Baldassarre De Caro

Baldassarre De Caro. Natura morta con cane e selvaggina. Tecnica: Olio su Tela
Natura morta con cane e selvaggina. Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Baldassarre De Caro (Napoli, 1689 – 1750), pittore napoletano, studia al seguito di Andrea Belvedere (1652-1732), da cui acquisisce non solo la medesima scelta dei soggetti, ma anche il naturalismo di stampo seicentesco. Diventa, come il maestro, un cosiddetto “fiorante”, pittore di nature morte di fiori.

Tra tutti gli eredi della modalità di Belvedere, Baldassarre De Caro è sicuramente quello che fornisce un contributo più personale, attraverso una preziosa gestione delle mutevoli cromie che portano ad un effetto di innata eleganza compositiva.

La primissima stagione produttiva del pittore è dunque ricca di opere in cui accese varietà di fiori nei loro vasi riccamente decorati, vengono rese attraverso un cromatismo fantasioso e un luminismo brillante che fa emergere questi piccoli mondi naturalistici, spesso animati da minuti insetti o lumache, da sfondi neri e profondi, che contribuiscono a dare verità ottica alla composizione.

Gli ultimi effetti del Barocco

Accanto a questa adesione alla realtà, si percepisce la volontà di una dimensione festosa ed illusionistica di un certo Barocchetto tipico del “capriccio” bizzarro, che si legge anche nelle complesse soluzioni compositive, in cui i fiori e gli animali riempiono decisamente la scena, modulandosi tra ombre e luci e tra infiniti dettagli rocaille che lo assimilano anche alla pittura di nature morte della tradizione fiamminga e soprattutto all’ingegnosità del pittore fiorante napoletano Giacomo Recco (1603-1653).

A seguito di questa prima fase pittorica, Baldassarre De Caro decide di seguire la tendenza della più diffusa pittura di Francesco Solimena (1657-1747), soprattutto nella scelta di uno stile più magniloquente e scenografico, caratterizzato da intense e drammatiche scelte luministiche che applica soprattutto a scene di caccia e, ancora, a nature morte, ma questa volta di cacciagione e di animali in generale.

Molte di queste espressioni sono conservate nel Museo di San Martino a Napoli, ma anche alla Reggia di Caserta. Si sa molto poco della biografia di Baldassarre De Caro, ma è sicura l’approvazione dell’artista da parte dell’aristocrazia napoletana e della corte borbonica, che ne apprezzava soprattutto l’abilità mimetica nella resa degli animali e la suggestiva dimensione chiaroscurale.

Questo successo, però, non ha accompagnato il pittore per molto tempo: negli ultimi anni, il suo stile risulta viziato da un certo manierismo e da una ripetizione dei temi, che, tra l’altro, lo tengono ancorato ad un certo Barocco ormai passato di moda. Quasi dimenticato, muore a Napoli nel 1750, a sessantuno anni.

Baldassarre De Caro: la natura morta di reminiscenza barocca, dai fiori alla cacciagione

Come accennato, allo stile di Baldassarre De Caro fanno da sostrato un costante riferimento alla pittura minuziosa e lenticolare dei fiorenti fiamminghi, ma anche quei dinamici e curiosi effetti di luce di intensità teatrale che animano le sue nature morte.

Tutta la prima fase vede la gestione di ricchissimi vasi di fiori posizionati in interni dalla magistrale resa illusionistica e naturalistica, come si può notare dai quattro pannelli firmati e datati al 1715, oggi conservati nella collezione del Banco di Napoli, ognuno con un Vaso di fiori.

Scelta stilistica dell’autore

Caratterizzati da un’intensa gestione degli accordi cromatici, nella ricchissima resa dei fiori cangianti che emergono dal fondo scuro, rappresentano la primissima e più valida scelta stilistica dell’autore.

In seguito, affascinato dalla resa tardobarocca della pittura solimeniana, si dedica ai dipinti di caccia e alle nature morte di animali, ponendo particolare attenzione alla dimensione drammatica delle scene, attraverso un luminismo fatto di rapide accensioni e di fitte zone di penombra, particolarmente gradite alla nobiltà partenopea del tempo.

Ne sono esempio le numerose Nature morte con selvaggina del Museo di San Martino a Napoli e le diverse varianti di questo soggetto passate più volte al mercato antiquario, con il nome di Natura morta con selvaggina e cane o sotto il titolo più generico di Cacciagione.

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