Ernesto Biondi

Ernesto Biondi. Le Misere Recluse. Tecnica: Scultura in Gesso
Le Misere Recluse. Tecnica: Scultura in Gesso

Quotazioni Ernesto Biondi

I soggetti realisti del primo periodo sono stimati tra i 500 e i 1.500 euro se realizzati in bronzo. Le sculture, spesso eseguite dalla Fonderia Nelli, se hanno soggetto orientalista possono superare i 5.000 euro mentre particolare interesse hanno i particolari tratti dal suo capolavoro I Saturnalia. L’area di interesse è sostanzialmente laziale e campana.

I valori accennati sono solo indicativi perché vincolati alla dimensione, alla qualità, allo stile, al periodo, alla tecnica, al soggetto descritto e al supporto utilizzato. Contattateci per ricevere una quotazione veloce, gratuita e aggiornata.

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Biografia

Ernesto Biondi (Morolo, 1854 – Roma, 1917) originario di un paese del frusinate, dimostra sin da bambino di avere spiccate attitudini artistiche. Nel 1870, appena sedicenne e poco istruito, giunge a Roma per cercare di studiare.
Entra quindi nello studio di Girolamo Masini (1840-1885) per apprendere la tecnica scultorea diventandone suo allievo all’interno dell’Accademia di San Luca.

Ernesto Biondi impara tutto dal maestro fiorentino, autore del Cola di Rienzo che fiancheggia la scala del Campidoglio e rappresentante di un realismo dai valori ancora intrisi di Romanticismo.
Dunque, sin dai primi anni, si fa interprete di un plasticismo sincero e abbastanza impulsivo, concentrandosi soprattutto su soggetti di genere graditi al mercato.

Uno dei suoi riferimenti principali è il verismo partenopeo, in particolar modo per quanto riguarda la scelta di temi popolari e aneddotici, che spesso hanno come protagonisti modesti esponenti dei ceti meno abbienti.

Questa produzione di facile gusto viene realizzata da Ernesto Biondi nel periodo in cui lavora per una fabbrica di ceramiche di Napoli. Dopo aver esordito presso l’Esposizione Nazionale di Roma del 1883, lo scultore passa a soggetti più seri e sentiti, rivolti soprattutto alla tematica della questione sociale e lavorativa.

Il successo internazionale e l’attenzione alla questione sociale

Il suo verismo ruvido e diretto si intensifica ulteriormente e si accorda con lo studio dell’antico, in particolare dei ritratti tardo ellenistici e romani, ricchi di puntuali indicazioni emotive e fedelissimi alla realtà.
In alcuni gruppi in bronzo, sembra guardare anche alla resa vibrante del più giovane Paolo Troubetzkoy (1866-1938).

Lo scultore riesce ad esprimersi al massimo quando si ispira ai temi dell’antichità, che riempie di una completezza espressiva di grandissimo effetto compositivo ed emozionale. All’Esposizione di Parigi del 1900, ottiene un notevole successo e il gran prix. Questo evento lo rende ancora più conosciuto agli occhi della critica e del pubblico e che lo porta anche ad esporre in America.

A questo punto, le commissioni e gli incarichi si moltiplicano per Ernesto Biondi, che, con l’inizio del nuovo secolo, si dedica anche alla lavorazione del marmo e non più solo del bronzo. A questo punto, il modellato si fa più sintetico, ma l’attenzione ai temi degli ultimi rimane sempre vivissima.

Nel 1903, si schiera accanto al Partito Socialista, durante le elezioni in Ciociaria, e si sente sempre più in dovere di schierarsi al fianco dei meno fortunati. Colpito da paralisi, muore nel 1917 a Roma, a soli sessantatré anni.

Ernesto Biondi: dai soggetti di genere alla questione sociale, in una scultura verista ed espressiva

L’esordio di Ernesto Biondi avviene, come premesso, alla Mostra Nazionale di Belle Arti di Roma del 1883. Ancora molto giovane, vi espone Una carovana, soggetto di genere di facile lettura e gradito al mercato.

Nel 1884, alla Promotrice di Torino, espone di nuovo Una carovana e Alto Egitto, a cui segue l’Esposizione di Anversa, dove presenta il bronzo L’ultimo re di Gerusalemme. Queste sculture fanno parte della sua prima produzione, contraddistinta da un modellato agile e vivace che accompagna la scelta di tematiche leggere e fresche, sulla scia della scuola napoletana.

Così continua anche all’Esposizione Nazionale di Bologna del 1888, in cui compaiono ben quattro opere in bronzo, che evidenziano già un accurato studio della statuaria tardo ellenistica, soprattutto nella resa delle espressioni fisiche. Si tratta di Ciccillo, I Beoni, Mèna e Studio dal vero.

Allo stesso anno, risalgono le prime sculture dedicate alla vita degli ultimi, tema che sta particolarmente a cuore ad Ernesto Biondi, molto vicino agli ambienti socialisti e sostenitore della causa dei lavoratori e del popolo, provenendo anche lui dalla stessa estrazione sociale dei personaggi rappresentati, come Povero Cola e Povera gente.

L’importanza della statuaria antica

Una delle ultime composizioni di genere, Baci e carezze, viene presentata all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1892, mentre a quella di Roma dell’anno successivo si presenta con una serie di disegni e studi delle sue opere scultoree, caratterizzati da un tratto veloce e sintetico, in stretto rapporto con il vero. Le uniche sculture che vengono esposte sono La povera gente e Marchese di Villamarina.

Presso la Promotrice di Torino del 1898, lo scultore ciociaro espone la figura alta, emaciata ed emozionante di S. Francesco d’Assisi, primo passo verso quel linguaggio estremamente verista e a tratti straziante della sua produzione matura.

La ritrattistica antica

Il culmine di questo passaggio si verifica con la creazione del gruppo dei Saturnalia, scultura presentata a Parigi nel 1900 che gli fa ottenere il primo premio e che lo consacra definitivamente. La tematica latina lo fa esprimere al meglio, sia grazie allo studio della ritrattistica antica, sia grazie allo strettissimo legame con la realtà.

Viene qui rappresentato il mondo alla rovescia dei Saturnalia, le feste della Roma imperiale in cui, a dicembre, gli schiavi potevano considerarsi liberi, in uno stato di ebbrezza e festa sfrenata. Decadenza e degenerazione sono alla base del gruppo scultoreo, trattato con sensibilità verista e attenzione al dettaglio espressivo.

Il successo di quest’opera porta Ernesto Biondi ad assicurarsi diversi incarichi pubblici: si dedica, infatti, nei primi anni del Novecento, al Gaio per il Palazzo di Giustizia a Roma.

Risale allo 1907 il momento in cui l’artista inizia a lavorare ad una delle sue ultime composizioni, di cui ci rimane solo lo studio in gesso, Le misere recluse, scultura di intensissima denuncia sociale, ispirata dalla sua visita al reclusorio di Perugia.

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