Giulio Carpioni

Giulio Carpioni. Particolare delle Storie di Santa Vincenza. Tecnica: Affresco. Vicenza, palazzo Trissino
Particolare delle Storie di Santa Vincenza. Tecnica: Affresco. Vicenza, palazzo Trissino

Biografia

Giulio Carpioni (Venezia, 1613 – Vicenza, 1678), allievo a Venezia di Alessandro Varotari detto il Padovanino (1588-1649), imposta le sue prime prove sui modelli del Cinquecento veneto, seguendo in particolare il morbido cromatismo tizianesco.

La formazione col Padovanino

Successivamente, ancora negli anni giovanili, non resta certo impermeabile alle influenze di alcuni caravaggisti veneti, tra cui Carlo Saraceni (1585-1625), che era stato a Roma dal 1598 agli anni Venti del Seicento, per poi diffondere in area veneziana un tonalismo fatto di contrasti luministici e di un naturalismo drammatico e per alcuni aspetti molto vicino a quello di Orazio Gentileschi (1563-1639).

Nel 1631, seguendo il maestro Padovanino, si reca a Bergamo, dove si avvicina al naturalismo lombardo, che ha ancora a che fare con la pittura di Caravaggio (1571-1610).

È ancora incerta l’ipotesi di un viaggio a Roma, sempre nel corso degli anni Trenta: nel momento in cui affiorano nelle sue opere richiami al classicismo di Nicolas Poussin (1594-1665), sembra valida l’opportunità di un suo perfezionamento a Roma, dove potrebbe aver anche visto il Baccanale di Tiziano, prima del trasferimento in Spagna.

Il trasferimento a Vicenza

Dal 1638, Giulio Carpioni è documentato a Vicenza, città adottiva in cui opera maggiormente e in cui resta fino alla fine dei suoi giorni, eccezion fatta per alcuni soggiorni a Verona in epoca tarda. Molte sono le decorazioni che il pittore veneziano ha lasciato a Vicenza.

Le prime testimonianze risalgono agli anni Quaranta: alcuni ritratti e diversi soggetti di storia antica, sacri e mitologici come la Cleopatra e l’Ebbrezza di Sileno di Vienna. Al 1648 risale il Martirio di Santa Caterina per la chiesa omonima e al 1651 La Vergine con Francesco Gimoni e le Allegorie per il santuario di Monte Berico.

Tra queste composizioni sacre e i dipinti di figura si svolge tutta la prima fase pittorica di Giulio Carpioni, indirizzato ormai verso un piacevole classicismo d’insieme.

A metà tra un accademismo manierato e una personale ricerca cromatica derivante dalla tradizione veneta e dal luminismo caravaggesco, l’artista riesce a raggiungere note espressive certamente degne di nota.

Nonostante le numerose decorazioni sacre lasciate a Vicenza, il suo successo è soprattutto dovuto all’esecuzione di piccoli capricci mitologici, di impronta classicheggiante e di ampio respiro, riconducibili, per lo più, al linguaggio di Francesco Albani (1578-1660), come è ben evidente nella Bolla di sapone della Pinacoteca civica di Vicenza.

Giulio Carpioni: la maturità artistica

Tra le altre opere sacre vi sono le Storie di San Nicola nell’oratorio di San Nicola a Vicenza, eseguite verso la fine degli anni Cinquanta, inaugurando il periodo più fecondo della sua produzione.

Nell’oratorio di Santa Chiara esegue la pala con i Cinque Santi nel 1663, affine al Sant’Antonio, della cappella Ghellini Piovene a Novoledo di Caldogno, vicino Vicenza. Intorno al 1665 Giulio Carpioni esegue il fregio di palazzo Negri, conservato oggi presso il Museo civico di Vicenza.

Un ciclo mitologico ricco di allegorie e ornato da monocromi con Sibille, in cui si trovano interessanti echi della letteratura classica, che confermano la natura aulica e intellettuale delle iconografie scelte dal pittore.

Sempre del 1665 è il fregio con Storie di santa Savina per il palazzo Trissino Baston e quello con Putti e allegorie nel palazzo Giustiniani Baggio. In questi ultimi anni, si mette in atto anche una virtuosa collaborazione con diversi quadraturisti lombardi, che comporta un graduale addolcimento dei toni e una sempre più viva interazione con il paesaggio classico alla Poussin.

Scene mitologiche e baccanali

Nell’elaborazione di temi mitologici Carpioni rappresenta in qualche modo l’opposto del suo diretto concorrente in area veneta, Francesco Maffei (1605-1660), maggior rappresentante in Veneto dell’eredità manierista, inoltrato verso un Barocco ricco di lumeggiature.

La seconda metà degli anni Sessanta, per Giulio Carpioni rappresenta il culmine della fantasia compositiva e della leggerezza tonale: tra soggetti mitologici, allegorici e baccanali.

Le più importanti tele di questo periodo sono la Contesa delle Muse e delle Pieridi della Pinacoteca di Ancona, La metamorfosi dei contadini Lici della Gemäldegalerie di Dresda, Iride nel regno di Hypnos della Yale University Art Gallery.

Decorazioni sacre

Agli ultimissimi anni risalgono alcune decorazioni sacre, tra cui il San Mauro nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso a Verona, che indicherebbe anche un soggiorno veronese in tarda età. È poi da segnalare l’interessante e cospicua attività incisoria.

Abile acquafortista, con quest’arte sa completare e accompagnare alla perfezione quella pittorica. Tra le incisioni più famose, vi è quella con l’Orazione dell’orto da cui un giovane Giambattista Tiepolo (1696-1770) trarrà diversi spunti stilistici per il suo dipinto omonimo.

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