Giuseppe Bossi

Giuseppe Bossi. Ritratto di Gruppo. Tecnica: Olio su tela
Ritratto di Gruppo. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giuseppe Bossi (Busto Arsizio, 1777 – Milano, 1815) a soli quindici anni, intra in Arcadia, grazie alla bellezza dei suoi componimenti poetici, che denunciano sin da subito la vocazione letteraria dell’autore.

Ma dimostrate anche ottime doti disegnative e pittoriche, viene incoraggiato a frequentare l’Accademia di Brera dove segue i corsi di Giuliano Traballesi (1727-1812), Martin Knoller (1725-1804) e Andrea Appiani (1754-1817), i rappresentanti della prima stagione neoclassica a Milano.

In particolare ad Appiani è legato non solo da un rapporto insegnante allievo, ma anche da una fitta collaborazione lavorativa che si trasforma poi in solida amicizia.

Il primo soggiorno romano

In piena stagione classicista, nel 1795, Giuseppe Bossi compie un soggiorno a Roma, dove frequenta gli ambienti culturali più alla moda. Viene infatti introdotto nel salotto di Angelica Kauffmann (1741-1807) che lo presenta a Felice Giani (1758-1823) e soprattutto ad Antonio Canova (1757-1822) che lo accoglie sotto la ala protettiva.

Il periodo romano è estremamente proficuo per Giuseppe Bossi: si reca costantemente al Museo clementino per realizzare copie dalle statue antiche, ma allo stesso tempo, studia con passione e vera dedizione gli affreschi di Raffaello e Michelangelo.

Inoltre, ha modo di approfondire lo studio della figura umana, attraverso schizzi a sanguigna, seguendo le lezioni di anatomia presso l’Ospedale della Consolazione.

Un pittore giacobino

Tra il 1801 e il 1802 viene inviato alla Consulta di Lione e a Parigi, dove può visitare gli ateliers di Gérard, Girodet e David, che molto probabilmente sta lavorando al Napoleone al San Bernardo, destinato a Milano perché commissionato da Giovanni Battista Sommariva, Presidente della Commissione della Seconda Repubblica Cisalpina.

Ad ogni modo, questo soggiorno, seppur breve, risulta fondamentale per Giuseppe Bossi, che ha modo di rientrare a Milano per partecipare al concorso per un dipinto di storia e di celebrazione napoleonica, in cui risulta vincitore.

A questo punto, il pittore diventa uno dei maggiori rappresentanti del Neoclassicismo milanese al tempo della dominazione francese, seguace di quel linguaggio davidiano e di un solido e costante riferimento alla pittura del Rinascimento italiano.

Ma Giuseppe Bossi non è importante solo dal punto di vista artistico, con la sua dichiarata fede giacobina, ricopre infatti la carica di Segretario dell’Accademia di Brera, lavorando a radicali cambiamenti della scuola, ad esempio fornendo gessi, statue, motivi architettonici, incisioni e volumi come nuovo e fondamentale materiale didattico.

Gli interessi letterari: ut pictura poësis

Per tutta la sua carriera l’impegno culturale e politico si affianca a quello pittorico, in una stagione veramente fiorente per la Milano del tempo, di cui Bossi risulta uno degli animatori principali, da letterato, bibliofilo e studioso, non solo da artista.

In una costante comunicazione con Roma, il pittore è intenzionato a riportare alla luce gli aspetti fondamentali della cultura italiana, ed è in questo contesto che si dedica ad una serie di dipinti con l’apoteosi di poeti come Dante, Petrarca e Ariosto. Inoltre, è impegnato nella ricerca e nella raccolta di codici della Commedia dantesca.

La stretta connessione tra pittura e poesia, di derivazione classica ed oraziana, rappresenta un punto nodale del linguaggio di Giuseppe Bossi, convinto della necessaria unione delle arti anche per una maggiore consapevolezza civile e patriottica.

In questo senso, si può considerare quasi un anticipatore dei valori risorgimentali e della sensibilità romantica, tanto da risultare troppo esuberante, ai suoi contemporanei, per il ruolo in Accademia, che abbandona nel 1807, con grande rammarico.

Ma il suo impegno pittorico e culturale (nel 1811 si offre si pubblicare, in parte a sue spese, il Trattato della pittura di Leonardo) continua fino agli ultimi anni. La predilezione per tematiche classiche e mitologiche, si affianca alla realizzazione di soggetti storici e ritratti.

Ammalatosi di tisi nel 1815, si ritira a Bellagio nella villa Melzi dove realizza alcuni affreschi, le ultime opere della sua vita. Rientrato a Milano, vi muore poco dopo, a soli trentotto anni.

Giuseppe Bossi: la pittura Neoclassica al tempo di Napoleone

Il primo, importante traguardo di Giuseppe Bossi arriva nel 1801, quando vince il concorso napoleonico della Repubblica Cisalpina, con La riconoscenza della Repubblica Cisalpina a Napoleone. La linea davidiana è particolarmente presente, soprattutto nella proposta gloriosa delle civiltà primitive, in accordo con la politica napoleonica.

Altrettanto importante risulta l’Edipo a Colono del 1803, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, ma anche il cartone del Parnaso, realizzato durante il soggiorno del 1804 a Roma, per cui riceve molte lodi da Canova e dal duca di Weimar che lo acquista nel 1817.

Seguono poi I funerali di Temistocle del 1805 e quattro tele dedicate a Saffo e destinate a Villa Melzi a Bellagio. Già da questa opera si ravvisa in Giuseppe Bossi una stretta adesione al disegno michelangiolesco e quindi anche una certa anticipazione della tensione romantica.

Sempre per Bellagio, realizza una Pace di Costanza per riportare in vita le antiche glorie della Lega Lombarda dopo la battaglia di Legnano, ed anche qui non si può non leggere un intento patriottico, tipico del linguaggio bossiano.

Quello del pittore milanese è un classicismo vigoroso in cui l’idea assume un ruolo fondamentale, proprio a livello letterario e poetico, come si nota anche dal Monte di Petrarca. Sono da segnalare poi i numerosi ritratti, come Gspare Landi, Cesare Beccaria, Carlo Porta, Cameretta portiana, Ritratto di gruppo e le incisioni per Vite e ritratti degli italiani illustri.

Tra le ultime opere, risaltano gli affreschi nelle sale di Villa Melzi, con Fatti della vita di Francesco Melzi, Il Parnaso, Napoleone e Francesco Melzi di profilo e la Madonna col Bambino per la cappella.

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