Ernesto Bertea

Ernesto Bertea. Paesaggio con figure. Tempera su carta, 18 x 31,5 cm
Paesaggio con figure. Tecnica: Tempera su carta

Biografia

Ernesto Bertea (Pinerolo, 1836-1904) nasce da una famiglia della borghesia. Si laurea in giurisprudenza a Torino nel 1857, ma contemporaneamente decide di iscriversi al Circolo degli Artisti della città.
Viaggia molto tra Parigi, la Spagna e la Gran Bretagna. In Toscana negli anni Sessanta entra in contatto con i Macchiaioli e, anche se di lì a poco entrerà a far parte del cenacolo della Scuola di Rivara in Piemonte, il linguaggio schietto dei pittori di macchia influirà sempre sulla sua poetica.

Ernesto Bertea affianca all’attività artistica quella del collezionismo esotico. Allo stesso tempo è un grande studioso del medioevo piemontese, soprattutto della sua città di nascita Pinerolo. È stato uno dei primi a sostenere la tutela e il restauro di reperti e monumenti antichi dell’area torinese. Muore a Pinerolo nel 1904.

Ernesto Bertea. La pittura di paesaggio

Dopo la laurea in giurisprudenza, inizia a dedicarsi alla pittura frequentando gli studi dei pittori di paesaggio Ernesto Allason (1822-1863) e Gustave Castan (1823-1892). In seguito si trasferisce a Parigi e entra nello studio di Costant Troyon (1810-1865), venendo a contatto con la poetica della Scuola di Barbizon. Negli stessi anni viaggia costantemente in tutta Europa, visitando la Spagna, la Scozia e le Baleari.

L’influenza dei Macchiaioli

Dopo aver viaggiato in diversi paesi europei, si ferma in Toscana dove entra in contatto con i Macchiaioli. Comincia a recepire la loro idea di paesaggio costruito senza contorni e con macchie di luce e colore a contrasto.
A Ginevra inoltre conosce Alfredo D’Andrade (18939-1915) e Vittorio Avondo (1836-1910) con cui stringe una profonda e duratura amicizia, entrando subito nella cerchia piemontese della Scuola di Rivara.

La Scuola di Rivara

Ernesto Bertea tra tutti i componenti del cenacolo di Rivara è l’artista che maggiormente risente della vicinanza ai Macchiaioli. Per questo, l’intimo lirismo che caratterizza i paesaggi di Avondo, D’Andrade o Carlo Pittara (1835-1891), in Bertea diventa resa nitida e netta della natura.

Le sue vedute sono infatti pervase da un positivismo scarno che interpreta le differenze storico-culturali dei luoghi che ritrae. Esempi di queste caratteristiche sono Carro pisano del 1866, poi riprodotto nel 1870 con un’acquaforte e Casolare Biellese del 1868, apprezzato dal critico Giovanni Camerana nella recensione su “L’Arte in Italia”.

Campagna e marine della Liguria

Molto importanti sono le incursioni di Bertea nel territorio ligure. Non è da dimenticare che la Scuola di Rivara era strettamente connessa alle espressioni liguri della Scuola Grigia, i cui componenti ritraevano dal vero gli evocativi motivi della campagna o delle marine della Liguria.

Così, anche Bertea dà sfogo sulla tela alle osservazioni di questi magici luoghi, come in Barche in secca e Un pozzo di cascina, entrambi del 1874.
Gli ultimi anni di attività artistica di Bertea sono caratterizzati da uno spiccato ritorno agli stilemi più lirici e sentimentali di Antonio Fontanesi (1818-1882), basta far riferimento a dipinti come Tramonto, della fine dell’Ottocento (Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna).

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