Ercole Drei

Ercole Drei. La Commedia - Tecnica: Ceramica Policroma, 45 x 24 x 14 cm. Firmata sulla base “E. Drei”
La Commedia (dettaglio). Tecnica: Ceramica Policroma

Biografia

Ercole Drei (Faenza, 1886 – Roma, 1973) studia nella Scuola di Arti e Mestieri di Faenza sotto la guida di Antonio Berti (1830-1912). Qui conosce il pittore Domenico Baccarini (1882-1907) e il ceramista Francesco Nonni (1885-1976), con cui instaura una forte amicizia.

Nel 1905 avviene il suo trasferimento a Firenze e l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti, dove segue i corsi dello scultore Augusto Rivalta (1837-1925). Esordisce nello stesso anno a Firenze, dando avvio ad una produzione dalle tendenze liberty e secessioniste.

Ercole Drei predilige infatti le superfici lisce e una linea sinuosa e ininterrotta che accompagnano temi intimi, ritratti, fino ad arrivare a tipici soggetti simbolisti e allegorici. Il 1912 è l’anno in cui vince il pensionato: si trasferisce a Roma e partecipa subito al clima simbolista.

Nel 1914, nel 1915 e nel 1916 partecipa, infatti, alle Mostre della Secessione romana. Il 1915 è anche l’anno in cui comincia a dedicarsi alla pittura, che vive però in secondo piano rispetto alla scultura. Dopo la guerra, Ercole Drei riesce a confermare il suo pensionato a Roma.

Per tutti gli anni Venti, le sue sculture abbandonano l’impianto liberty e si avviano ad una maggiore saldezza. È il periodo del Ritorno all’ordine, che vive realizzando sia sculture monumentali che opere di minori dimensioni.

Villa Strohl-Fern

Nel 1921 Ercole Drei ottiene uno studio in Villa Strohl-Fern in cui vive e lavora per tutto il resto della sua vita. Partecipa alle rassegne degli Amatori e Cultori di Roma, alle Biennali di Venezia e poi, negli anni Trenta, alle Quadriennali romane.

Negli anni Venti, come accennato, la sua plastica si fa più dura e geometrica, mantenendo sempre una rigorosa eleganza. Si avvicina al gruppo che gravita attorno alla rivista “Valori Plastici”, facendosi dunque interprete di una scultura più monumentale.

Nel 1927 ottiene la cattedra di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, incarico che mantiene per trent’anni, per poi essere nominato direttore dell’Accademia.

Gli anni Trenta sono quelli più prolifici: nel 1930 viene allestita la sua prima personale presso l’Associazione Artistica Romana. Dopodiché viene chiamato a realizzare numerosi monumenti celebrativi in tutta Italia e nel 1940 ottiene la nomina di Accademico di San Luca.

Dal 1954 al 1967 è direttore dell’Accademia Clementina di Bologna, senza mai smettere di praticare l’attività scultorea. Muore a Roma nel 1973.

Ercole Drei: tra liberty e Secessione

Gli esordi di Ercole Drei avvengono nel segno del simbolismo liberty. Il contatto con artisti come Baccarini, lo avvia inevitabilmente a questo indirizzo. Predilige dunque una linea decorativa liberty che si rifà alle Secessioni viennese e tedesca.

L’esordio fiorentino del 1905 vede la presentazione di un’intima scultura dal titolo Mia sorellina. Gli anni seguenti sono ricchi di delicati ritratti e del busto di Giovanni Fattori, conosciuto a Firenze.

Nel 1912 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia esponendo Ritratto e Adolescente, due sculture dalle superfici levigate e dai tratti poetici e flessuosi. Il pensionato romano lo include completamente nel clima Secessionista: partecipa alla Mostra del 1914 con Salomè, Danzatrice, La serpe.

A quella del 1915 espone Donna che si sveglia e Brezza. Si tratta di sculture dai forti accenti secessionisti che però già nascondono quella saldezza plastica tipica del Drei del dopoguerra. Alla Mostra del 1916 invece risale Il cerchio.

Il dopoguerra: una scultura più solida e monumentale

Il dopoguerra vede Ercole Drei partecipare al clima di generale ritorno all’ordine che interessa pittura e scultura. Non si avvicina dunque alle avanguardie, ma la sua scultura si fa più costruttiva e piena, i volumi hanno una eleganza primitiva e un’idea di forza e stabilità.

Realizza una serie di sculture monumentali di valore celebrativo in diverse città italiane, ottenendo un successo sempre più notevole. Del 1921 è il monumento a Nazario Sauro a Ravenna e il gruppo L’insurrezione inserito nel monumento a Vittorio Emanuele II a Roma.

Realizza poi diversi monumenti ai caduti, senza però tralasciare la plastica di piccole dimensioni. Utilizza il gesso, il marmo, il bronzo e la ceramica policroma, retaggio delle sue origini faentine.

Alla Biennale veneziana del 1920 Ercole Drei presenta Ragazzo che si spoglia, piccola e dinamica statuetta dai richiami classici che si riscontrano nel puntuale contrapposto chiastico. Alla Biennale del 1922 risale Titi, a quella del 1926 Lia e Nazario Sauro. La commedia compare alla Biennale del 1928 insieme a La tragedia, La danza, La musica per la sala dell’Arte e del Teatro allestita da Margherita Sarfatti.

Si tratta di una scultura in gesso, poi riprodotta in ceramica policroma, che ritrae una donna nuda, allegoria della Commedia. Un volume solido descrive la statuetta che sorregge nelle mai due maschere comiche dell’antichità. Il richiamo al classico è anche qui evidente e si inserisce nel clima del ritorno ai valori plastici antichi promosso dal regime.

Gli anni Trenta e Quaranta

Il successo di Ercole Drei degli anni Trenta è irrefrenabile. Nel 1932 realizza due monumenti ai caduti fascisti nella certosa di Bologna e l’Ercole per lo stadio dei Marmi a Roma.

Alla Biennale del 1930 presenta Il pittore Bertocchi e Ragazzo che giuoca. Dello stesso anno è la sua prima personale che lo rende ormai noto al grande pubblico, insieme ai suoi gruppi monumentali.

Presso la I Quadriennale di Roma del 1931 Ercole Drei presenta nove opere, tra sculture in gesso e bronzo e dipinti ad olio. Le sculture sono Ritratto della signora Sanise, Ritratto di Diego Pettinelli e Bambino seduto. Le tele Piazza San Pietro, Interno, L’ora del pranzo, Titi e Lia e La figlia del marinaio.

Alla Quadriennale del 1935 espone la suggestiva e delicata, ma allo steso tempo solida scultura in marmo Saffo. Diverse opere dedicate alla mitologia, tema molto caro a Drei, vengono presentate alle successive due Quadriennali: Baccante addormentata, Dedalo e Icaro, Venere moderna, Icaro.

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