Bénigne Gagneraux

Bénigne Gagneraux. Le Génie des Arts (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela
Le Génie des Arts (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Bénigne Gagneraux (Digione, 1756 – Firenze, 1795), artista originario della Borgogna, nasce e si forma a Digione, presso l’École de dessin, dove è allievo del suo fondatore François Devosge (1732-1811). Quest’ultimo, ritrattista e pittore di storia di stampo classico, lo accompagna fino al raggiungimento del diploma nel 1774.

Il pensionato a Roma

La scuola di disegno di Digione è l’unica scuola d’arte della provincia francese ad organizzare nel XVIII secolo il Prix de Rome, concorso che aveva lo scopo di inviare i vincitori, con un pensionato quadriennale, nella Città Eterna per completare la loro formazione.

Nel 1776, il giovane Bénigne Gagneraux, appena ventenne, vince proprio il Prix de Rome, con un soggetto tratto dalla storia antica. Giunto a Roma, vi rimane anche dopo la fine del pensionato, stabilendosi per sempre in Italia.

Al servizio del cardinale De Bernis e del re Gustavo III di Svezia

Notato dal cardinale De Bernis, ambasciatore di Francia a Roma, inizia la sua ascesa artistica con grande rapidità, lavorando per lui e per altri illustri mecenati, come il re Gustavo III di Svezia. I suoi inizi sono accompagnati dalle numerose riproduzioni dei maestri antichi.

Copia soprattutto da Raffaello, Michelangelo e Barocci nei musei romani, perfezionando la costruzione disegnativa e cromatica, di impianto classicista, ma con evidenti richiami alla nascente tradizione del primo Romanticismo.

A Roma, infatti, si lega ad artisti di provenienza nordica, sempre raccolti nella cerchia del re di Svezia, come l’incisore inglese John Flaxman (1755-1826) e lo scultore svedese Joahn Tobias Sergel (1740-1814). I due, precursori di quei temi tipicamente romantici e visionari, che popolano disegni ed incisioni perturbanti su sogni, incubi e visioni, condividono queste scelte con altri pittori nordici come Einrich Füssli (1741-1825) e introducono Bénigne Gagneraux alla trattazione di soggetti simili.

La capacità dell’artista di Digione è stata quella di coniugare sapientemente il disegno di matrice neoclassica alla trattazione del sublime di suggestione pre-romantica. In questo contesto giocano un ruolo fondamentale i monumenti e le sculture antiche che ha modo di studiare da vicino negli anni romani.

Da Roma a Firenze

Un disegno lineare e la quasi totale assenza di volumi e chiaroscuri caratterizzano la sua produzione all’acquaforte, in cui risulta molto affine a Flaxman. Negli anni Ottanta del Settecento crea diversi album di incisioni, che testimoniano queste analogie, poi pubblicati successivamente a Firenze.

Corposa è anche la sua attività pittorica: negli anni di permanenza a Roma, lavora a numerosi dipinti di impianto classicista, che risentono dell’influsso di Anton-Raphael Mengs (1728-1779) e che denunciano la vicinanza ad altri pittori italiani degli ultimi decenni del Settecento, come Felice Giani (1758-1823) e Giuseppe Cades (1750-1799).

Un cromatismo calibratissimo ed un disegno perfetto contraddistinguono le sue opere a soggetto mitologico e storico, permeate da quella sensibilità fantasiosa, preludio al Romanticismo.

Qualità che mette anche a servizio dell’impresa decorativa di Palazzo Altieri in Piazza del Gesù a Roma, chiamato come collaboratore dall’architetto Giuseppe Barbieri, insieme ad altri pittori come appunto Giani e Cades.

All’inizio degli anni Novanta, complice l’aspro sentimento antifrancese che si vive a Roma in corrispondenza della Rivoluzione Francese, Bénigne Gangeraux accetta di seguire Gustavo III in Svezia, come pittore di corte.

Sulla via di Stoccolma, sceglie di fermarsi a Firenze, dove viene nominato professore di disegno in Accademia dal granduca Ferdinando III, che lo accoglie tra gli artisti prediletti. Morirà giovanissimo, a soli trentanove anni, nel 1795, precipitando da una finestra della sua casa fiorentina, ancora non si è certi se per suicidio o per incidente.

Bénigne Gagneraux: gli ultimi decenni del Settecento, dalla perfezione neoclassica alle sublimi visioni proto-romantiche

Come premesso, tra le prime opere eseguite a Roma da Bénigne Gagneraux vi sono alcune copie da Raffaello, tra cui La Scuola di Atene riprodotta ad olio su tela verso la fine degli anni Settanta.

A questi anni risalgono diversi dipinti a soggetto mitologico e storico, in gran parte conservati nel Musée des Beaux Arts de Dijon, tra cui Jeune homme lisant Homère e Le Génie des Arts e Les Vestales recevant le Palladium des mains de Metellus e il bellissimo Œdipe aveugle recommandant sa famille aux dieux.

Nel 1876 esegue il dipinto che raffigura Papa Pio VI e Gustavo III di Svezia in visita al Museo Pio-Clementino, conservato al Museo Nazionale di Stoccolma. Oltre ad essere un’opera celebrativa, testimonia l’importanza che per Bénigne Gagneraux hanno avuto i musei romani e le opere d’arte antica, citate alla perfezione.

La produzione grafica

Tra le incisioni più significative ve ne sono alcune conservate al Metropolitan Museum di New York, tra cui Un uomo tormentato dalla gelosia si vendica su Cupido e Mercurio consegna il piccolo Bacco alle Ninfe.

La perfezione lineare e pulita del disegno si accompagna ad una capacità compositiva viva, ricca di suggestioni fantastiche, che fanno di lui un artista simbolo degli ultimi lasciti del Neoclassicismo e dei primi accenni del Romanticismo, capace di influenzare artisti come Jean-Auguste-Domique Ingres (1780-1867).

Tra le ultime opere di Bénigne Ganeraux si segnala il Baccanale dipinto a grisaille conservato sempre al Musée des Beaux Arts de Dijon. È frutto probabilmente di una commissione dell’imperatore Leopoldo II di Germania, trovato incompiuto sul suo cavalletto al momento della sua morte.

Il museo conserva un altro soggetto simile, il Festino degli dei in campagna, dipinto coevo al precedente, incompiuto anch’esso, ma non a grisaille. Entrambe le opere sono caratterizzate da una grazia espressiva che ricorda il Baccanale tizianesco, ma con il filtro della perfezione formale settecentesca.

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