Sommario
Biografia
Antonio Salvetti (Colle Val D’Elsa, 1854 – 1931) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, seguendo i corsi di architettura e di disegno. Nel 1879 a Firenze vince il primo premio del Concorso nazionale di Architettura.
Per un periodo collabora al periodico fiorentino “Ricordi di architettura”. Con esso, riesce a pubblicare diversi studi dal vero di una serie di antichi e dimenticati monumenti ed edifici della Lombardia e della Toscana.
Tra gli anni Settanta e Ottanta, Antonio Salvetti si reca a Parigi, appassionandosi al verismo francese. Poi, a Monaco di Baviera, su consiglio di Franz von Lenbach (1836-1904) studia approfonditamente i maestri italiani e fiamminghi del Cinquecento.
Uso del pastello
Specializzato nel ritratto e nel paesaggio dal vero, è molto abile nell’uso del pastello, che gli ha permesso di realizzare opere delicatissime dal punto di vista cromatico. Molto vicino alla tecnica divisionista, il disegno rimane comunque il suo punto di forza e base dell’impianto veristico della maggior parte delle sue opere.
Autore molto prolifico, Antonio Salvetti partecipa a numerose esposizioni italiane, dal 1881 al 1922, ottenendo un notevole successo grazie ai suoi delicati paesaggi e ritratti. Molto frequenti sono le vedute dell’Engadina e delle Alpi svizzere, ma anche della campagna toscana. Muore a Colle Val d’Elsa, sua città natale, nel 1931.
Ritratti e paesaggi
Antonio Salvetti esordisce all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881 con un dipinto ispirato da un’architettura, Casa Calzaveglio in Brescia. Il suo legame con la professione di architetto lo segna soprattutto nei primi anni, quando è avvezzo agli studi di edifici e di monumenti lombardi e della sua terra d’origine, la Toscana.
I soggiorni in Francia e in Germania lo avvicinano sensibilmente al ritratto, di cui diventa un abile interprete. Ciò è dimostrato a partire dall’Esposizione di Firenze del 1886, in cui presenta tre Ritratti, un Profilo di donna e Popolana di Venezia.
Ancora, all’Esposizione fiorentina del 1887 Antonio Salvetti partecipa con due studi di teste, Giulia e La nonna. A quella del 1891 presenta alcuni ritratti insieme ad una serie di paesaggi.
Si tratta di Studio di paese (sulle Alpi), Il fiume Oglio presso Edolo, Interno di un villaggio alpino, Ritratto di me medesimo, Testa femminile e Ritratto di signorina.
Sempre con una serie di soggetti simili, divisi tra paesaggi agresti e montani e dipinti di figura, partecipa all’Esposizione di Firenze del 1892. Vi presenta Campagna toscana, Engadina, La cucitrice e Studio di testa.
All’Esposizione di Torino del 1898 Antonio Salvetti invia Spigolatrice, Studio di testa all’aria aperta e Ritratto, mentre a quella di Firenze del 1899, una serie di soggetti toscani. Sono i bei dipinti Popolana di Colle Val d’Elsa, Contadina toscana, Giovinetta etrusca e Spigolatrice.
La tecnica di ascendenza divisionista
In questi anni, anche grazie all’uso del pastello, Antonio Salvetti si ritrova ad assecondare nei paesaggi e nei ritratti una tecnica di matrice divisionista. Ne sono esempio le vedute e le opere di figura esposte all’inizio del Novecento.
All’Esposizione di Firenze del 1903 presenta Colle Val d’Elsa, Lettrice, Allo specchio, Mentana e Medea. L’anno successivo invece, espone Studio di testa, Iride, Bove maremmano, Un vicolo di notte a Colle Val d’Elsa e Estate.
Un verismo di base fa da sostrato a tutte le opere, delineate però da un tratto divisionista del pastello. Piccoli tocchi allungati o puntiformi vanno a costruire paesaggi e ritratti, accompagnati poi anche da dipinti con una pennellata più ampia e corposa.
Nel 1907, a Venezia Antonio Salvetti espone Figura femminile, mentre nel 1909 a Rimini presenta due figure di donna, Asinello e Mamma povera. Infine, partecipa alla Fiorentina Primaverile del 1922, con Campagna toscana, uno dei suoi ultimi dipinti esposti.
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