Emilio Franceschi

Emilio Franceschi. Parini (dettaglio). Scultura in marmo
Parini (dettaglio). Scultura in marmo

Biografia

Emilio Franceschi (Firenze, 1839 – Napoli, 1890), nato da una famiglia di umili condizioni, manifesta sin da bambino una spiccata propensione verso la modellazione e l’intaglio. Dopo aver frequentato il Collegio a Pistoia, entra nell’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studia scultura al seguito di Pietro Cheloni.

Inizialmente, l’attività artistica di Emilio Franceschi si svolge soprattutto nell’ambito della realizzazione di mobili, di sculture ad intaglio e di elementi d’arredo. Con questa prima produzione raggiunge un notevole successo nelle arti applicate, come dimostra la sua partecipazione alla Esposizione Universale di Londra del 1862 e a quella di Parigi del 1867.

Il trasferimento a Napoli

Alla fine degli anni Sessanta, si trasferisce a Napoli, dove dirige una manifattura di mobili e dove viene chiamato ad insegnare all’Accademia di Belle Arti. Partecipando al fervente clima artistico partenopeo, conosce Domenico Morelli (1823-1901), con cui instaura un profondo rapporto di amicizia.

Quest’ultimo incoraggia Emilio Franceschi ad iniziare a scolpire il marmo, affiancando all’attività di intagliatore quella di scultore. Le prime opere di questo genere compaiono all’inizio degli anni Settanta, sicuramente influenzate dal verismo storico di Morelli.

Tra opere aneddotiche e argute, inizia la sua carriera di scultore, per poi giungere ad una trattazione sensibilmente più legata al vero, non solo dal punto di vista stilistico, ma anche dal punto di vista della scelta dei temi, come si nota dalle opere presentate alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877, dove ottiene un notevole successo di critica.

Il successo di critica

Francesco Netti (1832-1894) osserva nello scultore una profonda capacità di indagare il sentimento umano, attraverso le pose, gli atteggiamenti, le espressioni del volto, capaci di trasmettere affetti ed apprensioni.

Ed è proprio per questo che la scultura di Emilio Franceschi si pone a metà tra le reminiscenze romantiche e gli sviluppi veristi, con un costante richiamo agli stilemi classici e rinascimentali, soprattutto nelle personificazioni e nelle allegorie.

È indubbio, però, che in alcune rappresentazioni più evidentemente veriste e crude, sembra guardare all’opera del più giovane artista napoletano Achille D’Orsi (1845-1929).

Nel corso degli anni, lo scultore lavora a diverse opere pubbliche, fino alla progettazione del Monumento equestre a Vittorio Emanuele II, che lascia incompiuto a causa della sua morte improvvisa avvenuta nel 1890, a soli cinquantuno anni.

Emilio Franceschi: la scultura a Napoli tra natura e sentimento

Come accennato, le prime opere scultoree di Emilio Franceschi risalgono agli anni Settanta dell’Ottocento. Alla Promotrice napoletana del 1874 presenta la figura in gesso Paggio, che risponde allo stile arguto e piacevole della scultura di genere, così come Guida araba in riposo, che appartiene agli stilemi del filone orientalista.

Alla Mostra Nazionale di Napoli del 1877, Emilio Franceschi giunge definitivamente alla piena approvazione da parte della critica, con la presentazione di sette opere, tra sculture e elementi d’arredo intagliati: un mobile ad uso di specchiera decorato, una libreria in legno di noce, ma soprattutto le due statue Il poeta Parini e Opimia.

Il primo è un ritratto di poeta illustre, realizzato senza alcun intento celebrativo, nel rispetto del verismo partenopeo. La seconda, soggetto romano, garantisce un immediato successo allo scultore, per il suo carattere solenne ed espressivo allo stesso tempo.

La famosa scultura oggi conservata alla Galleria Nazionale di Roma, Eulalia cristiana, viene presentata all’Esposizione Nazionale di Torino del 1880. Rappresenta la martire spagnola, che pur nel pieno del dramma della crocefissione, mostra la sua sensuale prosperità, accentuata dal panneggio bagnato che le ricade verso i piedi e le lascia scoperto un seno.

Un verismo decisamente più convincente compare invece nelle due opere di soggetto sempre romano presentate alla Mostra Nazionale di Roma del 1883: Ad bestias e Fossor. Tra le opere pubbliche di maggiore importanza vi è Ruggero il Normanno per una delle nicchie della facciata del Palazzo Reale di Napoli.

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