Battistello Caracciolo

Battistello Caracciolo. La Fuga in Egitto. Tecnica: Olio su tela
La Fuga in Egitto. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Battistello Caracciolo (Napoli, 1578 – 1635), pittore caravaggista napoletano, è dapprima allievo del frescante Belisario Corenzio (1558-1646), di cui è collaboratore in diverse imprese decorative. La prima opera attribuita al giovane pittore si trova nel Monte di Pietà, dove, nei primi anni del Seicento, viene incaricato di eseguire i putti dell’arco di ingresso.

L’influenza di Caravaggio a Napoli

Con il primo soggiorno napoletano di Caravaggio (1571-1610) del 1606, Battistello Caracciolo è sicuramente il pittore che per primo accoglie le sue novità: naturalismo e contrasti luministici, verità delle scene, assenza di sfondi elaborati e piena concentrazione sui personaggi, resi nella loro essenza più drammatica.

Le prime tangenze con il maestro lombardo si registrano nella pala d’altare con l’Immacolata Concezione per l’altare maggiore di Santa Maria della Stella. Eseguita nel 1607, mostra evidenti legami con il linguaggio di Caravaggio, non tanto nella disposizione delle figure, quando piuttosto nella resa dei contrasti chiaroscurali e dell’introspezione dei personaggi, visti sotto una luce teatrale e intensa.

Intorno al 1614 si verifica una sostanziale svolta nella poetica di Battistello Caracciolo: nonostante rimanga molto forte il debito nei confronti di Caravaggio, si allinea maggiormente alla gestione narrativa e cromatica di altri maestri caravaggeschi, come ad esempio Orazio Gentileschi (1563-1639).

Un naturalismo temperato

Sicuri modelli manieristi vengono accostati alla sensibilità luministica di Caravaggio, ma il naturalismo del maestro risulta sicuramente temperato attraverso un formalismo raffinato e un cromatismo prezioso.

Ne risulta un linguaggio che non può meramente essere definito caravaggesco, soprattutto nelle opere appartenenti agli anni Venti, ormai lontane dallo sfrenato naturalismo di Jusepe De Ribera (1591-1652), autore più apprezzato e in voga nella Napoli del tempo.

Le pale d’altare

Molte delle pale d’altare della fine degli anni Dieci sfruttano sicuramente la composizione movimentata e perfettamente teatrale delle Sette opere di Misericordia di Caravaggio, come avviene, ad esempio, per il Miracolo di sant’Antonio da Padova per san Giorgio dei Genovesi a Napoli. Al 1622 risale una delle opere più significative del pittore, La lavanda di piedi eseguito per il coro della certosa di San Martino di Napoli.

La figura di Cristo emerge con la sua veste rossa, simbolo del martirio. Nella composizione perfetta ed emozionante degli apostoli attorno a Gesù si legge una elegante orchestrazione della luce e una ricercatezza formale che si combinano poeticamente con l’austera e monumentale architettura dello sfondo.

Battistello Caracciolo: l’ultima fase tra natura e idea

Come premesso, intorno agli anni Venti, il naturalismo caravaggesco si smorza ulteriormente. La verità delle scene viene sostituita da una ricerca idealizzante che si verifica anche nella scelta di una gamma cromatica molto meno ricca di contrasti chiaroscurali e luministici.

La tavolozza si apre a toni più leggeri e chiari, come si verifica già in alcune opere come Noli me tangere, che comunque conserva ancora una precisa volumetria che fa incastonare i personaggi in una sorta di scena teatrale senza tempo, da cui emergono grazie alla loro luminosità che si staglia sul fondo scuro.

Il vero cambiamento avviene con la pala realizzata per la cappella dell’Assunta in San Martino, L’Assunzione della Vergine commissionata nel 1631. Nello stesso periodo e sempre nella certosa esegue anche la Gloria di San Gennaro tra i santi patroni di Napoli per la cappella del Rosario.

La maturità dell’autore

Rispetto agli altri autori caravaggeschi, Battistello Caracciolo è anche autore di numerosi affreschi, molti dei quali concepiti proprio negli anni Trenta, che costituiscono la maturità dell’autore. Ne sono esempio le Storie di san Giacomo della Marca, eseguite nel 1634 circa per la cappella di San Giacomo della Marca, nella chiesa di Santa Maria la Nova.

Allo stesso anno risalgono le Storie della Vergine e di Abramo, Profeti e Storie dell’Antico Testamento, realizzate nella cappella dell’Immacolata Concezione della chiesa di San Diego all’Ospedaletto.

La Natività della Vergine con l’Eterno Padre e angeli, affresco eseguito per l’oratorio della Congregazione dei Nobili di Napoli, del 1635 circa, è l’ultima opera di Battistello Caracciolo.

In questa composizione ariosa e chiarissima si riscontra ormai un indirizzo prettamente classicista che sembra avviare la pittura napoletana verso quella tendenza che sarà portata pienamente a compimento da pittori come Massimo Stanzione (1585-1656) e Bernardo Cavallino (1616-1656).

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