Antonio Piatti

Antonio Piatti. I Fascini del Sogno (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
I Fascini del Sogno (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Antonio Piatti (Viggiù, 1875 – 1962) nasce da un marmista, Domenico, che lavora principalmente nella provincia di Varese. Negli anni Ottanta, si trasferisce con tutta la famiglia a Cuneo, dove apre un laboratorio di scultura, da lasciare poi ai tre figli.

Antonio Piatti, primogenito, inizia a lavorare nella bottega del padre a Cuneo molto giovane, intenzionato a seguire le sue orme di decoratore in marmo. A Cuneo, nel frattempo, frequenta la Scuola di disegno presso l’Istituto tecnico e comincia a lavorare ad alcune sculture funerarie, collaborando anche con il maestro Leonardo Bistolfi (1859-1933).

Tra pittura e scultura

Nel 1895, si iscrive all’Accademia di Brera, dove affianca lo studio della scultura a quello della pittura, seguendo il corso di Cesare Tallone (1853-1919). Tra le prime opere pittoriche, compaiono alcune copie dall’antico, ma anche di artisti contemporanei, come Mosè Bianchi (1840-1904) e Giacomo Favretto (1849-1887).

Proprio durante gli anni dell’Accademia, che conclude nel 1902, Antonio Piatti comincia a tralasciare la scultura (che tornerà a praticare più avanti) per dedicarsi quasi esclusivamente alla pittura. Predilige in particolar modo il ritratto e più in generale i dipinti di figura.

Il suo è uno stile personalissimo che coniuga i temi della pittura alla moda ad eleganti ed ampie pennellate di gusto scapigliato che sembrano fondere le figure con l’ambiente circostante, in languide e sensuali rappresentazioni, in cui talvolta il colore assume spessore materico.

Tra Parigi e Roma

In queste prime immagini si riscontra la memoria figurativa e cromatica di artisti come Tranquillo Cremona (1837-1878). Vinto il premio Oggioni nel 1905, si trasferisce per un periodo a Parigi, dove ha modo di approfondire la pittura alla moda, entrando in contatto con Giovanni Boldini (1842-1931).

A Parigi, Antonio Piatti esegue una serie di impressioni della città ed in particolare della Senna, caratterizzate ancora da quel tratto raffinato ed ampio, in cui il colore compare in filamenti allungati e dotati di trasparenze.

Dopo il soggiorno parigino, il pittore compie un periodo di studio a Roma. Viene ospitato in Villa Cardarelli sulla via Nomentana, dove può respirare a pieno il clima liberty della città, frequentando scrittori ed artisti. Qui dà vita ad alcune delle sue opere più poetiche e riuscite, pervase da un sentimentalismo di chiara ascendenza simbolista.

L’intensa attività espositiva

Prima del definitivo rientro a Milano, Antonio Piatti soggiorna per un breve periodo nell’isola di Chioggia, schiarendo la sua tavolozza, soprattutto nella realizzazione di sereni paesaggi lagunari. A cominciare dal 1907 partecipa alla Biennale di Venezia per poi continuare ad esporvi fino alla metà degli anni Venti.

Ma la sua attività espositiva non si concentra solamente sul territorio nazionale. Espone infatti a Parigi, Basilea, Monaco di Baviera, ottenendo sempre un ottimo successo di critica e di pubblico. La sua attività pittorica si spinge fino agli anni Trenta, lavorando anche per la committenza ufficiale.

Negli anni Quaranta si stabilisce di nuovo a Viggiù, suo paese natale, dove si ritira per passare la vecchiaia, senza mai smettere di dipingere. Muore nel 1965, ad ottantasette anni.

Antonio Piatti: i dipinti di figura tra l’eredità scapigliata e la pittura alla moda

Come premesso, Antonio Piatti inizia la sua carriera come scultore, seguendo le orme paterne. Ma poi, la frequentazione dell’Accademia e di Tallone lo fanno avvicinare alla pittura. Il ritratto e la figura sono i soggetti che più lo rappresentano: denotati da conturbante sensualità, i personaggi di Antonio Piatti ci avviluppano con lo sguardo e con le membra.

Trae spunto sicuramente dalla vaporosità pittorica della Scapigliatura lombarda, che coniuga con sensibilità alle nuove istanze liberty e all’eleganza della pittura alla moda. Alla I Quadriennale di Torino del 1902 espone Rose e spine, dipinto pienamente scapigliato.

L’anno successivo alla Triennale di Brera si presenta con Ultimi momenti di Chopin, Vita semplice e Supremo dolore. Nel 1906, prende parte alla Mostra milanese per il Traforo del Sempione con alcuni dipinti realizzati durante i suoi soggiorni dell’anno precedente tra Parigi, Roma e Chioggia.

Si tratta di Verso sera, Teste di pescatori chioggiotti, del trittico Sulla Senna a Parigi e del suggestivo Elegie romane, in cui ritrae alcuni zampognari che riposano nel dolce sole della campagna romana.

Gli accenti simbolisti

Non si può non ravvisare in queste rappresentazioni di Antonio Piatti uno specifico riferimento ad echi ed evocazioni simboliste, data anche la sua frequentazione di Bistolfi in età giovanile. Ciò si nota anche da Stornellando, tela esposta alla sua prima Biennale di Venezia del 1907.

Due anni dopo vi presenta invece Mia!, opera che unisce sensazioni scapigliate ai temi della pittura di genere, cui si era avvicinato a Parigi. Nello stesso anno, partecipa alla Nazionale di Rimini con Dolore e Male d’amore, mentre nel 1910 a Venezia espone Tremiti e Ponticello dei sospiri.

L’eleganza delle tematiche scelte permette ad Antonio Piatti di ricevere l’apprezzamento della critica e del pubblico, affascinato dalle vibranti ed emozionanti composizioni dell’autore. Dopo un soggiorno in Olanda, espone alla Mostra Internazionale di Roma del 1911 Olandesina, insieme a Canale della Giudecca.

Dal 1912 al 1924, prende parte regolarmente alle Biennali Veneziane, eccezion fatta per l’interruzione dovuta alla guerra. Vi presenta le sue opere più importanti, tra cui Carezza buona, Accordi d’anima, Assorta, Serena pace. Alla Mostra degli Amatori e Cultori di Roma del 1930 compare una delle sue tele più conosciute, L’anfora.

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