Sommario
Biografia
Luigi Arbarello (Borgaro Torinese, 1860 – Torino, 1923) laureato in legge, per un breve periodo decide di coniugare gli impegni lavorativi con l’attività pittorica. Alla fine degli anni Ottanta, abbandona definitivamente la professione legale in favore dello studio dell’arte.
Prima frequenta l’Accademia Albertina di Torino, seguendo il corso del coetaneo Giacomo Grosso (1860-1938). Dal maestro torinese eredita la sapiente qualità coloristica e la predilezione per il genere paesaggistico.
In un secondo momento, Luigi Arbarello si specializza nel paesaggio. Molto frequenti sono le vedute di ghiacciai e di passi alpini della Valle d’Aosta o del Piemonte, ma anche marine veneziane e paesaggi della campagna romana.
Aggiornato sul paesaggio verista francese e inglese, ne eredita tutta l’intensità lirica, modulata su attente costruzioni cromatiche, decide di perfezionarsi all’estero: viaggia tra Parigi e Londra, frequentando musei ed esposizioni per tenersi aggiornato sulle più importanti novità artistiche.
Tornato in Italia, si stabilisce a Torino, ma soggiorna frequentemente in Veneto, sulle Alpi valdostane e anche a Roma, in cerca di nuovi e variegati motivi. Espone i suoi paesaggi alle mostre di Torino, Genova e Firenze, tra il 1887 e il 1916. Muore a Torino nel 1923.
Luigi Arbarello: il paesaggio dal vero
Dopo aver scelto la strada della pittura già in età matura, Luigi Arbarello si specializza nel paesaggio. Molto frequenti sono le vedute di ghiacciai e di passi alpini della Valle d’Aosta o del Piemonte, ma anche marine veneziane e paesaggi della campagna romana. Aggiornato sul paesaggio verista francese e inglese, ne eredita tutta l’intensità lirica, modulata su attente costruzioni cromatiche.
Esordisce a Torino con Sera nel 1887, quando ancora non ha abbandonato la carriera legale. Nel 1888 presenta Rivo Ognissanti (Venezia), mentre nel 1889, tre studi dal vero sempre ambientati a Venezia: Cappuccine, Verso sera e Canale a Murano.
L’anno successivo, sempre a Torino, espone Riviera e Paesaggio. Nel 1892 si presenta con tre soggetti molto diversi fra di loro: il primo, è un consueto paesaggio di scuola piemontese, Nebbia in montagna. Il secondo è ispirato da un suo soggiorno romano, Ara Coeli –Roma, il terzo è Vecchi anni. Risale al 1894 Canale Lombardo a Chioggia e al 1895 Monte Bianco e Laguna di Chioggia.
I paesaggi alpini in Valle d’Aosta
Alla Prima Triennale torinese del 1896 Luigi Arbarello si specializza nel paesaggio. Molto frequenti sono le vedute di ghiacciai e di passi alpini della Valle d’Aosta o del Piemonte, ma anche marine veneziane e paesaggi della campagna romana.
Aggiornato sul paesaggio verista francese e inglese, ne eredita tutta l’intensità lirica, modulata su attente costruzioni cromatiche. espone uno dei suoi dipinti più maestosi e conosciuti: Ghiacciai del Gran Paradiso. Lo stesso anno, presso la Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze, espone L’ora del tramonto – Gressoney la Trinité.
Questi paesaggi, caratterizzati da una pennellata ampia di grande respiro, prendono forma da una tavolozza ricca e variegata. Le variazioni della luce che spesso si rispecchiano nell’acqua, o la presenza di ombre generate da nuvole e caseggiati riflettono pienamente l’atmosfera alpina.
Alla Promotrice di Genova del 1897, si presenta con Vallone di Valmontey – Cogne e con Casolare alpestre. Nel 1898, presso l’Esposizione Nazionale di Torino espone Nel piano di Gressoney e Lago del Gabiet.
Al 1900 risale la sua ultima partecipazione all’Esposizione torinese: vi presenta Ireos e Mattino in montagna. Nel 1916 alla mostra del Circolo degli Artisti, partecipa con Piove sul lago d’Orta.
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