Lorenzo Bartolini

Lorenzo Bartolini. La ninfa Arnina, 1925. Tecnica: Marmo, h 98 cm
La ninfa Arnina, 1925. Tecnica: Marmo, h 98 cm

Biografia

Lorenzo Bartolini (Savignano di Prato, 1777 – Firenze, 1850) proviene da una modesta famiglia di un paesino vicino Prato. Il padre fa il fabbro, la madre è contadina. Ancora piccolo, si trasferisce a Firenze, dove trova lavoro come aiutante in una bottega di scultura. Deciso a continuare questa strada, entra all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove però studia per pochi mesi, perché costretto a rientrare a Prato.

Una formazione classicista

Qui lavora nell’atelier dei fratelli Pisani, dove si può dire che inizi la sua vera e propria formazione, che si completa a Volterra dove si trasferisce nella metà degli anni Novanta del Settecento. Nella piccola città toscana inizia a lavorare nello studio dello scultore d’alabastro Barthélemy Corneille (1760-1805), originario di Marsiglia.

È in questo momento che Lorenzo Bartolini comincia ad interessarsi alla cultura classica. Nello studio di Corneille, infatti, conosce una serie di incisioni di John Flaxman (1755-1826), scultore neoclassico inglese, risalenti agli anni Settanta del Settecento.

I disegni, raffiguranti poemi di Omero, Eschilo, Esiodo e Dante, introducono Bartolini non solo alla cultura antica, ma anche ad un disegno fine e raffinato.

Il soggiorno a Parigi ed il legame con Ingres

Dopo essersi arruolato nell’esercito francese, nel 1790, si stabilisce a Parigi. Entra subito nello studio di Jacques-Louis David (1748-1825), dove stringe amicizia con Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), cui si legherà per molti anni.

È questo il periodo in cui Lorenzo Bartolini si avvicina ad una concezione purista della scultura e del disegno, dando vita ad importanti capolavori. Nel 1802 partecipa al Prix de Rome che gli garantisce un immediato successo presso la critica e soprattutto presso l’entourage di Napoleone.

Il rapporto con l’entourage napoleonico

Nel 1807, Napoleone in persona gli affida la direzione della scuola di scultura all’Accademia di Carrara. Si avvicina dunque alla corte di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, a capo del Principato di Lucca.

Gli incarichi si moltiplicano, sia per la corte di Napoleone, sia per monumenti pubblici francesi. Legato ad una prospettiva profondamente classicista, Lorenzo Bartolini si interessa però anche a derivazioni di tipo verista, che non vengono accolte di buon occhio dai Bonaparte. Dunque, il periodo del primo Ottocento risulta certamente legato alle istanze della corte di Napoleone.

Gli anni fiorentini

Nel 1813, durante i moti di rivolta contro i francesi, il suo studio di Carrara viene completamente distrutto. Costretto a trasferirsi a Firenze, non viene subito accolto con benevolenza, proprio a causa del suo legame con Napoleone. Stabilisce comunque il suo studio in via della Scala, dove per i primi anni si dedica soprattutto a committenze straniere.

Il linguaggio di Lorenzo Bartolini, a questo punto, si arricchisce notevolmente: studia la scultura del Quattrocento fiorentino. Si avvicina a Verrocchio, Donatello, Jacopo della Quercia. Alla raffinata sensibilità neoclassica, dunque, si unisce un rigoroso ed equilibrato impianto compositivo quattrocentesco.

Negli anni Venti condivide lo studio di Via delle Belle Donne con l’amico Ingres, mentre nel 1829 si trasferisce in Borgo San Frediano, dove lavorerà per tutta la vita. Finalmente libero dalle costrizioni della corte napoleonica, si dedica ad una scultura che guarda anche al verismo, pur mantenendo sempre ben presenti i modelli classici.

L’insegnamento

Nel 1839 viene nominato professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove dà un ampio contributo innovativo. Per prima cosa, infatti, introduce i modelli umani, eliminando quelli inanimati, per fornire agli studenti una migliore vicinanza alla natura.

Pur suscitando l’ira dei più reazionari dell’accademia, Lorenzo Bartolini ha rivoluzionato, per primo, l’insegnamento dell’accademia fiorentina. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta si occupa di una lunga serie di monumenti pubblici e funerari.

Nel 1848 è senatore del Parlamento toscano. Muore due anni dopo a Firenze e viene sepolto nella Basilica della SS. Annunziata, come Benvenuto Cellini.

Lorenzo Bartolini: la scultura classicista

Quando, nel 1802, Lorenzo Bartolini partecipa al Prix del Rome con la scultura Cleobi e Bitone, ottiene un grande successo. Da questo momento in poi, comincia ad ottenere molti incarichi, soprattutto per il suo linguaggio classico e raffinato.

Realizza il Busto di Napoleone per il Louvre, quello di Elisa Baciocchi, di Gioacchino Murat e un Napoleone togato e il ritratto di Maria Luigia d’Asburgo Lorena. Un delicato e raffinato afflato di grazia pervade tutte queste opere, realizzate entro gli anni Dieci.

L’importanza della scultura fiorentina del Quattrocento

Trasferitosi a Firenze dopo il 1813, Lorenzo Bartolini ha la possibilità di studiare da vicino la scultura del Quattrocento. L’equilibro di Verrocchio e l’intensità di Donatello prorompono nel classicismo di Bartolini che come prima opera fiorentina, realizza un busto di Byron.

Seguito poi da una serie di opere sempre di committenza estera come il Ritratto della contessa Potocka, quello di Carlo Ludovico di Borbone e della Marchesa Stewart Castlereagh di Londonderry con il figlio bambino.

Negli anni Venti e Trenta, riscopre insieme al modello della natura, come si verifica nella Carità educatrice, la scultura rinascimentale. Quindi, l’attenzione alle pose e alle emozioni umane si unisce ad una ricerca dei modelli cinquecenteschi anche pittorici. Impossibile non notare nella Venere dormiente con un amorino riferimenti alla pittura di Tiziano.

Nel 1836 scolpisce La fiducia in Dio del Museo Poldi Pezzoli di Milano. Il marmo, lavorato delicatamente contiene in sé una fanciulla nuda, abbandonata alla preghiera. Le mani in grembo, il volto speranzoso, l’epidermide levigata ma allo stesso tempo estremamente naturale, come le pieghe del ventre.

La stessa raffinatezza pervade le opere monumentali e non degli anni Quaranta. Ne sono esempio il busto di Lady Sydney Owenson Morgan o La Tavola degli Amori, dotata di un meccanismo che la faceva ruotare. Oggi conservata al MET di New York, l’opera era stata commissionata dal principe Demidoff per la villa di San Donato a Firenze.

Proprio il Principe Demidoff è un famoso ritratto di Lorenzo Bartolini degli anni Quaranta, insieme a quello di Leopoldo II d’Asburgo Lorena, Granduca di Toscana. Degli ultimi anni sono Beatrice Donati, La Ninfa dello scorpione e La Ninfa della serpe.

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