Corrado Cagli

Corrado Cagli. Imperatori (dettaglio). Tecnica: Tempera a Encausto
Imperatori (dettaglio). Tecnica: Tempera a Encausto

Quotazioni Corrado Cagli

Le tecniche miste sono quotate in media tra i 500 e i 5.000 euro. Le opere degli anni Trenta sono stimate dai 2.000 ai 15.000 euro, mentre le composizioni astratte più o meno tra i 3.000 e i 7.000 euro di media. L’artista ha saputo sperimentare diverse soluzioni stilistiche con relative variazioni di quotazioni.

Fattori quali il periodo, la dimensione, la qualità, lo stile, la tecnica, il soggetto raffigurato o il supporto utilizzato possono influenzare la stima corretta di un’opera d’arte. I valori sopra riportati sono solo un’indicazione di massima. I nostri consulenti sono ben lieti di offrire senza impegno una valutazione aggiornata e gratuita della vostra opera d’arte.

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Biografia

Corrado Cagli (Ancona, 1910 – Roma, 1976) studia al liceo classico e poi, attratto dalla pittura, si trasferisce a Roma per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Corrado Cagli decide poi di approfondire la sua formazione compiendo diversi soggiorni a Parigi e a New York, avvicinandosi a diverse tecniche artistiche.

Al 1932 risale la sua prima personale presso la Galleria di Roma, mentre nel 1933 partecipa alla Triennale di Milano con il murale che trasmette i principi dello scritto Muri ai pittori. Già nel 1930, però, l’artista aveva realizzato delle opere murali ad Umbertide in Umbria.

Corrado Cagli: un artista eclettico

In questi anni Corrado Cagli è un vulcano di idee: si ispira ai primitivi e giunge alle soglie dell’astrazione, è classico tanto quanto avanguardista.
È influenzato da Pablo Picasso (1881-1973), ma anche da Enrico Prampolini (1894-1956), dal primitivismo, ma anche dal futurismo. Il suo eclettismo inizialmente viene accolto da critiche contrastanti, ma soprattutto positive nella rivista “Quadrante”, diretta da Massimo Bontempelli.

Corrado Cagli rappresenta per Roma, e per il suo trionfo narrato sui muri, quello che Mario Sironi (1885-1961) è per Milano. L’incontro tra lo studio del Rinascimento e del Barocco e la modernità, presente in tutte le sue opere, lo rende un artista ipnotico. Sarà infatti un punto di riferimento per un’intera generazione di pittori e scultori di area romana.

La Scuola Romana

Dopo la sostanziale fine del gruppo Novecento a Milano, è Roma la protagonista dell’arte più innovativa. L’arte che deve essere studiata per le sue soluzioni cromatiche e contenutistiche così originali.

Corrado Cagli è uno dei maggiori interpreti del tonalismo della Scuola Romana, insieme a Giuseppe Capogrossi (1900-1972), Emanuele Cavalli (1904-1981), Mario Mafai (1902-1965) e Scipione (1904-1933).

Corrado Cagli si fa interprete di un tonalismo chiaro, ispirato a tendenze barocche, realizzato con la tecnica dell’encausto. È un artista come i maestri antichi: studia le tecniche e si fa interprete di una pittura vibrante, barocca e allo stesso tempo espressionista.

La Galleria La Cometa

Dal 1935, Corrado Cagli dirige insieme a Libero De Libero la Galleria La Cometa a Roma. Essa sarà un punto di riferimento per moltissimi artisti, il fulcro dell’arte romana degli anni Trenta e Quaranta.

In questi anni Corrado Cagli è protagonista di una pittura espressiva, nervosa, e sinuosa. Ma le sue figure rimangono pur sempre monumentali e volumetriche, come quelle dei murali.
Continua con le opere decorative pubbliche, ma allo stesso tempo si dedica alla pittura da cavalletto, ottenendo un enorme successo alla Quadriennale romana del 1935.

Le leggi razziali, l’esilio e il rientro a Roma

Con le leggi razziali del 1938, da ebreo, pur avendo manifestato una pittura dai toni fascisti, è costretto all’esilio. Durante gli anni della guerra vive tra Parigi e New York, ma Roma lo accoglierà di nuovo nel 1947, quando sarà protagonista di una personale presso lo Studio Palma.

Adesso Corrado Cagli è rivolto verso sperimentazioni astratte e informali. Nel 1951, infatti partecipa alla grande mostra presso la Galleria Nazionale “Arte Astratta e Concreta in Italia”.

Sperimenta ancora una volta il tema del primitivo, dell’archetipo in senso junghiano, del mito, che lo accompagnano per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta. Negli anni Settanta sperimenta il pastello a cera, l’inchiostro e la tecnica del frottage con cui realizza il suo ultimo ciclo di ritratti nel 1974. Muore a Roma nel 1976.

Corrado Cagli: il muralismo

L’eclettismo del giovane Corrado Cagli già si manifesta nelle prime opere murali degli anni Trenta. Dall’arcaismo alla linea dinamica del secondo futurismo, racchiude tutto in un’estrema espressione immaginaria. L’archetipo, il mito, la celebrazione di una Roma grande e anche dolente lo caratterizzano sin dall’inizio.

Il suo temperamento coinvolgente lo rende un punto di riferimento per l’arte romana del periodo. Alla Triennale di Milano del 1933 presenta Preparativi alla guerra, un murale che ospita un primordialismo antico, ma allo stesso tempo così moderno ed espressivo da non avere eguali. Nel 1935 alla II Quadriennale romana realizza le Cronache del tempo, mentre per la fontana Terni una serie di mosaici con i segni zodiacali.

Il suo appoggio al regime fascista si manifesta con la pittura murale per l’Opera Nazionale Balilla e con la retorica della Battaglia di San Martino e Solferino per la Triennale di Milano del 1936. Il classicismo si unisce ad una pittura intensa e vibrante, a tratti barocca, allucinata, espressiva. Guarda tanto a Paolo Uccello quanto al moderno espressionismo.

Nel 1938 realizza l’ultimo dipinto monumentale, Orfeo che incanta le belve per la Biennale di Venezia, prima del suo esilio per la promulgazione delle leggi razziali.

Tra primitivismo, classicismo ed espressionismo

A metà tra primordialismo plastico, espressionismo ed equilibrio classico e rinascimentale, Corrado Cagli si fa interprete di una pittura unica. Il monumentalismo delle figure si accompagna ad un tratto morbido e sinuoso.

Già dalla Quadriennale del 1935 queste caratteristiche sono presenti in opere come Ritratto di Afro, Il neofita, Il Palatino e la Notte di San Giovanni realizzati a tempera a cera. Sguardi aperti e allucinati, corpi deformati fanno spesso da contraltare ad una concezione ancora classica della figura, immersa però in un ambiente quasi astratto.

Come saranno astratte le opere comparse nella sua fase informale, quella degli anni Cinquanta. Il non figurativo giunge al suo massimo compimento nel 1951 con Due mondi in uno, ma anche nell’Arlecchino del 1956. La figura ritorna solo nelle tematiche ovidiane esplorate in maniera archetipica e mitologica nei primi anni Cinquanta.

Negli anni Sessanta sperimenterà la cera e il frottage, l’uso di nuovi materiali nell’affrontare temi primordiali e appartenenti all’immaginario classico.

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