Nicolaj Diulgheroff

Nicolaj Diulgheroff. L’uomo razionale (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
L’uomo razionale (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Nicolaj Diulgheroff (Kustendil, 1901 – Torino 1982) nasce in Bulgaria, ma si forma prima alla Kunstgewerbe Schule di Vienna e poi alla Neue Schule fur Kunst di Dresda. In seguito passa anche un periodo al Bauhaus di Weimar, per poi giungere alla Scuola Superiore di Architettura di Torino.

L’artista, uno dei maggiori rappresentanti del futurismo bulgaro e russo, tiene la sua prima personale nel 1922 a Dresda, presentando opere che si mostrano come una risultante tra il Futurismo italiano e il Costruttivismo russo, ma che contengono anche tanti elementi strutturali e funzionali del Bauhaus.

L’astrattismo futurista di Nicolaj Diulgheroff è intessuto di un’assoluta chiarezza formale, in cui l’ordine geometrico coesiste con le soluzioni cromatiche pure, che risentono sicuramente dell’influsso dell’arte europea coeva.

L’adesione al gruppo futurista torinese

Dopo il Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista, firmato da Enrico Prampolini (1894-1956), Ivo Pannaggi (1901-1982) e Vinicio Paladini (1902-1971), il Futurismo italiano entra in comunicazione con le avanguardie astrattiste europee, in particolare con il neoplasticismo olandese, con lo spiritualismo cosmico di Prampolini, con il francese Esprit Nouveau e con il Bauhaus, privando il movimento di quella univoca aura destroide che aveva avuto sino a quel momento.

Tutto ciò si riflette anche nel gruppo futurista torinese, del quale Nicolaj Diulgheroff entra a far parte nel 1926. Due anni dopo, espone con il gruppo alla Galleria Pesaro e ottiene un enorme successo di critica, grazie alla sua piena adesione al tema della “sensibilità” della macchina e del suo spirito vivo ed energico.

In effetti lo “spirito meccanico” emerge dalle opere ritmiche e perfette dell’artista bulgaro, che viene invitato ad esporre alla Galerie 23 di Parigi sempre nel 1928, poi all’Esposizione Futurista di Mantova nel 1929, alla Biennale di Venezia e poi di nuovo alla Galleria Pesaro nel 1930.

In questo contesto, Nicolaj Diulgheroff presenta una serie di opere che fanno combaciare alla perfezione l’arte meccanica con l’idealismo cosmico di Prampolini e con lo il decorativismo cromatico di Fortunato Depero (1892-1960), dotando ogni oggetto rappresentato di vita ed energia proprie, in una sorta di plasticismo spiritualista.

L’attività espositiva

Artista instancabile e poliedrico, nel corso degli anni Trenta, presenta le sue sperimentazioni a numerose mostre nazionali, tra cui le Biennali di Venezia, ma anche le Sindacali fasciste e le Quadriennali di Roma.

Fondamentale è il suo ulteriore sviluppo verso una sorta di plasticismo cromatico e atmosferico contenuto all’interno di questi “organismi aerei”, astratti ed enigmatici, ma allo stesso tempo lineari ed ordinati.

Contemporaneamente, Nicolaj Diulgheroff svolge un’intensa attività in qualità di grafico e cartellonista, soprattutto per l’azienda Tucci di Torino. Lavora anche nel campo dell’architettura e dell’arredamento di interni, unendo con sapienza ed originalità alcuni stilemi fondamentali del secondo Futurismo al Razionalismo architettonico.

Per molti anni, a partire dal dopoguerra, interrompe la sua attività espositiva, per dedicarsi quasi esclusivamente al design di interni. Tiene nuovamente una personale nel 1972 e poi nel 1977, pochi anni prima della morte, che lo coglie a Torino nel 1982, ad ottantuno anni.

Nicolaj Diulgheroff: il secondo Futurismo e lo “spirito meccanico”

Il Futurismo di Nicolaj Diulgheroff è intriso di sensazioni avanguardistiche europee, sin dai primi anni della sua attività. Risalgono agli anni Venti le sue prime opere, caratterizzate da una sensibilità pittorica a metà tra il Futurismo italiano e qualche elemento del Dada tedesco, ma soprattutto del Costruttivismo russo.

Una grande dose di spiritualismo è contenuta nei dipinti del pittore, a partire dalla Composizione spazio-forza del 1927. L’Uomo razionale, uno dei più importanti soggetti di Nicolaj Diulgheroff, viene esposto alla Galleria Pesaro nel 1928, consegnandogli un immediato successo di critica.

Nello stesso anno, prende parte alla sua prima Biennale di Venezia con Sintesi dello spirito umano, opera che, insieme alla precedente, rappresenta esattamente l’unione tra spiritualismo cosmico prampoliniano ed arte meccanica e costruttivista.

Alla Mostra dei Trentatré artisti Futuristi alla Galleria Pesaro di Milano del 1929, l’autore tiene una corposa personale con una sessantina di opere, tra cartelloni pubblicitari, progetti di mobili, pezzi d’arredo, ma anche numerosi e preziosi oli su tela. Tra di essi vi sono La signorina del 14° piano, Navigazione, Spiaggia di Rimini, La danzatrice Isadora Duncan, Interno mistico, Città grigia, Ritratto di F.T. Marinetti, Paesaggio e Musicista.

“Organismi aerei spirituali”

Di nuovo nel 1930 porta trenta opere alla Galleria Pesaro, insieme ad altri futuristi torinesi come Fillia (1904-1936), Pippo Oriani (1909-1972) e Mino Rosso (1904-1936).

È qui che si esprime a fondo l’idea futurista di Nicolaj Diulgheroff: lo spirito della macchina, ma anche la psicologia che entra nei motori, nelle valvole e nei pistoni rendendoli quasi organi umani, coincide con la compenetrazione cromatica dei piani e con una sorta di enigmatico misticismo astratto.

Le opere più significative di questa esposizione sono Realtà trascendentale, Trasparenze musicali, Paesaggio simultaneo, Fluido, Mendicante, Il semaforo delle nuvole, Ritratto del pittore Oriani, Ritratto del pittore Fillia, Il pozzo della solitudine – simultaneità organizzata.

Nello stesso anno, il futurista bulgaro prende parte alla Biennale con Professore di meccanica razionale, Marinaio e F.T. Marinetti, mentre Trasparenza compare a quella del 1932. In questi primissimi anni del decennio, Nicolaj Diulgheroff si interessa anche all’aeropittura pura, come si nota da alcune composizioni presentate a Milano nel 1931, come Velivoli, Idolo del cielo e Simultaneità atmosferica.

Tra le ultime esposizioni degli anni Trenta e Quaranta, compaiono soprattutto bozzetti e progetti architettonici e cartellonistici, specchio del forte interesse dell’artista nel campo dell’edilizia, dell’arredamento e della pubblicità.

Tra i progetti più famosi, poi realizzati vi sono quello di Casa Mazzotti a Savona, una vera e propria costruzione futurista, ma anche la Taverna del Santopalato a Torino, di cui cura non solo il progetto architettonico, ma anche quello grafico dei manifesti e dei menu.

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