Gaetano Chierici

Gaetano Chierici. La Pappa - Tecnica: Olio su Tela, 75.7 x 107.3 cm. Firma e data in basso a sinistra
La Pappa. Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Gaetano Chierici (Reggio Emilia, 1838-1920) tra il 1850 e il 1851 studia nella Scuola di Belle Arti di Reggio Emilia seguendo i corsi di figura e di paesaggio. Nel biennio seguente, risulta iscritto all’Accademia di Modena. Dal 1858 frequenta l’Accademia di Firenze per poi passare a quella di Bologna grazie ad un finanziamento della Comunità reggiana.

Qui segue le lezioni di Giulio Cesare Ferrari (1818-1899), pittore molto legato al modenese Adeodato Malatesta (1806-1891). Per cui, la sua prima formazione si basa sui modelli della pittura di storia aggiornati al realismo e alla sensibilità malatestiana.

Tra l’altro, lo zio Alfonso Chierici (1816-1873), anch’esso pittore di storia vicino a Tommaso Minardi (1787-1871), lascia in Chierici un’impronta purista. Sono questi gli anni dei soggetti sacri ispirati al Quattrocento, ma anche piccoli dipinti di genere che richiamano la pittura d’interni olandese. Tornato a Firenze,  vi rimane fino alla metà degli anni Settanta, accostandosi brevemente ai modi macchiaioli e adattandoli a scene di costume.

Il successo di mercato

Dalla fine degli anni Sessanta si addentra completamente nella pittura di genere. Diventa uno dei massimi rappresentanti italiani dell’aneddoto curioso, in interni dalla vivida prospettiva che raccontano una povertà pressoché “mitizzata”. Avvezzo alla descrizione minuziosa, fin calligrafica della realtà, ha eseguito numerose repliche dei suoi quadri, ricche di varianti, per esigenze di mercato.

Partecipa a numerose esposizioni tra gli anni Sessanta e Novanta e dal 1882 al 1907 è direttore della Scuola di Disegno per gli operai di Reggio Emilia. È sindaco della città nel biennio 1900-1902. Vi muore nel 1920.

Gli esordi nel solco del purismo

Grazie alla vicinanza ai modi puristi ereditati dallo zio Alfonso e da Giulio Cesare Ferrari, la prima fase pittorica di Gaetano Chierici nasce nel solco della pittura sacra e di storia.
Le prime espressioni legate a questo linguaggio risalgono al nudo ad olio che ottiene il primo premio nel concorso annuale dell’Accademia di Firenze del 1858.

Alla stessa fase giovanile appartiene il disegno della Madonna col Bambino del 1860, ora conservato nei Musei Civici di Modena. L’opera va di pari passo con diversi dipinti dello zio Alfonso, sempre conservati nei Musei, che riflettono uno spiccato quattrocentismo legato a Tommaso Minardi. Il modello fondamentale è il Raffaello prima della Disputa del sacramento.

La piccola incursione nella pittura di Macchia

Contemporaneo al disegno della Madonna col Bambino è una tavola realizzata da Gaetano Chierici durante gli anni Fiorentini, Donna che cuce. L’opera unisce la purezza del Quattrocento toscano alla cromaticità appresa dal contatto con la pittura di Macchia negli anni fiorentini.

Dai dipinti di questa fase però, già si nota la forte somiglianza con la pittura di François-Marius Granet (1775-1849). Forti sono i riferimenti alla sua dettagliata pittura di interni dalla perfetta resa prospettica. Il tutto, nel solco della tradizione fiamminga e olandese del Seicento.

Risalgono a questi anni anche una serie di dipinti di soggetto monasteriale come Lezione al convento, del 1864 e Frati sotto il porticato, del 1865. Di più spiccata vena macchiaiola, sia nella tematica che nello stile è invece Le gioie di una madre del 1866, conservato a Palazzo Pitti.

La pittura di genere

Dopo queste prime esperienze, il linguaggio di Gaetano Chierici si orienta definitivamente verso una pittura di genere ricchissima di particolari, resi con un realismo precisissimo. Le scene narrate sono di semplice lettura e adeguate alle richieste del mercato.

Si possono enumerare una serie di ambientazioni domestiche dagli interni poveri, di estrazione contadina. Grandi focolai, panni stesi, bambini che giocano con gli animali, paioli, pareti spoglie con utensili appesi. Tutto pervaso da una sensazione di piacevole tranquillità quasi idilliaca, trasmessa dall’atmosfera aneddotica, memore dei dipinti di genere del XVII secolo.

Fanno parte di questa produzione una serie di opere che gli hanno garantito un indiscusso successo nella pittura di genere. Primi passi del 1865, La maschera, presentata a Brera nel 1869 e lì conservata, Un guaio serio dello stesso anno.

Il soprannome di “quadraio”

Come già accennato, Gaetano Chierici elabora per alcuni dipinti una serie di repliche con fantasiose varianti che si basano sempre su un sostrato di intensa vena descrittiva. Questa particolarità dell’artista deriva proprio dalla densa richiesta di mercato: le sue opere piacevano ad un pubblico vastissimo.

I temi scelti, sempre piacevoli e ripetitivi hanno valso al pittore il soprannome di “quadraio”, dedito alla produzione quasi seriale di scene di genere. Ne è un esempio perfetto Beffe al gatto del 1878, tema ripetuto in un gruppo cospicuo di repliche fino al 1886. Di simile fattura, La piccola filatrice del 1889, La chioccia, del 1897.

Partecipa alle principali esposizioni italiane ed europee. A quella di Parma del 1870, di Vienna del 1873, di Napoli del 1877, di Monaco del 1888 e di Berlino del 1891.

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