Cristiano Banti

Cristiano Banti. Un tranquillo riposo. Olio su tela, 30,8 x 51,8 cm
Un tranquillo riposo. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Cristiano Banti (Santa Croce sull’Arno, 1824 – Montemurlo, 1904)  nasce da una famiglia di contadini. Si trasferisce a Siena per studiare pittura all’Istituto d’Arte.
Spostatosi a Firenze nel 1854 si avvicina subito a Saverio Altamura (1820-1897) e alla pittura di macchia che veniva sperimentata dai frequentatori del Caffè Michelangelo.

Nel 1861 va a Parigi per visitare il Salon e l’Esposizione organizzata da Louis Martinet alla Società Nazionale di Belle Arti a Parigi. Torna in Italia carico delle novità apprese a contatto con i rappresentanti della Scuola di Barbizon. Soggiorna a lungo nella campagna di Montemurlo dove ha una casa e dove ospita i suoi amici pittori.

Negli anni Settanta va a trovare il figlio a Londra ed entra in contatto con i preraffaelliti. Tra il 1884 e il 1887 oltre a tornare diverse volte in Inghilterra e a Londra viene nominato professore all’Accademia di Firenze. Muore a Montemurolo nel 1904.

Formazione e influenze artistiche

La prima formazione di Cristiano Banti avviene all’Istituto d’Arte di Siena sotto la guida del pittore classico Francesco Nenci (1782-1850) nel periodo tra il 1841 e il 1850.

Giuseppe Bezzuoli

Durante la frequentazione dell’Accademia Banti indirizza i suoi interessi anche al di fuori del mero insegnamento accademico. Risente dell’influsso del linguaggio romantico del fiorentino Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). Tale influenza si nota in dipinti come Domenico Michelino figlio di Pacio colono trovato a disegnare le pecore dal suo padrone Beccafumi.

Firenze e il Caffè Michelangelo

Trasferitosi a Firenze nel 1854, Cristiano Banti comincia a frequentare il Caffè Michelangelo. Subito inizia ad essere influenzato dai modi pittorici che venivano propugnati a Firenze.
Ne è una dimostrazione Episodio del Sacco di Roma, dipinto che presenta una pennellata veloce e libera, non troppo attenta alla resa del particolare e del contorno, ma piuttosto concentrata sulla resa degli effetti luministici.

È evidente quindi che sin dal suo approdo a Firenze, Cristiano Banti abbia accolto anche per i quadri di storia il linguaggio pittorico della macchia, quasi sicuramente appreso da Saverio Altamura (Foggia, 1822-Napoli, 1897) con cui stringe subito una forte amicizia.

Una volta sposato, Cristiano Banti soggiorna spesso con la famiglia nelle ville di Montorsoli e Montemurlo. Nonostante continui a dedicarsi alla pittura preferisce non partecipare alle esposizioni.

Tra il 1858 e il 1859 dipinge Il ritrovamento del cadavere di Lorenzino de’ Medici, quadro ancora di matrice morelliana per l’argomento storico. Risulta però sperimentale per quanto riguarda gli accesi contrasti cromatici e le figure appena sbozzate.

Montelupo en plein air

A Firenze ha modo di conoscere Edgar Degas (1834-1917) che gli mostra il bozzetto della Famiglia Bellelli. Nel 1860 si reca a Montelupo per dipingere en plein air con Stanislao Pointeau (1833-1907), Telemaco Signorini (1835-1901) e Odoardo Borrani (Pisa, 1833-Firenze, 1905), cominciando ad usare lo specchio nero, come gli aveva suggerito Altamura al ritorno da Parigi, per cogliere l’importanza del chiaroscuro.
Sperimenterà questa tecnica anche insieme a Vincenzo Cabianca (1827-902) sempre a Montemurlo e più tardi, con Signorini a La Spezia.

La Scuola di Barbizon

Cristiano Banti visita Parigi nel 1861 in occasione della mostra organizzata da Louis Martinet alla Società Nazionale delle Belle Arti, dove rimane colpito dai paesaggi della Scuola di Barbizon. Entra in contatto personalmente con Costant Troyon (1810-1865) e con Camille Corot (1796-1875) e rimane molto affascinato da Jules Breton (1827-1906).

Prima di arrivare a Parigi Cristiano Banti, Signorini e Cabianca si fermano a Torino. Partecipano alla Promotrice e creano dei rapporti di scambio reciproco con i protagonisti della Scuola di Rivara.
Soprattutto Antonio Fontanesi (Reggio Emilia, 1818-Torino, 1882) esercita una notevole influenza su Cristiano Banti e lo introduce alla pittura lirica ed emozionante di Breton che riesce a trasformare un semplice paesaggio con contadini in una composizione solenne e maestosa.

Cristiano Banti. Le Opere

Tornato in Italia, Cristiano Banti è ormai maturo e in grado di rielaborare le influenze e le novità apprese, tanto che realizza Riunione di contadine, opera eseguita a Piantavigne che risente molto della vicinanza a Fontanesi e Breton: una lama di luce penetra tra le case diroccate delle contadine che a fine giornata si riposano con i bambini in braccio.
La quiete e la solennità di un tempo del lavoro sacro e sempre uguale sono accentuate da una scelta cromatica intensa e ricca di contrasti.

All’inizio degli anni Sessanta conosce Giovanni Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931), con cui instaura un intenso rapporto. Dopo aver visitato la Promotrice di Torino Cristiano Banti acquista opere di Fontanesi che ospiterà nel 1866 in Toscana. Tra il 1874 e il 1875 torna a Parigi.

Lavora alle Boscaiole con fascine, opera che lo terrà impegnato per diversi anni e nel frattempo mostra uno spiccato interesse nei confronti della fotografia come mezzo utile alla pittura: ne sono testimonianza Passeggiata sotto la pioggia e la Signora che ricama del 1882.

Londra

Quando si reca a Londra dal figlio Alfredo, Cristiano Banti incontra James Whistler (1834-1903) e Frederic Leighton (1830-1896) che già aveva imparato ad apprezzare a Roma a contatto con il neorinascimentalismo di Nino Costa (Roma, 1826-Marina di Pisa, 1903).

Risente della loro influenza nel dipinto Lavoranti di paglia in Valdelsa, in cui scompare un po’ della naturalezza macchiaiola e emerge la sacralità rinascimentale della campagna senese e della luce che inonda le ragazze a lavoro. Il quadro sarà donato a Ferdinando Martini, ministro della Pubblica Istruzione negli anni Ottanta.

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