Vito D’Ancona

Vito D’Ancona. La Vendita del Dipinto, 1871 - Tecnica: Olio su tela, 57,5 x 47 cm. Firma e data in basso a sinistra
La Vendita del Dipinto, 1871. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Vito D’Ancona (Pesaro, 1825 – Firenze 1884) si trasferisce, con la sua famiglia prima a Pisa e nel 1844 a Firenze dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti.
Tra i suoi insegnanti di pittura c’è Giuseppe Bezzuoli (Firenze, 1784-1855). Da lui apprende i tratti fondamentali della sua iniziale poetica, i temi romantici e i canoni accademici.

Nel 1848 partecipa alla prima guerra d’indipendenza avvicinandosi agli ideali risorgimentali. Sono questi che lo accomuneranno agli esponenti della pittura di macchia di cui anche lui sarà protagonista a Firenze.

Negli anni Cinquanta si sposta a Venezia e successivamente a Parigi, viaggi estremamente importanti per la sua formazione. Nel 1875 si acutizza la malattia che lo affligge da tempo e che dal 1878 lo costringe ad abbandonare man mano l’attività pittorica. Muore a Firenze nel 1884.

Formazione

Caffè Michelangelo

L’artista partecipa sin dalla giovane età all’attività politica risorgimentale, ma anche alla vita artistica fiorentina, esponendo nel 1851 alla Società promotrice della città Ritratto di Gioacchino Rossini.

Nel 1855 Vito D’Ancona comincia a frequentare il Caffè Michelangelo dove entra in contatto con i principali esponenti del movimento macchiaiolo.
Si avvicina alla letteratura positivista francese e al socialismo di Proudhon che molto probabilmente consiglia al più giovane Telemaco Signorini ( 1835-1901). Con quest’ultimo stringe un’importante amicizia che li porta a partire l’anno successivo alla volta di Venezia.

Il viaggio a Venezia

A Venezia Vito D’Ancona e Signorini fanno conoscenza di Giuseppe Abbati (Napoli, 1836-Firenze, 1868), Frederic Leighton (Scarborough1830-Londra, 1896) ed Enrico Gamba (Torino, 1831-1883) e studiano in modo approfondito il Rinascimento veneto.

L’influsso dell’inglese Leighton, vicino alla confraternita dei Nazareni, ma anche ammiratore di Michelangelo e della mitologia mediterranea, è molto importante per la formazione di D’Ancona Vito. Nel frattempo l’autore si appassiona anche a Palma il Vecchio e ne copia i dipinti in Santa Maria Formosa.

È importane sottolineare che Leighton all’inizio degli anni cinquanta aveva stretto amicizia con Nino Costa (Roma, 1826-Marina di Pisa, 1903) con il quale farà parte, negli anni Ottanta, della Scuola Etrusca che univa le osservazioni dal vero della campagna romana a suggestioni mitologiche e simboliche.
Sicuramente Vito D’Ancona avrà avuto modo a Venezia di confrontarsi con Leighton proprio sui temi del realismo e del romanticismo.

Vito D’Ancona tra pittura di storia e verismo

Negli anni veneziani dipinge diversi quadri sia di genere sia di argomento storico. Ne sono esempi Savonarola che ricusa di assolvere Lorenzo de’ Medici morente (Palazzo Reale di Torino) e Il primo incontro di Dante e Beatrice, esposto nel 1861 a Firenze.

Grazie a quest’opera viene acclamato e premiato con medaglia d’oro, rifiutata dall’artista perché la considera ancora troppo accademica e legata ad un tema lontano dalla realtà.

Allo stesso anno risale Portico, oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, opera estremamente innovativa e addentrata nella pittura di macchia. Gli oggetti appaiono inondati di una luce tardo pomeridiana all’ombra di un portico costruito su una strada acciottolata che inquadra uno stretto fazzoletto di cielo.

Allo stesso modo Signora in giardino può essere compreso nel momento pienamente macchiaiolo di Vito D’Ancona. Una donna dal vestito azzurro e bianco si ripara dal sole con un ombrellino arancione.

Le macchie espressive di colore sono sempre unite però alla pittura della sua formazione, quella di carattere storico. Questa tendenza si può  notare nel dipinto del 1864 Esilio di Giano Della Bella, oggi appartenente alla Collezione Treves de’ Bonfili a Venezia. Qui l’artista unisce l’impianto classico della scena ad uno studio dal vero della luce e dei suoi effetti.

Vito D’Ancona: le opere parigine

Nel 1865 Vito D’Ancona si trasferisce a Parigi per restarvi per circa dieci anni, coinvolto piacevolmente nel clima culturale e artistico francese.

Del 1973 è Nudo, tema caro all’artista che risente sicuramente della tradizione cinquecentesca veneta, ma spogliata di quell’aura ideale per dare vita ad un sapiente studio dal vero di un interno reso con effetti chiaroscurali.

Degli anni parigini è anche Al pianoforte, dipinto che raffigura le lezioni di pianoforte di una fanciulla in un interno borghese e raffinato. A questo periodo appartiene anche l’intima e silenziosa composizione di La finestra sul pomaio.

Qui una lama di luce penetra dalla finestra e illumina gli interni di una casa di campagna. Alla grande finestra è affacciata una ragazza che appare immersa nella macchia verde dell’albero da frutta e sembra godere della frescura di un pomeriggio di primavera.
Il dipinto presenta un taglio frammentario e contingente che denota una libertà di sguardo molto vivida.

Negli ultimi anni della sua vita, tornato a Firenze, Vito D’Ancona realizza dipinti come Le corse alle cascine La ciociara.
Il dipinto di genere, ricco ed espressivo per la scelta del soggetto variopinto e popolare, appartiene oggi ad una collezione privata.

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