Raffaele Armenise

Raffaele Armenise. Esame di un quadro nello studio del pittore (dettaglio). Olio su carta, 50 x 39,5 cm
Esame di un quadro nello studio del pittore (dettaglio). Tecnica: Olio su carta

Quotazioni di Raffaele Armenise

I suoi dipinti piuttosto rari sono stimati tra i 500 e i 1.000 euro se di piccole dimensioni, oltre 2.000 euro le tele più grandi mente le composizioni in punta di pennello con più personaggi possono superare i 5.000 euro, anche se le opere di ambientazione settecentesca sono meno ricercate dal collezionismo negli ultimi tempi.

Le quotazioni su citate sono solo indicative in quanto vincolate al periodo, alla dimensione e alla qualità, nonché lo stile, la tecnica, il soggetto rappresentato e il supporto utilizzato. Suggeriamo caldamente di contattare i nostri esperti per ricevere una valutazione aggiornata e gratuita della tua opera d’arte.

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Biografia

Raffaele Armenise (Bari, 1852 – Milano, 1925) si avvicina alla pittura nello studio di Nicola Zito (Bari, 1829-1902). Ancora giovane, vince un concorso per l’approfondimento della tecnica disegnativa e si trasferisce a Napoli.

Dà vita ad uno studio che ha molto successo a Capodimonte. Nel 1881 si trasferisce a Milano dopo aver sposato la figlia della pittrice Leopoldina Zanetti (Venezia, 1826-Milano, 1902).

Qui si dedica alla riproduzione di opere con la tecnica oleografica, ma anche all’illustrazione di testi e riviste. Si occupa anche della decorazione interna di diversi edifici nel milanese e a Bari. Muore a Milano nel 1925.

Formazione e influenze artistiche

Dopo i primi insegnamenti pittorici ricevuti a Bari da Nicola Zito, Raffaele Armenise si trasferisce a Napoli dove nel 1869 entra nell’Accademia di Belle Arti per seguire i corsi di pittura.

Pur formandosi e affermandosi come pittore di genere a Napoli incontra e riceve una certa influenza dal realismo di Domenico Morelli (Napoli, 1826-1901) e Filippo Palizzi (Vasto, 1818-Napoli, 1899). Resta però più legato alla pittura di genere di Federico Maldarelli (Napoli, 1826-1893).

Raffale Armenise: Le Opere

Raffaele Armenise apre un suo studio a Capodimonte nel 1875, grazie al quale riscuote molto successo di mercato. Realizza opere di genere che incontrano il gusto del pubblico e si presenta a diverse Promotrici napoletane tra il 1872 e il 1880.
Espone, tra le altre tele, Dall’usuraio ebreo, dipinto che mostra l’adesione ad un tema della quotidianità, ma che si rifà anche al realismo appreso da Filippo Palizzi.

Si sposa con la figlia della pittrice Leopoldina Zanetti e nel 1881 Raffaele Armenise si trasferisce a Milano.
Il suocero Borsino possiede uno stabilimento oleografico e così comincia ad utilizzare questa tecnica per riprodurre e vendere opere di altri autori, come quelle del pittore classico Raffaele Postiglione (Napoli, 1818-1897) di cui ristampa con l’oleografia Cristoforo Colombo e Leone X che visita Raffaello.

Artista eclettico

Nel campo della riproduzione acquisisce molte esperienze tanto che inizia a collaborare con diverse riviste, come “Illustrazione Italiana”. Si occupa anche delle litografie e dei disegni di testi per l’editore Treves, ad esempio Napoli ei napoletani di Carlo Del Balzo.

Raffaele Armenise diventa un’artista eclettico e pronto all’uso di diverse tecniche pittoriche. Comincia a dedicarsi anche alla decorazione ad affresco nella villa Bernasconi a Mendrisio (Milano) e nel Teatro Petruzzelli a Bari. 
Qui realizza nella zona centrale della volta una grande allegoria della Musica, del Ballo e della Poesia con quattro medaglioni laterali che celebrano diversi musicisti pugliesi.

Tradizione e pittura di genere

Nonostante la spiccata creatività e il comprovato eclettismo, Raffaele Armenise rimane un artista legato alla tradizione alla pittura di genere. Basta far riferimento ai dipinti che presenta alla I Biennale meridionale di Bari del 1924: Ponte Vecchio di Polignano (Bari, Pinacoteca Provinciale) e Grotta a Polignano del 1906 (ubicazione ignota).

Soprattutto nella prima opera si può notare sicuramente una certa influenza del realismo napoletano. Resta preponderante, però, la trattazione tradizionale e aneddotica del paesaggio roccioso pugliese che inquadra un gregge di pecore al pascolo.

Nella Festa di San Nicola del 1920 emerge il tono bozzettistico di una rappresentazione popolare: non c’è sperimentazione dal punto di vista cromatico, ma il tema e in parte anche il taglio sono realistici.

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