Benvenuto Benvenuti

Benvenuto Benvenuti. Dopo la Tempesta. Tecnica: Disegno su carta
Dopo la Tempesta. Tecnica: Disegno su carta

Biografia

Benvenuto Benvenuti (Livorno, 1881 – Antignano, 1959) nato da un’umile famiglia livornese, dimostra sin da bambino notevoli doti disegnative. Inizia così a studiare presso la Scuola di Arti e Mestieri di Livorno, dove ha come insegnante Lorenzo Cecchi (1864-1940) che lo introduce alla tradizione cromatica e alle tematiche veriste dei pittori macchiaioli.

Nella Livorno di fine secolo, sente fortemente l’influsso e l’eredità lasciate da Giovanni Fattori (1825-1908), da cui apprende la luminosità e la trattazione del colore. Le prime opere, inoltre, risentono del contatto con Ludovico Tommasi (1866-1941), soprattutto per quanto riguarda la scelta dei soggetti e la pennellata sintetica e brillante.

Poco dopo, si trasferisce a Firenze per continuare la sua formazione all’Accademia di Belle Arti ed esordisce nel 1896, con una serie di opere che sicuramente denunciano l’influenza di artisti post macchiaioli, come Llewelyn Lloyd (1879-1949), che lo fa avvicinare alla tecnica divisionista.

Milano: l’importanza di Vittore Grubicy de Dragon

A questo punto, il giovane Benvenuto Benvenuti, desideroso di fare suo il linguaggio divisionista, nel 1903, si sposta a Milano. Qui, ha come primissimo punto di riferimento Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920), che lo incoraggia a sperimentare il Divisionismo.

Il pittore comincia così a realizzare opere caratterizzate da un’intensa luminosità e da un attento studio delle variazioni cromatiche. Rimane molto legato al maestro Grubicy fino alla sua morte, avvenuta nel 1920, ma a Milano si lega anche ai maggiori rappresentanti della poetica simbolista e secessionista, tra cui gli scultori Adolfo Wildt (1868-1931) e Leonardo Bistolfi (1859-1933).

Nei primi anni del Novecento, Benvenuto Benvenuti affianca la sperimentazione divisionista a opere dal carattere strettamente decorativo, in cui la linea di contorno assume un aspetto preponderante, mentre il cromatismo risulta piatto, proprio come nella migliore tradizione della Secessione viennese e tedesca e del Liberty italiano.

È presente alla Mostra Milanese per il Traforo del Sempione del 1906, ma anche al Salon des Peintres divisionnistes italiens di Parigi, su invito di Alberto Grubicy. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, smette di dipingere e riprende ad esporre negli anni Venti.

Gli anni Venti e Trenta

Dopo la fase in cui Benvenuto Benvenuti si avvicina alla poetica Liberty, vive un ritorno al linguaggio post macchiaiolo e divisionista con l’adesione al Gruppo Labronico nel 1920. Nello stesso anno, muore il suo maestro e amico Grubicy, che omaggia con una serie di dipinti realizzati alla maniera divisionista, che contengono al loro interno un costante riferimento al simbolo, grazie ad uno specifico utilizzo della luce e del colore, quasi espressionista.

Continua a comporre paesaggi, dedicati soprattutto alla campagna livornese, fino agli anni Cinquanta, quando una malattia agli occhi lo costringe ad abbandonare la pittura. Muore ad Antignano, nel 1958, a settantasette anni.

Benvenuto Benvenuti: dal linguaggio post macchiaiolo al Divisionismo

Il clima artistico che il giovane Benvenuto Benvenuti vive nella sua prima formazione a Livorno è fondamentale per la sua impostazione pittorica. Sicuramente la tematica agreste e bucolica della campagna toscana pervade gran parte delle sue opere, influenzate dall’impronta macchiaiola.

Un’armonia compositiva e cromatica, che va a costruire l’impianto architettonico dei suoi dipinti, è la cifra caratteristica delle sue opere dedicati alla descrizione della vita contadina. Greggi di pecore che si ritirano nella stalla al chiaro di luna, mulini, ponti sospesi compaiono frequentemente nella sua produzione.

Un lirismo profondo si nota sin dalle prime opere di impianto macchiaiolo, dove la pennellata densa e luminosa è ancora alla base della sua espressione artistica. Ma poi è il Divisionismo che pervade le opere dei primi del Novecento, dopo il contatto con gli artisti toscani di nuova generazione, che partono dalla poetica di Fattori e la arricchiscono con il colore diviso e con un intenso simbolismo.

Sono quindi Lloyd e Plinio Nomellini (1866-1943) ad introdurlo al Divisionismo, che poi approfondisce a Milano, con la guida del maestro Vittore Grubicy, che lo accoglie nel suo studio.

Elementi liberty

Alla Mostra milanese per il Traforo del Sempione del 1906, espone due dipinti dal titolo Sensazioni luminose, mentre nel 1907, partecipa alla mostra parigina dei Divisionisti italiani, organizzata da Alberto e Vittore Grubicy, presentando Sera alla fine d’autunno, Mattino d’autunno, Paesaggio e Tramonto.

Ma già nel 1911 mostra un forte interesse per il decorativismo di stampo liberty, con il dipinto Villa al mare, in cui prevalgono la bidimensionalità e l’accostamento geometrico del colore all’interno di una linea di contorno forte e accompagnata da ornamenti bizantineggianti.

Negli anni Venti torna alla consueta tradizione divisionista, permeata da sensazioni simboliste. Questa fase è contraddistinta anche da un netto richiamo alle atmosfere agresti della tradizione macchiaiola, che si esprime all’interno del Gruppo Labronico, in memoria del maestro Fattori.

Proprio al 1920 risale Torre di Calafuria, che ha come soggetto una costruzione emblematica del territorio livornese, trattata con un Divisionismo intenso e carico di colore. Agli anni Trenta appartengono diversi paesaggi poi presentati nella personale presso la Galleria dell’Arte di Milano del 1933.

Tra le quarantacinque opere esposte, tutte caratterizzate da intenso valore poetico, vi sono La capanna del pittore, Mulino verso sera, Il ponte controluce, Ritorno all’ovile, Voci remote, Reti al tramonto e Notte di Natale.

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