Sommario
Biografia
Davide Calandra (Torino, 1856 – 1915) compiuti gli studi classici, si iscrive all’Accademia Albertina di Torino nel 1875, dove studia sotto la guida di Enrico Gamba (1831-1883) e poi dello scultore Odoardo Tabacchi (1831-1905). Nel frattempo, frequenta anche lo studio di Alfonso Balzico (1825-1901), giunto da Napoli a Torino per lavorare presso la corte dei Savoia nel 1866.
Nel 1881, compie un soggiorno a Parigi che gli permette di ampliare la sua formazione e di definire il suo linguaggio, profondamente legato alla rielaborazione dell’antico, ma anche improntato su un equilibrio formale derivato dall’osservazione del vero, soprattutto nella realizzazione di animali e uomini.
Dopo lunghe sessioni di disegno dal vero eseguite in campagna, Davide Calandra si specializza nella produzione in bronzo di statue equestri, in cui i protagonisti risultano attentamente calibrati e uniformati con l’atmosfera circostante e con la luce che crea movimentati effetti di chiaroscuro sulle superfici.
Tra esposizioni ed opere monumentali
La sua prima opera importante è il Monumento a Garibaldi per Parma, del 1893, dove già si può scorgere la sapiente abilità dell’autore nel coniugare realismo e sentimento celebrativo, raffinatezza dei particolari e scioltezza esecutiva, attenzione alla resa veristica del gruppo, ma anche dettagli liberty dei basamenti.
Nel frattempo, Davide Calandra aveva iniziato a partecipare alle esposizioni torinesi a partire dal 1879, con ritratti, sculture di genere e piccole scene mitologiche di grande impatto decorativo. Ma è con le opere monumentali che lo scultore raggiunge un immediato successo, apprezzato per la prontezza d’esecuzione unita al sentimento e al vigore delle forme.
Fino ai primi anni del Novecento, lo scultore si dedica senza sosta a numerose committenze pubbliche, continuando costantemente a partecipare alle esposizioni, non solo italiane, ma anche a Londra nel 1888 e nel 1904.
Verso gli ultimi anni, concentra tutte le sue fatiche nell’esecuzione del Monumento ad Umberto I a Roma, portato poi a termine dal più giovane amico Edoardo Rubino (1871-1954), a causa della morte prematura dell’autore, sopraggiunta a Torino nel 1915, quando ha solo cinquantanove anni.
Davide Calandra: tra monumenti equestri, piccole scene e ritratti
Lo scultore torinese Davide Calandra esordisce alla Promotrice torinese del 1879 con un Ritratto di donna che evidenzia l’attenzione alla resa veristica del volto, nella sua tensione spirituale. L’anno successivo si presenta all’Esposizione torinese con Le veglie di Penelope e con due Ritratti, opere che cominciano a renderlo noto agli occhi della critica.
Ma, come accennato, il primo vero successo sopraggiunge nel 1893 quando realizza il Monumento a Garibaldi a Parma, seguito poi, nel 1902, dal Monumento al principe Amedeo Duca d’Aosta in cui unisce sottile trattazione psicologica alla componente celebrativa. Come scrive Rubino, «immaginò soprattutto un’opera decorativa, il cui contenuto ideale e morale fosse la celebrazione di un alto fine patriottico.
Tutta quest’opera volante e gagliarda è animata dal soffio potente di una convinta ispirazione; affascinante per impeto ed unità di concetto, per chiarezza di simboli, per eleganza di forma, è condotta con vero magistero d’arte».
Nel frattempo, partecipa alle esposizioni torinesi degli anni Ottanta e Novanta con opere quali Tigre reale, Giuda, Un mamalucco. Nel 1887 è all’Esposizione Nazionale di Venezia con il busto Cheikh Ibrahim, mentre nel 1892 si presenta alla Nazionale di Palermo con Caccia furtiva, Nei campi e L’aratro.
Nel 1906 inizia il Monumento ad Umberto I poi portato a termine da Rubino nel 1926, mentre risale al 1909 il Monumento a Zanardelli a Brescia e quello a Ugo Foscolo a Firenze. Sempre insieme a Rubino, esegue il monumento al Generale Mitre a Buenos Aires. Nel 1903 espone Il conquistatore alla Biennale di Venezia, dove ritorna nel 1909 con L’auriga e Il pensieroso.
Tra le ultime esposizioni importanti, vi è quella Internazionale di Roma del 1911, in cui Davide Calandra espone l’Altorilievo a decorazione della nuova aula per la Camera dei deputati con la Glorificazione di Casa Savoia.
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