Mario Delitala

Mario Delitala. Donna di Orani, 1953 (dettaglio). Tecnica: Olio su Masonite, 65 x 55 cm
Donna di Orani, 1953 (dettaglio). Tecnica: Olio su Masonite, 65 x 55 cm

Biografia

Mario Delitala (Orani, 1887 – Sassari, 1990) figlio di un medico di Orani, viene inviato a compiere gli studi superiori a Sassari, dove si diploma in ragioneria nel 1907. In realtà durante gli anni scolastici, il ragazzo più che altro si appassiona al disegno e comincia a realizzare caricature e piccoli manifesti.

Dopo il diploma, si trasferisce a Milano per lavorare come contabile in una ditta, ma alla fine, notate le sue doti artistiche, viene inserito nel reparto della creazione di cartelloni pubblicitari. Rientrato in Sardegna, nel 1912 si stabilisce a Cagliari dove dirige un’impresa di vendita di marmi, ma non smette mai di dedicarsi all’attività di grafico.

La Sardegna tra incisioni e oli

Nel 1914, Mario Delitala riesce ad ottenere l’incarico per la decorazione di due tondi – andati perduti – nel Palazzo del Comune di Cagliari, dove già lavorano artisti come Filippo Figari (1885-1973).

Dopo la Prima guerra mondiale, intraprende un viaggio per scoprire la Sardegna, insieme al pittore conterraneo Carmelo Floris (1891-1960), caricando il suo repertorio di immagini e suggestioni folcloriche e tradizionali.

Rispetto ad altri artisti sardi, Mario Delitala appare più propenso ad affrontare non solo tematiche locali, ma anche sacre, come si vedrà soprattutto nell’ultima parte della sua lunghissima carriera. Per la prima volta, nel 1920, partecipa alla Biennale di Venezia con due dipinti ad olio, ma di lì a poco si specializzerà quasi esclusivamente nell’incisione.

Tra decorazioni e ed esposizioni italiane ed estere

Frequenta la Scuola di Incisione a Venezia e per tutti gli anni Venti e Trenta partecipa a diverse mostre importanti, come le Quadriennali di Roma. Tra decorazioni pubbliche, tra cui quella del Comune di Nuoro del 1924, e incisioni si svolge tutto il suo impegno artistico di questo periodo.

Solo un viaggio in Africa, a Bengasi, del 1929, interrompe questa fase che lo porta ad esporre alla Mostra Internazionale d’Arte Coloniale di Roma del 1931.
Al 1934 risale la nomina di Mario Delitala a direttore dell’Istituto d’Arte e del Libro di Urbino. Oltre a partecipare alle mostre italiane, espone a Chicago nel 1930, a Bruxelles nel 1933 e a Berlino nel 1937.

Con numerose incisioni, poi, è regolarmente presente alle Sindacali sarde dal 1930 al 1938. Dopo aver diretto l’Istituto d’Arte di Perugia, nel 1946 rientra in Sardegna, dove ricomincia a dedicarsi alla pittura ad olio oltre che all’incisione.

Ritorna a viaggiare nel 1949, quando si trasferisce in Sicilia per assumere la direzione dell’Istituto d’Arte di Palermo, fornendo un contributo fondamentale nella didattica e nella cultura della città, lavorando anche a numerose decorazioni di vetrate e mosaici di chiese siciliane.

L’attività didattica di Mario Delitala termina nel 1964, quando va in pensione e ritorna definitivamente in Sardegna, dove dipinge per molti altri anni, anche molto anziano. Muore a Sassari nel 1990, a centotré anni.

Mario Delitala in Sardegna: il segno secessionista della prima fase

Il disegno e l’incisione sono due media fondamentali nella crescita artistica del pittore sardo Mario Delitala. Nella maggior parte della sua carriera si è occupato di queste due attività, accompagnandole a numerose decorazioni pubbliche e a pochi ma fondamentali dipinti ad olio, comparsi alle maggiori esposizioni italiane.

La narrazione di Mario Delitala è dedicata alla Sardegna e in particolare all’entroterra della Barbagia, di cui descrive la faticosa quotidianità contadina, tra le aspre alture del Gennargentu. Anche il ritratto è uno dei generi prediletti dall’autore, sempre eseguito nel contesto del vero racconto della realtà locale.

La prima fase in cui il pittore si dedica soprattutto al manifesto pubblicitario, negli anni milanesi, è legata all’influenza delle Secessioni europee, come si nota dal segno secco ed incisivo dei contorni. Questo è presente anche nei dipinti presentati alla Società Francesco Francia di Bologna, tra cui il famoso e fondamentale Nostalgia di Sardegna del 1915.

Ma anche alla Biennale di Venezia del 1920, in cui espone il tragico dipinto Il mutilato, insieme a bello e malinconico Ritratto della sorella Anita che suggerisce già l’influenza dell’arte veneta del rinascimento, sempre unita al sentore simbolista della Secessione.

La linea e il colore del ritorno all’ordine: tra incisioni e oli

In questi anni, Mario Delitala soggiorna a Venezia dove approfondisce i grandi maestri veneti del Cinquecento, approfondendo soprattutto lo studio del colore, già preparatissimo sul disegno.
Il 1924 è un anno cruciale per il pittore: decora con profonda partecipazione la Sala Consiliare del Comune di Nuoro, con scene dedicate alla storia sarda.

Il disegno e il colore si coniugano in maniera eccezionale, dando vita a lunette e pannelli di grande impatto formale e cromatico, che ricordano i passaggi tonali di Giorgione  e Tiziano, come avviene poi anche nella decorazione dell’Aula Magna dell’Università di Sassari.

In queste si nota lo studio della figura e dei graduali passaggi cromatici che si rifanno al tonalismo veneto.
Mario Delitala, dunque, vive un personalissimo ritorno all’ordine, che si più ravvisare nelle allegorie della Medicina, della Giurisprudenza, della Veterinaria che svettano imponenti nell’Aula Magna.

Risale poi al 1929 una bellissima Santa Vittoria su tavola per la chiesa di San Pietro di Silki a Sassari, che sembra unire tratti preraffaelliti allo studio del nostro Quattrocento. Nel 1930, partecipa alla Biennale veneziana con la xilografia Contadini di Sardegna e nel 1931 alla Quadriennale di Roma con altre due xilografie, Giovinette di Sardegna e Mattino.

Dopo il viaggio a Bengasi, espone numerose vedute e ritratti orientalisti alla Mostra Coloniale di Roma del 1931, tra cui Bengasi, Spiaggia con palme e Notturno africano, tutti caratterizzati da una tavolozza chiarissima e da un disegno veloce ed espressivo.

Di nuovo, è alla Biennale di Venezia del 1932 con due xilografie a tema sacro, Ecce homo e San Cristoforo, mentre Donna in Sardegna e Ritratto di donna compaiono alla Quadriennale di Roma del 1935.

Alla Terza Quadriennale del 1939 ha una piccola sala personale, in cui espone dieci incisioni, tra cui La battitura della canapa, Ritratto dello scultore ceramista F. Melis, Cavalcata di Corpus Domini e Autoritratto.
Tra trittici, mosaici e vetrate in Sardegna e in Sicilia si svolgono gli ultimi, impegnativi anni del longevo pittore sardo.

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