Giuseppe Maria Crespi

Giuseppe Maria Crespi. Pellegrino. Tecnica: Olio su tela
Pellegrino. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnoletto (Bologna, 1665 – 1747) per gli abiti di foggia spagnola che indossava in giovane età, si forma a Bologna prima con Domenico Maria Canuti (1625-1684), poi con Carlo Cignani (1628-1719). Alla fine degli anni Ottanta, condivide lo studio con Giovanni Antonio Burrini (1656-1727) che contribuisce, forse più dei due maestri, alla formazione dello stile del pittore.

Immaginazione, luminismo ricco di variazioni e guizzi, impaginazione chiaroscurale e una pennellata ricca e virtuosistica sono gli ingredienti che caratterizzano il linguaggio di Giuseppe Maria Crespi e che proviene sicuramente da Burrini.

I viaggi formativi

Estremamente importanti nel perfezionamento del pittore bolognese sono anche i viaggi che compie tra gli anni Novanta e i primi del Settecento: prima compie un giro delle più importanti città del Nord e del centro Italia, dall’Emilia, dove conosce approfonditamente le opere del Cinquecento di Correggio (1489-1534) alle Marche, dove si appassiona al manierismo di Barocci (1535-1612) a Venezia, dove studia Giorgione (1478-1510), Tiziano (1490-1576) e soprattutto Veronese (1528-1588).

A questo periodo risalgono le prime opere sacre di Giuseppe Maria Crespi, in cui mostra di aver assimilato la lezione di un Seicento di fronda, come quello dello Scarsellino (1550-1620) di Guercino (1591-1666) e di Ludovico Carracci (1555-1619).

Ma la vera chiave del successo del pittore non risiede nelle opere religiose, bensì in una scelta ben precisa di indirizzare la sua produzione sulle scene di genere tratte dalla quotidianità popolare. Ad anticipare questa decisione, vi sono gli affreschi eseguiti intorno al 1691 in Palazzo Pepoli a Bologna, in cui i temi mitologici assumono una declinazione ironica e ridanciana, come si nota dalla resa delle lascive Parche.

Il rapporto con la Toscana

All’inizio del Settecento, Giuseppe Maria Crespi compie una serie di soggiorni in Toscana, alla corte di Ferdinando de’ Medici, dove ha modo di studiare tanto le bambocciate romane quanto la pittura di genere del Seicento fiammingo.

Da questo momento in poi, tra Firenze e Bologna, il pittore dà vita alla sua vasta produzione in cui sono protagonisti donne e uomini del popolo, intenti nelle loro attività quotidiane che vengono narrate con attenzione estrema al vero.

Alcune scene sono attraversate da una vena umoristica e feriale, altre da una vera e propria connotazione morale che le inserisce nel clima di pauperismo illuminato diffuso da Ludovico Antonio Muratori, letterato e presbitero attentissimo alla questione sociale e portatore di un messaggio egualitario legato all’educazione popolare, all’igiene sanitaria, alle riforme civili.

La maturità e il successo europeo

Nel primo decennio del Settecento, lo Spagnoletto partecipa attivamente alla nascita e alla costituzione dell’Accademia Clementina a Bologna e, contemporaneamente riceve l’approvazione del cardinale Ottoboni a Roma e dunque del papa, per il quale esegue alcune tele poco prima degli anni Venti.

In questo periodo, Giuseppe Maria Crespi rende sempre più viva la sua personale interpretazione della vita quotidiana, mettendo al centro delle sue narrazioni per immagini personaggi umili che diventano protagonisti di piccole ed umili epopee giornaliere, dal carattere schietto e sicuramente antiretorico.

Tra gli anni Venti, Trenta e Quaranta si susseguono prestigiose commissioni di soggetti di genere, ma anche religiosi e mitologici e continua a lavorare fino ai primi accenni di cecità, che lo colgono ormai ottantenne. Muore a Bologna nel 1747, ad ottantadue anni.

Giuseppe Maria Crespi: le prime opere tra sacro e profano

Il classicismo della pittura bolognese del Seicento è intervallato da alcuni episodi di sincero naturalismo che provengono soprattutto da Annibale Carracci (1560-1609) con le sue tele Il mangiafagioli e La bottega del macellaio.

Giuseppe Maria Crespi, pur iniziando la sua carriera nel campo della pittura sacra, diventerà il maggior rappresentante della pittura di genere nel Settecento emiliano. Tra le prime opere è da segnalare Le nozze di Cana ispirate alla composizione di Veronese, ma anche La Madonna del Carmine per la Parrocchiale di Bergantino.

A quest’epoca, il pittore già sfoggia un luminismo personalissimo, apportato da una pennellata tutt’altro che invisibile, anzi, corposa e mossa da un andamento verticale che permette intensi contrasti chiaroscurali.

Verso la fine degli anni Novanta, nascono dl pennello dello Spagnoletto anche numerosi soggetti mitologici, che presentano, sin da subito, un’accezione parodistica e ironica, in una chiara anticipazione dei temi di genere che caratterizzeranno gran parte della sua produzione matura, come si nota dal ciclo mitologico eseguito in Palazzo Pepoli a Bologna.

La scena di genere di stampo naturalistico e umoristico

I contatti con Ferdinando de’ Medici procurano a Giuseppe Maria Crespi le prime committenze importanti, tra cui L’estasi di Santa Margherita nel Duomo di Cortona, del 1701 e La strage degli innocenti del 1706.

Ma la vera svolta si data all’esecuzione della Fiera di Poggio a Caiano, del 1709, oggi conservata agli Uffizi, che rappresenta la tradizionale e popolare fiera di bestiame, in cui emerge la vena naturalistica e la propensione verso una narrazione popolare fatta di una pittura scura interrotta da puntuali guizzi di luce.

A quest’opera fanno seguito i cicli di genere più importanti del Settecento emiliano. Tra di essi, La storia di una cantatrice, eseguita per una committente inglese, che comprende la famosa tela La pulce, iconografia tipica di Crespi, che narra ironicamente l’avventura di una giovane cantatrice intenta a spulciarsi, seduta su un letto.

Vi sono poi le incisioni che illustrano le Storie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce, che rappresentano la vena più umoristica e colloquiale del pittore e che contrastano, invece, con i Sacramenti, eseguiti nel 1712 per il cardinale Ottoboni, che gli commissiona anche La morte di San Giuseppe e La Sacra famiglia, opere che presentano un’intonazione più commossa ed intima.

Tra le tele di genere più famose, sempre realizzate per Ferdinando de’ Medici, vi sono i Fanciulli al gioco, La famiglia del contadino, La lavorazione dei bachi da seta, Il casolare, La manipolazione della seta alla caldaia e La sguattera, che mostrano l’uso della camera oscura, come testimonia anche il figlio Luigi Crespi (1708-1779).

Agli ultimi anni della vita di Giuseppe Maria Crespi risalgono le opere sacre più significative, tra cui Giosuè ferma il sole per la Cappella Colleoni di Bergamo e il Martirio di San Pietro d’Arbeus del Collegio di Spagna a Bologna. Abilissimo pittore di nature morte, ha lasciato alcuni capolavori del genere, tra cui Scaffali con libri musicali del 1725.

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