Raffaele Belliazzi

Raffaele Belliazzi. Il Riposo. Tecnica: Incisione del Progetto della scultura in marmo
Il Riposo. Tecnica: Incisione del Progetto della scultura in marmo

Biografia

Raffaele Belliazzi (Napoli, 1835 – 1917) sin da piccolo, lavora insieme al padre, decoratore e modellatore. Ben presto, il ragazzo si rende conto di voler ampliare la sua formazione in modo tale da abbandonare l’attività artigianale per diventare scultore vero e proprio.

Prima è allievo di Tommaso Solari (1820-1897) nel suo studio di Napoli, dove inizia a mettere in pratica uno stile tradizionale e celebrativo. Successivamente, però, si verifica un netto e deciso avvicinamento al verismo di Stanislao Lista (1824-1908) e di Alfonso Balzico (1825-1901), principali ispiratori del suo linguaggio giovanile.

A questo punto, Raffaele Belliazzi, diviene uno dei maggiori rappresentanti della scultura verista napoletana della seconda metà dell’Ottocento e del primo Novecento, come dimostra il successo ottenuto presso le esposizioni cui partecipa dagli anni Sessanta in poi.

Un successo immediato a Napoli

Esordisce alla Promotrice di Napoli del 1867, per poi subito comparire all’Esposizione Nazionale di Parma del 1870, momento in cui l’indirizzo verista ha già preso il sopravvento nello stile dell’autore.

Si specializza soprattutto nella trattazione di soggetti tratti dalla quotidianità della Napoli popolare, quella degli scugnizzi e delle donne che lavorano, trattati con intento aneddotico ma anche con un verismo asciutto e ricco di particolari.

Negli anni Ottanta, Raffaele Belliazzi raggiunge il culmine della fama, soprattutto quando, nel 1888, gli viene commissionata la statua di Carlo III da posizionare sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli.

La fiorente attività espositiva

Un certo sentimentalismo pervade alcune opere dello scultore, subito smorzato da una eccellente abilità nella trattazione particolareggiata della scena e nell’attenzione alla resa chiaroscurale del movimento plastico. Accanto alle opere aneddotiche e di narrazione quotidiana, vi sono busti e ritratti di uomini illustri, del presente e del passato.

Dal 1895 viene nominato professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ruolo che ricopre fino al 1912. Ad Avellino, nel frattempo, fonda la Scuola d’Arte applicata all’Industria, e per meriti didattici e artistici, viene nominato Cavaliere della Corona d’Italia.

Nel corso della sua carriera, Raffaele Belliazzi partecipa con regolarità alle maggiori esposizioni italiane, dalle Promotrici napoletane a quelle di Genova, Firenze e Torino. Espone anche all’estero, ottenendo numerosi riconoscimenti, come la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi del 1879. Muore a Napoli nel 1917, all’età di ottantadue anni.

Raffaele Belliazzi: la scultura verista e la quotidianità partenopea

L’esordio di Raffaele Belliazzi risale alla Promotrice napoletana del 1867, dove non espone una scultura, ma la natura morta ad olio Frutta. La prima sua scultura compare all’Esposizione Nazionale di Parma del 1870, dove presenta una realistica Testa di vecchia o Pinzochera in terracotta.

Per qualche anno, continua ad esporre sia opere pittoriche che scultoree, fino a quando, intorno alla metà degli anni Settanta, cominciano a comparire esclusivamente piccoli gruppi in terracotta tratti dalla quotidianità popolare di Napoli. Nel 1873, partecipa all’Esposizione di Vienna con Orfanella, con cui ottiene un notevole successo.

Alla Promotrice napoletana del 1874 espone La primavera, Una tirata d’orecchio, Il garzone del mio studio e Un piccolo mandriano. Ben otto opere compaiono alla Nazionale di Napoli del 1877: L’inverno nel bosco, Un primo affetto, Ora d’ozio, Il riposo, L’accidia, Alle nocciole, il modello di Un monumento sepolcrale per un bambino e soprattutto L’avvicinarsi della procella in bronzo.

Quest’ultima opera, poi tradotta in marmo, è stata acquistata per la Reggia di Capodimonte ed è una delle sculture che maggiormente ha contribuito al successo di Raffaele Belliazzi nel corso dei decenni successivi. Il suo realismo e l’intensa notazione sentimentale spinge l’autore a riproporla anche all’Esposizione di Torino del 1880, insieme a Venditori di polli, Il riposo e La pioggia.

Nel 1883 è a Roma per l’Esposizione Nazionale, in cu presenta la curiosa e sfiziosa opera Rigido marzo, mentre alla Nazionale di Palermo del 1892 invia Vecchio che fuma, il modello in bronzo del Carlo III per il Palazzo reale di Napoli, Bimbo, di nuovo Rigido marzo e L’avvicinarsi della procella.

Raffaele Belliazzi continua ad esporre a Napoli fino ai primi anni del Novecento, mantenendosi sempre fedele a quel verismo di derivazione aneddotica dei primi anni. Ne sono esempio le opere Una canzone dei tempi miei, La mia Claruccia ed Età felice.

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