Arturo Ciacelli

Arturo Ciacelli. Danzatrici, 1935. Tecnica: Gouache su carta
Danzatrici, 1935. Tecnica: Gouache su carta

Biografia

Arturo Ciacelli (Arnara, 1883 – Venezia, 1966) apprende i primi rudimenti dell’arte da suo padre, che lavora come mosaicista per il Vaticano. Nato in provincia di Frosinone, si trasferisce a Roma, per studiare prima all’Accademia di Francia e poi l’Accademia di Belle Arti.

Nel vivido clima culturale romano, entra in contatto, nei primi dei Novecento, con quelli che diventeranno i maggiori rappresentati del nucleo Futurista: Umberto Boccioni (1882-1916), Giacomo Balla (1871-1958) e Gino Severini (1881-1966), con cui, nel 1905, partecipa al Salone dei Rifiutati.

Insieme ad una pittura di stampo divisionista, si occupa di scenografia, lavorando anche per Gabriele d’Annunzio al Teatro Argentina, insieme a Duilio Cambellotti (1876-1960). All’inizio degli anni Dieci, dopo aver sposato una pittrice svedese, si avvicina alle istanze futuriste dei suoi amici Balla, Boccioni e Severini.

A questo punto, Arturo Ciacelli si fa interprete di una pittura costituita dagli accenti dinamici e ritmici delle linee forza che si intersecano a formare composizioni astratte, in cui, però, si nota sempre un riferimento figurativo e un’accezione simbolica e quasi misterica.

Svezia, Norvegia e Danimarca

Nel 1910, dopo aver esposto al Salon des Independantes di Parigi, si trasferisce con la moglie a Stoccolma, dove viene chiamato ad insegnare pittura alla Scuola Adeon. Accanto all’attività didattica, continua un regolare impegno espositivo, che inizia con la personale alla Galleria Adengatan di Stoccolma, dove ottiene un grande successo di critica.

Dopo essere passato alla Scuola Bredgade di Copenaghen, inizia a diffondere le istanze del Futurismo italiano attraverso una serie di conferenze da lui stesso organizzate. In tutto il corso degli anni Dieci si susseguono numerosissime mostre in tutta la Scandinavia, da Oslo a Malmö, a Copenaghen a Stoccolma.

Ma la diffusione delle opere di Arturo Ciacelli non si ferma all’Europa del nord. Infatti, nel 1914 è protagonista di un’importante personale alla Galleria Hessel di Parigi, occasione in cui entra in contatto con gli esponenti dell’Avanguardia cubo-futurista e del Cubismo Orfico: Robert Delaunay (1885-1941), Joseph Léger (1881-1955), Marc Chagall (1887-1985).

La sua pittura, a questo punto, inizia ad arricchirsi di intersezioni cromatiche nuove, ma anche di un sostrato quasi magico, che lo avvicina all’Orfismo, anche se la sua concezione dinamica della linea e la simultaneità dell’azione rimangono al centro delle sue tele esplosive e della sua predisposizione alla decorazione, che si fa sempre più viva.

Nel 1915 assume la direzione della Galleria Ny-Konst di Stoccolma, ruolo che mantiene fino al 1921 e che prevede non soltanto l’allestimento di mostre, ma anche l’organizzazione di conferenze e lezioni sul Futurismo italiano e sulla sua vocazione internazionale.

Sono anche gli anni in cui inizia a coniugare musica e pittura, organizzando, tra Oslo e Stoccolma, una serie di concerti simultanei.

La decorazione

Rientrato a Roma ad intervalli intermittenti nel corso degli anni Venti, si impegna nella fondazione e nella decorazione del Cenacolo dell’Augusteo insieme ad Enrico Prampolini (1894-1956), Julius Evola (1898-1974) e agli scrittori Marinetti e Folgore.

Lo spirito del futurismo, in questo caso, si apre meravigliosamente ad accenti Dada, ma soprattutto a concezioni astratte che nascondono significati esoterici e misterici. Negli anni Venti, Arturo Ciacielli risulta soprattutto impegnato nella decorazione murale, non solo a Roma ma anche a Stoccolma e Copenaghen.

È negli anni Trenta, invece, che inizia ad esporre alle mostre italiane come la Biennale di Venezia e le Sindacali fasciste, ma anche in numerose personali, come quella alla Galleria Dinesen di Roma del 1935, presentato dall’amico Marinetti.

Gli ultimi anni tra Vienna e l’Italia

Ottenuta la cattedra d’artigianato alle Scuole italiane di Vienna, vi si trasferisce dal 1939 al 1942. Durante i primi anni del conflitto, il suo studio viene distrutto, ma continua a lavorare instancabilmente alla decorazione dell’Istituto di Cultura Italiana.

Ritornato in Italia alla fine della guerra, Arturo Ciacelli continua ad esporre con successo per tutti gli anni Cinquanta, quando si avvicina al Movimento d’Arte Concreta. Dopo la grande personale al Palazzo delle Esposizioni a Roma del 1963, muore nel 1966, durante la visita alla Biennale di Venezia.

Arturo Ciacelli: un futurista italiano in Scandinavia

Sin dall’inizio, l’attività pittorica futurista di Arturo Ciacelli si coordina alla perfezione ad una regolare e ricca attività espositiva. Nel 1905, al Salone dei Rifiutati, presenta diverse opere, tra cui Notte, Borgo delle Cave, Autunno e Il solitario.

Tra le opere degli anni Dieci realizzate appena dopo il suo trasferimento in Svezia vi sono Thomas Lorenzen, In un grande viale, I funerali del re Fredrik VIII e le illustrazioni per Also sprach Zarathustra di Nietzsche.

Pur lavorando incessantemente per la diffusione delle idee futuriste e per la collaborazione di artisti italiani e scandinavi, Arturo Ciacelli non smette mai di dipingere, dando vita, tra gli anni Dieci e Venti a opere come Dinamismo-tennis, Circuiti Aerei Satelliti, Spazio-pittura, dimostrando una certa attenzione anche per i precoci sviluppi dell’Aeropittura in Italia.

Dal punto di vista decorativo, invece, il suo stile appare più eclettico e non solo concentrato sull’esperienza futurista: sia a Roma che a Copenaghen che a Vienna, le sue decorazioni insistono sugli scambi con il Dada tedesco e con la spiritualità ermetica del Cubismo Orfico francese.

Nel 1930, partecipa alla Biennale di Venezia con Carosello e Giostra, mentre nel 1934 prende parte alla Sindacale del Lazio con Ali italiche. Vi ritorna nel 1936 esponendo Giostra di legno.

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