto e di vivace immediatezza».
Descrizione perfetta per il linguaggio dell’artista, interessato al mantenimento puro e vivido della sensazione materica, che sia essa bronzo, ceramica o pietra, nel concepimento di soggetti incastonati in una geometria morbida, ma unica e non frammentaria, racchiusi in poche linee che bastano a rendere audaci e solide le sue sculture.
Così nascono opere come la donatelliana Madonnina, la singolare e spirituale Maternità e l’elegante e decorativa Danza dell’Onda. L’anno successivo espone alla I Sindacale napoletana ben otto sculture, tra cui Sereno, Notturno, Gatto, il bassorilievo Danza e il Risveglio, che custodiscono una lavorazione acuta e una felice unione tra naturalismo e sintetismo, come si nota anche dalla Madonna con il Bambino, costruita con pochissime linee pure.
Alla Sindacale del 1930 risalgono poi il tormentato e tornito Nudo, Popolana e La madre, al 1932 Maialetto e il bassorilievo Lotta. Il soggetto animalier Maialetto compare anche alla Biennale di Venezia del 1934, insieme a Nudo e testa di bimbo, mentre Risveglio viene riproposto alla Quadriennale di Roma del 1935.
Antonio De Val protrae la sua partecipazione alle Mostre Sindacali di Napoli fino alla Seconda guerra mondiale, continuando a portare avanti la sua ricerca e la sua poetica, costruita su una sottile eleganza e su l’impiego di tratti curvi e levigati, da cui si sprigiona una ardente energia.
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