Aroldo Bonzagni

Aroldo Bonzagni. All’Uscita dal Veglione (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela
All’Uscita dal Veglione (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Aroldo Bonzagni (Cento, 1887 – Milano, 1918) in giovane età inizia a studiare presso la Scuola di Disegno e Ornato di Cento. Nel 1903, viste le sue ottime doti disegnative, si trasferisce e Milano dove si iscrive all’Accademia di Brera.

Qui conosce Carlo Carrà (1881-1966) e Umberto Boccioni (1882-1916), con cui crea un forte sodalizio artistico. Nel 1910, infatti, firma insieme a loro il Manifesto dei Pittori Futuristi, per lasciare il gruppo quasi subito a causa di divergenze tecniche.

Il suo segno grafico è più incline infatti alle ricerche di matrice secessionista, influenzate dalla lettura di riviste quali “Ver Sacrum” e “Simplicissimus”.
La chiave espressionista gli permette di realizzare disegni e caricature dalla forte vena satirica e dall’attenta osservazione della realtà contemporanea. Nel 1912 e nel 1914 espone alla Biennale di Venezia e subito dopo parte per Buenos Aires per restarvi per più di un anno.

Numerosi disegni e vignette satiriche appaiono nel suo repertorio quando l’Italia entra in guerra. Il suo segno espressionista, la sua acuta e ironica interpretazione della situazione politica e sociale emergono dalle opere esposte nella sua personale del 1915 al Palazzo delle Aste a Milano.

Purtroppo, colto da febbre spagnola, muore giovanissimo, nel 1918, poco prima dell’inaugurazione della sua personale presso la Galleria Pesaro. La mostra si terrà comunque nel 1919.

Aroldo Bonzagni: l’interpretazione satirica della realtà e il disegno espressionista

Dopo le prime opere realizzate nel solco della poetica futurista, in accordo con le teorie di Boccioni, Aroldo Bonzagni si avvicina al disegno espressionista. Ciò che lo attrae è il linguaggio spigoloso e potente delle Secessioni.

Anche il colore risulta fortemente influenzato più dall’espressione interna che da un effettivo riscontro con la realtà. Essa è rappresentata sempre attraverso il filtro pungente, satirico ed ironico della vignetta. L’attività grafica, dunque, si affianca a quella pittorica, con straordinari risultati.

Per quanto riguarda la pittura da cavalletto, è influenzato prevalentemente dallo stile di Henri De Toulouse Lautrec (1864-1901), con le sue immagini mondane e seducenti. Bonzagni attuerà questo tipo di pittura soprattutto al suo rientro in Italia dopo il viaggio in Argentina, con dipinti quali All’uscita dal veglione o Moti del ventre.

Inizia ad esporre nel 1912 alla Biennale di Venezia, dove presenta Impressione e Locomotive. Due anni dopo, invece, invia Le fiamme del Mediterraneo, per poi partire per Buenos Aires. Qui si dedica all’illustrazione e alla decorazione di ambienti, sempre conservando quella vena satirica che lo contraddistingue.

Tornato in Italia nel 1918, anno della sua morte, espone Las ninas presso la Federazione Artistica Lombarda. Famose sono anche le opere: I mendicanti, La serenata di Toselli, Circo equestre, I tre mendicanti, Un mendicante, L’arrestato, L’interrogatorio, Viaggio di nozze, Scaricatori del porto.

Il segno è nervoso ed espressivo, i soggetti forti e autentici. Al di là del carattere umoristico, infatti, Bonzagni pone attenzione alla condizione umana e alla sofferenza. Così, di accento tipicamente espressionista, sono le opere Il cieco, La donna peripatetica, La crocifissione e San Sebastiano.

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