Pietro De Francisco

Pietro De Francisco. La Folla (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
La Folla (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Pietro De Francisco (Palermo, 1873 – Mentone, 1969), dimostrate eccellenti doti artistiche sin da bambino, a vent’anni, inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Palermo, dove segue le lezioni di prospettiva di Salvatore Marchesi (1852-1926) e quelle di paesaggio di Francesco Lojacono (1838-1915).

Agli anni Novanta, risalgono le prime prove di Pietro De Francisco, indirizzato verso un paesaggio verista, tutto impostato su suggestioni cromatiche tratte dal vero nelle sessioni di pittura en plein air, ereditando la luminosità di Lojacono.

Non sono da dimenticare, però, anche alcuni saggi di argomento storico e diversi studi di nudi o di anatomie umane che mostrano la grande sensibilità disegnativa e chiaroscurale del giovane pittore.

Da Palermo a Roma a Milano

All’inizio del Novecento, ottenuto il pensionato a Roma, Pietro De Francisco vi si stabilisce, dedicandosi principalmente alla pittura di paesaggio, che risente evidentemente degli influssi simbolisti e lirici del gruppo In Arte Libertas, formatosi negli anni Ottanta sotto l’egida programmatica e teorica di Nino Costa (1826-1903).

A questo punto, il luminismo ereditato da Francesco Lojacono si unisce ad atmosfere attraversate da suggestioni poetiche e da un cromatismo sintetico e veloce, che si riscontra nei dipinti presentati nei primi anni del Novecento, tra Venezia, Milano, Napoli e Genova.

Verso la fine dei cinque anni di pensionato romano, il pittore si avvicina alla tematica sociale, che sviluppa sempre più frequentemente dopo il suo trasferimento a Milano, avvenuto nel 1906. Qui, Pietro De Francisco si accosta prima al Divisionismo e poi, negli anni Dieci alle istanze futuriste, rimanendo sempre legato, però, ad un’idea lirica e sintetica di paesaggio.

Lavora nel campo dell’illustrazione almeno fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, trovando in Milano il suo luogo ideale, ma desiderando anche di confrontarsi con l’Europa. Nel 1909 compie un soggiorno a Parigi, dove conosce Monet, grazie a cui si avvicina con maggiore intensità alle tendenze impressioniste, che riassume in un paesaggismo ancora più lirico e personale.

Partecipa a diverse esposizioni estere come quella di Londra del 1916, anno in cui pubblica il saggio Rinnoviamo la pittura – pittura energetica, dedicato ad Umberto Boccioni (1882-1916), morto nello stesso anno.

Un artista in viaggio

Pittore vigoroso, sempre aperto a novità, ma anche viaggiatore instancabile, pur avendo raggiunto una stabilità economica e lavorativa a Milano, all’inizio degli anni Venti, si trasferisce in Tunisia, con la sua amante Clara Valentini, dove si unisce alla comunità di artisti palermitani, organizzando una mostra di paesaggio al Grand Hotel De France.

Al termine di questo soggiorno, si trasferisce a Parigi, dove rimane fino alla fine degli anni Trenta. Qui, trova la sua dimensione ideale, partecipando ai Salon e tenendo una lunga serie di personali che lo portano ad ottenere la cittadinanza francese.

Negli ultimi tempi, la pittura di Pietro De Francisco si concentra su tematiche mistico religiose e su uno stile ancora compendiario e ricco di chiaroscuri. Trasferitosi a Mentone nel 1939, vi rimane fino alla fine dei suoi giorni, dedicandosi al paesaggio che sembra ritornare all’iniziale luminosità. Muore nella cittadina della Costa Azzurra nel 1969, a novantasei anni.

Pietro De Francisco: un paesaggio intimo e sintetico e il verismo sociale

Gli esordi di Pietro De Francisco sono legati all’eredità ricevuta da Francesco Lojacono: i primi paesaggi sono tutti realizzati en plein air e riflettono una luminosità e un’apertura tutte legate ai modi del maestro, come si nota dal dipinto Vitelli del 1896.

Una notevole scioltezza disegnativa e compositiva si riscontra in alcuni studi come Uomo ignudo, e Testa di vecchio, realizzati alla fine degli anni Novanta, prima del trasferimento a Roma per il pensionato.

Nella fase giovanile del pittore si annoverano anche alcuni dipinti di storia, tra cui Pigmalione del 1896, Nerone e Poppea del 1899 e I funerali di Petrarca. Il trasferimento a Roma all’inizio del Novecento corrisponde ad un’adesione alle modalità pittoriche dei paesaggisti romani legati all’eredità lasciata da In Arte Libertas e alla commistione tra verismo e simbolismo.

Tra le opere di questo periodo risaltano Paesaggio nostalgico del 1901, ma anche una Marina e una bella Testa dal vero con cui esordisce alla Biennale di Venezia del 1901. Avvicinandosi sempre di più a temi legati alla questione sociale, presenta Barricate alla Mostra di Napoli del 1904, ma anche Lotte sociali, Vecchie case, Crepuscolo e Conforti alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione del 1906, anno in cui si trasferisce nella capitale lombarda.

Dal postimpressionismo alle istanze futuriste

In tutto il periodo milanese, Pietro De Francisco sembra esplorare tanto il verismo quanto la tecnica divisionista, in opere come Vecchia Roma, Demolizione di un piroscafo, La tomba di Nerone sulla via Cassia e Nevicata, che mostrano un delicato intimismo ed un cromatismo costruito attraverso piccoli tocchi sintetici.

Nella sua attività di illustratore, invece, rimane costantemente interessato all’osservazione della vita degli ultimi, nei sobborghi di Milano, tra le fabbriche, le casupole degli operai e le abitazioni di fortuna degli zingari.

Tra postimpressionismo e interesse verso l’avanguardia futurista si svolge il soggiorno parigino dell’inizio degli anni Dieci, con tutte le implicazioni legate allo studio della luce e del colore in seno al movimento e alla frenesia della vita moderna, che lo portano all’elaborazione del dipinto Les Moulins.

Espressione dinamica, dipinto di matrice futurista, viene presentato dal pittore alla Biennale di Venezia del 1914. Nello stesso anno, espone anche a Genova alcuni dei suoi dipinti più significativi, che racchiudono i tratti salienti della sua variegata poetica: La draga, Bivacco di zingari, Verde primavera ed ancora Espressione dinamica.

Nel 1915, presenta a Brera il trittico Aspetti della città (Andante – Andante con moto – Crescendo) e l’anno successivo Paesaggio moderno, che, insieme a La folla, è tra gli ultimi dipinti eseguiti in Italia da Pietro De Francisco, prima del suo soggiorno tunisino e del suo definitivo trasferimento in Francia.

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