Bartolomeo Ardy

Bartolomeo Ardy. Paesaggio con Pastore
Paesaggio con Pastore

Biografia

Bartolomeo Ardy (Saluzzo, 1821 – Torino, 1887) formatosi prima come architetto, successivamente decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Partecipa alla campagna del 1848, ottenendo anche una medaglia al valore.
Dopo questa esperienza militare, si reca a Ginevra per studiare paesaggio nell’atelier di Alexandre Calame (1810-1864), dove conosce anche Antonio Fontanesi (1818-1882).

Ne eredita l’ispirazione dal vero, ma anche l’accezione romantica e drammatica del paesaggio, tramite forti effetti di chiaroscuro. Si presenta dunque come abile pittore di paesaggio, ma soprattutto è dedito alla tecnica dell’incisione all’acquaforte.

Bartolomeo Ardy si perfeziona a Roma tra il 1853 e il 1857 e in questo modo affianca le vedute della campagna romana ai maestosi paesaggi delle Alpi piemontesi e svizzere. Esordisce nel 1851 alla Promotrice di Torino, per poi continuare ad esporvi fino agli anni Ottanta dell’Ottocento.
Le sue vedute alpine e lacustri e le sue incisioni fanno la comparsa anche alle Promotrici genovesi e alle esposizioni di Milano, Firenze e Napoli.

Collabora come incisore alla rivista L’Arte in Italia. Nel 1865 diviene economo dell’Accademia Albertina e decide di frequentarvi il corso di pittura su maiolica. Una passione questa che lo impegna fino agli anni Ottanta: traduce sulle maioliche i suoi paesaggi ad olio, presentandoli anche alle esposizioni.

Nel 1883, eredita la direzione della scuola di Pittura industriale dell’Accademia Albertina, incarico che ricopre fino alla morte, sopraggiunta nel 1887. Alcune delle sue acqueforti più famose sono conservate presso il Victoria and Albert Museum di Londra.

Bartolomeo Ardy: i paesaggi delle Alpi piemontesi e svizzere

Iniziando la sua attività pittorica nel solco del romanticismo di Alexandre Calame, Bartolomeo Ardy si fa interprete di un paesaggio verista intriso ancora di forti componenti romantiche.

Le variazioni atmosferiche pervadono le vedute tramite l’uso di intensi effetti chiaroscurali e cromatici. L’impervio carattere della natura boschiva e lacustre delle montagne piemontesi e svizzere emerge in modo squisitamente romantico soprattutto dalle incisioni.

Esordisce all’Esposizione di Torino del 1851 con Ricordo della Valle d’Aosta e Il lago di Ginevra preso dalla Tour ronde in Savoia. A quella del 1852 espone ben sette dipinti, tra cui Il mattino sul lago di Ginevra, Il castello della Rochette e Sera sul lago di Ginevra.

L’attenzione ai dati temporali e atmosferici, come dimostrano questi dipinti, è massima. La composizione, di matrice romantica, prevede solitamente la presenza di quinte arboree che, come in una scenografia teatrale, inquadrano la veduta.

Le vedute della campagna romana

La parentesi romana permette a Bartolomeo Ardy di arricchire il suo bagaglio di immagini e motivi paesaggistici. Questo si nota soprattutto dalle opere esposte negli anni Cinquanta. A Torino nel 1857 presenta, tra le altre, La messe nella campagna romana, mentre nel 1858 La sera al Lago d’Albano, Il mattino al lago di Nemi, Villa romana nel mese di ottobre.

A Firenze nel 1861 invia Oliveto con grano presso Albano, Una giornata d’inverno nella campagna romana e Il Vaticano dopo il tramonto del sole. Suggestivi paesaggi che caratterizzano tutto il soggiorno romano e ampliano la gamma cromatica della tavolozza ardyana, facendogli ottenere anche un premio, proprio a Firenze nel 1861.

Oli e maioliche: tra impressioni dal vero e suggestioni romantiche

Nel corso degli anni Sessanta, la produzione di Bartolomeo Ardy unisce le vedute romane alle passate rappresentazioni legate al Piemonte. All’Esposizione di Torino del 1865 ripropone il tema de Gli ultimi raggi sul Vaticano, ma espone anche La sera e Un mattino sul lago Maggiore. Nel 1870, sempre a Torino presenta Il Chisone (valle di Fenestrelle), tema che ritorna frequentemente, e La solitudine.

La veglia della mietitura, Sotto i castagni e Un campo di grano sono tutte opere su maiolica, decorazioni per sale da pranzo, presentate nel 1875. Da questi anni, cominciano a fare la loro comparsa nelle esposizioni composizioni paesaggistiche riprodotte sulle maioliche, attività che lo impegna per molti anni.

All’Esposizione di Napoli del 1877 invia Fuori Porta Pia e una serie di Maioliche dipinte a gran fuoco rappresentanti gli acquedotti di Claucio, Il Tevere, Ostia, Inverno presso Nettuno.

A Torino, nel 1880 presenta ben diciotto opere, per una sezione personale, che comprendono maioliche, incisioni e oli. Tra di essi compaiono L’inverno in Piemonte, Valle del Poussin, Sedia del diavolo (campagna romana), Ariccia, Oggebio (Lago Maggiore) e Acquacetosa. Nel 1881 partecipa alla sua ultima esposizione, a Milano presentando sei dipinti su maiolica: Via Appia, Il Po, Il Pioverno, Sera, Il prato, Mattino.

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