Leonardo Dudreville

Leonadro Dudreville. Pane. Tecnica: Olio su tela
Pane. Tecnica: Olio su tela

Quotazioni Leonardo Dudreville

Le opere di piccole dimensioni a olio su tela di Leonardo Dudreville, come nature morte, paesaggi e scene tarde, oscillano tra i 1.000 e i 5.000 euro. Le opere più impegnate legate a Novecento di Margherita Sarfatti superano queste cifre, soprattutto se di dimensioni notevoli.
Variano tra i 10.000 e i 20.000 euro i soggetti futuristi e astrattisti della prima produzione, la più ricercata sul mercato, che può raggiungere anche picchi più alti, oltre i 30.000 euro. Gli acquerelli e i disegni degli anni Venti e Trenta hanno stime tra i 900 euro e i 2.000 euro.

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Biografia

Leonardo Dudreville (Venezia, 1885 – Ghiffa, 1975) nasce da un’agiata famiglia di origini francesi, giunta in Italia durante il dominio napoleonico. Viene avviato agli studi classici dai genitori, ma il giovane, versato nel disegno, decide di abbandonare il ginnasio, per spostarsi a Milano ed iscriversi all’Accademia di Brera nel 1902, dove studia con Cesare Tallone (1853-1919).

Tra Milano e Parigi

Nel fervente ambiente culturale milanese, stringe amicizia con Anselmo Bucci (1887-1955). Insieme compiono un viaggio a Parigi tra il 1906 e il 1907: entrano in contatto con gli italiens de Paris ed in particolare con Gino Severini (1883-1966), che lo introduce alle novità europee.

Rientrato in Italia, Leonardo Dudreville compie una sorta di ritiro spirituale sull’Appennino parmense, dove inizia un’intensa fase di sperimentazione pittorica, in cui compone soprattutto opere divisioniste. In seguito, tra il 1910 e il 1911, pur avvicinandosi alla ricerca futurista, non compare tra i firmatari del Manifesto, perché entra in aperta polemica con Umberto Boccioni (1882-1916).

Nuove Tendenze

Tra il 1913 e il 1914, entra a far parte del gruppo milanese “Nuove Tendenze”, la cui prima mostra si tiene presso la Famiglia Artistica di Milano tra il maggio e il giugno 1914.

“Nuove Tendenze” rappresenta l’ala moderata del Futurismo e comprende, oltre che Leonardo Dudreville, artisti quali Achille Funi (1891-1972), Giulio Ulisse Arata (1881-1962), Ugo Nebbia (1880-1965) e Alma Fidora (1894-1980).

All’interno del gruppo, il pittore veneziano opera una libera interpretazione dell’avanguardia: nella sala personale della mostra espone una serie di opere che uniscono Futurismo a Orfismo, facendo particolare riferimento a Robert Delaunay (1885-1941).

Il dopoguerra

Durante la Prima guerra mondiale, non viene arruolato perché ha una malformazione fisica. Passa un periodo di crisi e di profonda riflessione che lo conduce a ripensare al suo linguaggio: già verso la fine del conflitto, matura, come molti altri artisti, una netta separazione dall’astrazione dell’Avanguardia per ritornare al figurativo.

La sua è una “conversione al vero” intessuta di forti richiami alla poetica rinascimentale e fiamminga, in cui la pittura risulta translucida ed estremamente oggettiva.

Nel 1922, entra nel gruppo dei Sette Pittori di Novecento, con la coordinazione di Margherita Sarfatti. Nel 1923 espone alla prima mostra del gruppo alla Galleria Pesaro di Milano e dal 1922 al 1932 prende parte regolarmente alla Biennale di Venezia.

Successo di critica

La sua pittura lenticolare ed analitica ottiene subito un forte successo di critica, ma ben presto Leonardo Dudreville decide di separarsi da Novecento, per alcune divergenze con la Sarfatti.

Dalla fine degli anni Venti in poi, procede da solo con la sua azione pittorica, portando ancora avanti il discorso di un ritorno all’ordine costituito da un attento studio del vero cui si dedica con ricerca metodica fino alla mostra personale tenutasi presso la Galleria Dedalo di Milano nel 1936.

Dopo la seconda guerra mondiale, si ritira con la famiglia a Ghiffa, un paesino su lago Maggiore, dove dipinge soprattutto paesaggi, nature morte e ritratti fino agli anni Sessanta. Muore proprio a Ghiffa nel 1975, a novantanni.

Leonardo Dudreville: l’avanguardia di Nuove Tendenze, tra Futurismo e Cubismo orfico

Tra le prime esposizioni del giovane Leonardo Dudreville compare quella di Firenze del 1908, cui partecipa al suo rientro da Parigi e in cui presenta La calza. Il suo linguaggio, in questo periodo, è intessuto di forti influenze europee che lo vedono esplorare prevalentemente il Divisionismo.

Alla Quadriennale di Torino del 1908, infatti, espone il dipinto divisionista Mattino sull’Appennino, eseguito proprio durante il suo ritiro sull’Appennino parmense. Il prossimo passo è l’avvicinamento alla poetica futurista intorno al 1910, che Leonardo Dudreville associa sapientemente ad un astrattismo di matrice cubista e fortemente spirituale, all’interno di Nuove Tendenze.

Tra le opere di questo periodo compare un Autoritratto in cui sembra replicare il suo profilo all’interno di uno spazio infinito, ma anche Studio per l’autunno, Composizione ritmica, Studio per senso e Città + velocità che uniscono il puro futurismo italiano alle composizioni che richiamano il Cubismo orfico di Jacques Villon (1875-1963).

Il ritorno all’ordine: Novecento

Il percorso artistico di Leonardo Dudreville comincia a subire un forte cambiamento grazie alla cesura della Prima guerra mondiale. Con il vigoroso bisogno di un ritorno al figurativo, l’artista inizia a trattare temi quotidiani e sociali attraverso un linguaggio pulito e terso, che si esprime mediante un luminismo emozionante e una descrizione analitica della realtà.

Già nel 1921 partecipa alla Mostra d’Arte Italiana Contemporanea presso la Galleria Pesaro, dove presenta Riviera ligure, Servetta, Paesaggio che già mostrano una fortissima tendenza alla narrazione della realtà in tutte le sue sfaccettature. Così avviene per Un caduto, esposto alla Fiorentina Primaverile del 1922, insieme a Riviera e Paese.

Epopea amorosa

Nello stesso anno espone alla Biennale di Venezia Panorama e Zinie e vi ritorna nel 1924 con il famoso polittico Amore: discorso primo, in cui mette in campo una teatrale epopea amorosa in diverse parti, dove il luminismo radente sfiora le figure volumetriche ed animate.

Alla Biennale del 1928, Leonardo Dudreville invia Conchiglie, Lavagna, Il Lambro a Melegnano e Libri, mentre dagli anni Trenta inizia a lavorare a nature morte di matrice seicentesca, come Germani, beccaccini e frullino esposti alla Biennale del 1930 e Mele, Anatre, Pane, Ravanelli presentati a quella del 1932 insieme al nitido ritratto di Ragazzo. Tra le ultime opere prima della Seconda guerra mondiale compare Il porto di Chioggia esposto alla Quadriennale di Roma del 1939.

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