Antonio Fabres y Costa 

Antonio Fabres y Costa . Il Regalo del Sultano,1886. Tecnica: Olio su tavola
Il Regalo del Sultano,1886. Tecnica: Olio su tavola

Biografia

Antonio Maria Fabres y Costa (Barcellona, 1854 – Roma, 1936) è un pittore e scultore spagnolo. Sin da piccolo dimostra di avere attitudini artistiche, essendo figlio di un disegnatore e nipote di un orafo. Si forma a Barcellona presso la Scuola de La Lonja.

Dopo la prima fase prettamente scultorea, il giovane si dedica completamente alla pittura, all’acquarello e all’illustrazione, subendo immediatamente l’influenza di Mariano Fortuny (1838-1874).

Proprio dopo la morte del suo mentore, Antonio Maria Fabres y Costa riesce ad ottenere un pensionato che gli permette di trasferirsi a Roma. Nella Capitale, entra immediatamente nella cerchia degli artisti spagnoli che a Roma erano stati seguaci di Mariano Fortuny fino a poco tempo prima.

L’immediato successo a Roma

Durante i primi tempi, Antonio Fabres y Costa si mantiene realizzando illustrazioni ed acquarelli di genere, che gli garantiscono un immediato successo di pubblico grazie alla loro vivacità cromatica e al sincero realismo compositivo. I suoi soggetti prediletti, proprio sulla scia di Fortuny, sono quelli orientalisti, trattati con raffinatezza e grazia.

I collezionisti sono subito attratti e infatuati dalla bellezza e dalla preziosità delle scene orientaliste e in costume storico. Grazie all’intervento del mercante d’arte parigino Adolphe Goupil, Antonio Maria Fabres y Costa viene introdotto nel mercato internazionale, dove raggiunge un’unanime approvazione.

Tra Parigi e Città del Messico

Nel 1892, il pittore catalano si trasferisce a Parigi, dove stabilisce anche il suo frequentato studio. Nel frattempo, la fama dell’autore non raggiunge solo il mercato, ma anche le esposizioni internazionali.

Vince, infatti, la sua prima medaglia d’oro all’Esposizione di Monaco del 1876; due anni dopo prende parte all’Esposizione di Vienna e nel 1887 a quella di Barcellona dove ottiene l’argento.

In occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, conosce lo scultore messicano Jesus Contreras (1866-1902), giunto in Europa con il compito di trovare un insegnante di pittura da inserire nell’Accademia di Belle Arti di San Carlos.

Ad accettare è proprio Antonio Maria Fabres y Costa, che si trasferisce a Città del Messico nel 1902 e vi rimane fino al 1907, partecipando al rinnovamento delle arti messicane in senso realista. In questo periodo, non smette di dipingere, anzi realizza anche alcune delle sue opere meglio riuscite.

Rientrato a Roma nel 1908, ritorna operativo dedicandosi soprattutto a scene orientaliste e soggetti di genere approfondendo sempre di più quella maniera fortuniana della colonia spagnola a Roma.

Si fa interprete, infatti, di una pittura cromaticamente accesa e luminosa, proprio rispettando quella sintesi e velocità del pennello, brioso come il volo di una farfalla. Nel 1926, Antonio Fabres y Costa dona un cospicuo numero di sue opere all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Muore a Roma nel 1938, a ottantaquattro anni.

Antonio Fabres y Costa: soggetti di storia e orientalisti sul modello di Fortuny

Giunto a Roma nel 1875, Antonio Fabres y Costa non può non ereditare quello sfarfallio cromatico e luminoso dello stile di Mariano Fortuny, colui che aveva introdotto in Italia una pittura completamente nuova.

I toni scuri del verismo si erano accesi tramite l’uso di una brillante tavolozza e la predilezione per l’acquarello che permetteva conferire una brillantezza e una velocità compositiva ricca di piccoli particolari preziosi, in un fare lezioso e virtuosistico.

Il pittore catalano si dedica prevalentemente a soggetti orientalisti e a dipinti di storia in costume, eseguiti con una straordinaria attenzione alla resa filologica degli oggetti, dei costumi e delle ambientazioni e con un attento realismo d’insieme.

Al 1886 risale l’olio su tela La esclava, dipinto dall’accurato realismo e dalla forte drammaticità, accompagnato da una tavolozza luminosa e da un’accurata e brillante stesura cromatica. Rappresenta una donna punita per aver rubato alcuni gioielli che vengono appesi di fronte a lei.

Ciò che colpisce è innanzitutto la scelta di un tema così forte come quello dell’incatenamento di una donna, ma anche l’eleganza e la sensualità della posa nonostante tutto, e la resa cromatica delle vesti, quasi tangibili nella loro fattezza e luminosità.

Lo stesso tema viene analizzato l’anno successivo, quando espone Por ladron all’Esposizione Nazionale di Barcellona, questa volta ad acquarello. Dello stesso anno è l’olio su tela Lavadero en el Manzanares, che rappresenta, attraverso un tocco luminoso e a punta di pennello, alcune lavandaie al fiume.

Nel 1897 è presente alla Biennale di Venezia con I bevitori, mentre però risiede a Parigi. Invece, durante gli anni messicani, si dedica a diverse commissioni locali e soprattutto ad uno dei suoi dipinti più famosi, Silia e la figlia Criside in carcere, un dipinto di storia inserito nel genere neo pompeiano, dettagliatissimo dal punto di vista filologico.

Si tratta, infatti, di un dipinto di storia declinato alla maniera neo pompeiana, luminosissimo e sempre gradito al mercato internazionale. Rientrato nella sua amata Italia, inizialmente deve fare i conti con il fatto che ormai non è più conosciuto come prima.

Sono sue le parole: «se avessi avuto soltanto un pochettino più di buona fortuna, non mi sarei mai allontanato dalla mia carissima Italia… e forse sarei più conosciuto di quello che sono».

In ogni caso, Antonio Fabres y Costa espone di nuovo alla Biennale di Venezia del 1910 con Ritratto della signora Adams. Nel 1911 prende parte all’Internazionale di Roma con Ritratto del signor Arres, Una giornata di campagna romana, Sbornia, Ritratto di mia figlia Gloria e Cristo alla colonna. Sono poi da ricordare Gli ubriachi, Mercato di Nantes e Lago di Nemi.    

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