Sommario
Biografia
Domenico Roscio (Favria, 1836 – Torino, 1880) si forma presso l’Accademia Albertina di Torino. Dopo il diploma, la sua attività espositiva si svolge quasi esclusivamente a Torino, dove partecipa a tutte le Promotrici e alle mostre del Circolo degli Artisti dal 1856 al 1875. La sua specialità è la veduta prospettica, che conduce attraverso una sapiente gestione dei piani che si susseguono ordinatamente a creare una visione nitida e precisa di paesaggi torinesi, interni di edifici, ma anche di soggetti storici.
Domenico Roscio affianca all’attività pittorica quella didattica all’interno della Scuola Femminile Professionale Municipale, fondata da lui stesso. Vi insegna pittura industriale applicata a diversi materiali, come la porcellana, il cristallo, lo smalto, tecniche in cui spicca, accanto alla più diffusa pittura ad olio, per cui è prevalentemente conosciuto.
Una regolare attività espositiva a Torino
Come accennato, partecipando alle esposizioni torinesi per tutti gli anni Sessanta e Settanta, il pittore si inserisce nel paesaggismo piemontese di stampo classico. Reminiscenze della prospettiva settecentesca ritornano soprattutto nella prima fase della sua produzione, in cui si concentra su vedute di piazze e su panorami non solo di Torino, ma anche di Roma e delle città lombarde; il che ci suggerisce anche i frequenti viaggi e spostamenti che Domenico Roscio effettua soprattutto in giovane età.
Un’impostazione tradizionale che comprende l’utilizzo di quinte architettoniche o naturalistiche e una trattazione limpida dell’atmosfera interessa soprattutto le vedute prospettiche degli anni Sessanta. Ma a partire dal decennio successivo, il pittore sembra cedere ad una dimensione più emozionante e lirica che ammorbidisce la rigida impostazione geometrica della veduta.
Si tratta di una chiara propensione verso il crescente naturalismo che si va sviluppando nel moderno paesaggio piemontese della Scuola di Rivara, di cui Domenico Roscio non più rifiutare del tutto la portata rivoluzionaria: pur mantenendosi fedele alla tradizione, si spinge verso una modalità compositiva decisamente più agile ed ariosa.
Molto attivo anche nel campo della letteratura artistica e della critica, Domenico Roscio collabora a diversi periodici e riviste. Attivo fino alla fine, muore a Torino nel 1880, a soli quarantaquattro anni.
Domenico Roscio: dalla veduta prospettica tradizionale ad una declinazione più naturalistica e sciolta del paesaggio
Tutta l’evoluzione della pittura di Domenico Roscio si più ben dedurre dalle opere presentate regolarmente alle Promotrici torinesi. Al suo esordio nel 1856, vi espone una veduta prospettica di invenzione e di sicura reminiscenza classica, l’olio Rovine di un antico tempio greco, mentre nel 1859 espone una Prospettiva istoriata.
L’anno successivo presenta tre prospettive, una delle quali animata dalla scena di storia Piazza del Duomo a Brescia dopo la battaglia di San Martino, come avviene anche nell’opera comparsa all’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861, Frate Iacopo Bussolari anima il popolo alla difesa della patria, nella chiesa di San Michele in Pavia.
Le vedute più famose
A Torino, nello stesso anno, Domenico Roscio si presenta con due delle sue vedute più famose: Alla Sacra di S. Michele e Cappella della Sacra Sindone a Torino. Nel 1863 espone due vedute romane, Il Colosseo e Veduta del Monte Pincio. Tra le opere più significative di Domenico Roscio vi sono quelle dedicate al paesaggio torinese e valdostano, che contraddistinguono la sua produzione dalla fine degli anni Sessanta e del decennio successivo.
Nel 1868, alla Promotrice di Torino espone Le sponde del Po (vespro) e Le sponde del Po (mattino) che esprimono i primi accenni del pittore verso una poetica di accezione più naturalistica, come dimostrano le diverse modulazioni di luce ed atmosfera del Po al tramonto e all’alba. La stessa qualità lirica ed emozionante si riscontra nei dipinti dedicati alla montagna valdostana, come Veduta dei ghiacciai Gran Paradiso e Grivola e Valle e città d’Aosta, vedute da Busseja.
Altre vedute alpestri compaiono alla Mostra Nazionale di Parma del 1870, tra cui Il piano di Breil ed il versante italiano del Cervino e del S. Teodule. Allo stesso anno risale anche l’Interno della Palazzina di Stupinigi, che fa parte della raccolta di vedute eseguite per Amedeo di Savoia. Tra le ultime opere sposte alle Promotrici torinesi prima della morte vi sono l’Inaugurazione della Basilica di Superga e Al Campo di S. Maurizio.
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