Beniamino De Francesco

Beniamino De Francesco. Figure (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Figure (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Beniamino De Francesco (Barletta, 1907 – Dinard, 1869), nato da una famiglia nobile, molto giovane si trasferisce da Barletta a Napoli per studiare presso l’Accademia di Belle Arti. Qui segue i corsi di paesaggio di Antoon Sminck van Pitloo (1790-1837. Subito si specializza in questo genere, attratto dall’idea di uscire fuori dallo studio e di cogliere gli aspetti naturalistici en plein air, proprio come insegnava il maestro Pitloo.

L’influenza della Scuola di Posillipo

Esordisce presso la biennale borbonica del 1833 una serie di paesaggi che subito decretano il suo successo di critica e di pubblico, tanto che uno dei dipinti, Chiaro di luna, viene acquistato dal Re. Nonostante i primi dipinti esposti nelle mostre borboniche presentino ancora accenti ampiamente romantici, ben presto, Beniamino De Francesco risulta pienamente integrato nella rivoluzione paesaggistica della Scuola di Posillipo.

Nel corso degli anni Trenta, Beniamino Da Francesco ottiene un crescente consenso nelle esposizioni Borboniche, tanto da catturare l’attenzione di collezionisti ed artisti come Bertel Thorvaldsen (1770-1844). Il carattere arioso dei suoi dipinti, molto concentrati sull’attenzione alle variazioni atmosferiche e luministiche e dunque ormai rivolti ad una soluzione verista del paesaggio, portano Beniamino De Francesco al totale successo.

Vedute napoletane e amalfitane vengono caratterizzate da un sempre più importante interesse dell’autore nei confronti della descrizione attenta e meticolosa delle specie botaniche e arboree. Questo lo assimila sensibilmente a quella che sarà di lì a poco la poetica minuziosamente analitica di Filippo Palizzi (1818-1899).

Il viaggio a Roma e a Firenze e il trasferimento in Francia

Grazie ad un pensionato artistico ottenuto nel 1837, Beniamino De Francesco si reca a Roma per perfezionarsi. Un anno dopo decide di compiere un soggiorno a Firenze. Qui, inevitabilmente il pittore entra in contatto con i fermenti veristi che stavano appena nascendo in Toscana.

Nel 1843 Beniamino De Francesco si trasferisce a Parigi, dove espone ai Salon ed entra in contatto con gli esponenti della Scuola di Barbizon. Così, le aspirazioni veriste del pittore pugliese si incontrano facilmente con quelle dei pittori realisti francesi, portatori di un linguaggio al contempo lirico e attentissimo al dato reale.

Espone al Salon parigino ma continua comunque ad inviare opere alle mostre borboniche, pur essendosi ormai stabilito in Francia. Dopo aver partecipato all’Esposizione di Firenze del 1861 e alla Promotrice di Napoli del 1866, Beniamino De Francesco riduce la sua attività pittorica e si ritira in Bretagna, a Dinard, dove muore nel 1869.

Beniamino De Francesco: dal paesaggio romantico a quello verista

L’esordio di Beniamino De Francesco risale al 1833, quando alla mostra borbonica presenta Bambocciata alluso romano, in cui si veggono alcune danze accompagnate dal suono d’istrumenti, Veduta dal Tempio di Serapide in PozzuoliVeduta di Posillipo e Paesaggio al chiaro di luna con alcune figure. Queste opere, sebbene ancora di matrice romantica, presentano già accenti profondamente realistici, segno del contatto con Pitloo.

Inoltre, il Paesaggio al chiaro di luna con alcune figure piace talmente tanto al re, che lo acquista per la sua collezione. I tre dipinti Veduta presa da Mergellina, Veduta di Torre del Greco e Veduta della Piazza dalla Chiesa di Vietri vengono tutti ammirati e poi acquistati da Camille Corot, nel suo secondo soggiorno italiano degli anni Trenta.

Nel 1835, alla mostra borbonica, Beniamino De Francesco presenta ancora una serie di paesaggi dal gusto romantico, suggestivi ed emozionanti nella resa atmosferica e luministica. Si tratta di Veduta delle Catacombe di San Gennaro de’ Poveri, Torquato Tasso in Sorrento – Chiaro di luna e Veduta della punta della Gajola a Posillipo.

Alla biennale borbonica del 1837 Beniamino De Francesco dimostra di aver dato vita ad un interesse minuzioso nello studio delle piante e degli animali, come si può ben notare da Veduta con serpente. Allo stesso modo, la Marina con Corsaro che ha rapito una donna è un paesaggio istoriato di memoria romantica, ma la descrizione naturalistica degli scogli rappresenta un passo in avanti per il De Francesco verista.

In effetti, sembra ormai essersi addentrato nello studio dal vero della Scuola di Posillipo, soprattutto con gli Studi di prati e piante e con i Due studi di alberi. Questi ci mostrano la sua passione smodata per la descrizione precisa delle specie botaniche e quindi un completo abbandono al naturalismo, connesso, però, ad un’impostazione ancora romantica della composizione.

Lo scultore Thorvaldsen, attratto da questa modalità pittorica di Beniamino De Francesco, acquista Paesaggio con mulattiera e nel Paesaggio con Enea e la Sibilla, oggi conservati a Copenaghen.

Tra la Scuola di Posillipo e la Scuola di Barbizon

Nel periodo fiorentino, Beniamino De Francesco colpisce anche il granduca di Toscana che acquista il suo Paesaggio romano, oggi conservato a Palazzo Pitti. Risalgono al soggiorno fiorentino anche La Valchiusa con Petrarca e il dipinto d’invenzione Tasso nel giardino di Villa d’Este.

Gli elementi veristi appresi a Napoli a contatto con Pitloo si arricchiscono ancora di più, quando Beniamino De Francesco si trasferisce in Francia e si confronta con i barbizonniers.

Oltre che esporre ai Salon il pittore continua ad inviare opere a Napoli come Studio di varie piante con fanciulli che scherzano in un prato, Cortile d’una casa rurale, Veduta con un mulino a vento. E ancora, Paesaggio ideale con fanciulli a caccia di farfalle, Raccolta de’ pomi – scena in Bretagna, Paesaggio con animali in Bretagna.

Partecipa alla sua ultima esposizione nel 1866, quando alla Promotrice di Napoli invia Un ruscello – campagna di Dinard e Casa di campagna dell’autore, due paesaggi ispirati alla sua dimora in Bretagna.

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