Enrico Reycend

Enrico Reycend. Cascinale. Tecnica: Olio su tela
Cascinale. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Enrico Reycend (Torino, 1855 – 1928) dopo un brevissimo periodo passato all’Accademia Albertina, decide di abbandonare gli studi accademici. Ben presto, entra prima nello studio di Enrico Ghisolfi (1837-1918), poi in quello di Antonio Fontanesi (1818-1882). Quest’ultimo, diventa il “venerato” maestro, quello che lo introduce al paesaggio che unisce ultimi sprazzi di visione romantica al verismo.

In seguito, attratto dalla potenza dello studio dal vero, delle variazioni atmosferiche e luministiche, studia al fianco di Lorenzo Delleani (1840-1908), da cui apprende quell’accezione lirica e suggestiva del paesaggio. Ma per Enrico Reycend sarà fondamentale anche l’approccio del pittore milanese Filippo Carcano (1840-1914), con la sua pittura vibrante ed intima.

Tra maestri torinesi e milanesi, si inserisce sicuramente la figura del pittore francese Camille Corot (1796-1875) che studia con attenzione e devozione. Per Reycend rappresenta il punto di contatto tra il verismo italiano e la Scuola di Barbizon, con la sua poetica immediata ed emozionante allo stesso tempo.

Il viaggio a Parigi

La sintesi cromatica corotiana, ma anche la suggestione elegiaca di Fontanesi entrano a far parte del linguaggio del pittore torinese sin dalla prima produzione. Esordisce infatti a Torino nel 1873, con due tele di ispirazione fontanesiana. Si avvicinerà ancor di più a Corot, dopo il soggiorno a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale del 1878.

A questo punto, la pittura di Enrico Reycend si aggiorna alle novità internazionali, soprattutto in relazione all’impressionismo. Tornato in Italia, si dedica a soggetti della campagna piemontese, al Po, al territorio canavesano. I suoi dipinti rivelano un’insolita freschezza e soprattutto un approccio cromatico fine ed elegante.

Una assidua attività espositiva

Partecipa con regolarità alle Promotrici torinesi e genovesi, fino agli anni Venti del Novecento, presentando non solo paesaggi della campagna piemontese, ma anche marine liguri e soggetti francesi. Ritorna, infatti, più volte a Parigi nel corso della sua lunga carriera, prima nel 1880, poi nel 1890 ed infine nel 1900, quando partecipa all’Esposizione Universale, dove riceve una menzione onorevole.

Dopo aver partecipato ad alcune edizioni della Biennale veneziana, Enrico Reycend viene rifiutato a quella del 1905. Questo evento lo porta ad una inevitabile delusione e presa di coscienza: la critica nazionale è ormai orientata su diverse e più aggiornate proposte artistiche. Non rinuncia comunque ad esporre nella sua Torino, a Genova, Milano, Firenze e Roma.

Attivo fino alla fine, si occupa soprattutto di piccoli studi e paesaggi su tavoletta o su cartone, comunque degni della sua produzione precedente e denotati da una grandissima qualità pittorica e sintesi compositiva. Muore a Torino nel 1928, a settantatré anni.

Enrico Reycend: un poetico e suggestivo paesaggio nel segno del vero

La tradizione paesaggistica piemontese, nella sua accezione lirica e verista allo stesso tempo entra a far parte subito della produzione di Enrico Reycend. L’influenza di Delleani e Fontanesi lo porta a realizzare opere come La cinta di Vanchiglia e Un acquedotto sulla Dora, presentate al suo esordio alla Promotrice torinese del 1873.

La dimensione emotiva compare insieme alla precisa e sentita resa atmosferica, come ben si nota da dipinti quali Meriggio, comparso all’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877 o Quiete, di fontanesiana memoria, presentato a Torino nel 1878.

Il 1878 è un anno significativo per Enrico Reycend: si reca a Parigi ed entra in contatto sia con la poetica di Corot, sia con l’Impressionismo. A questo punto, il suo linguaggio si arricchisce ancor di più, unendo dimensione poetica a sensibilità cromatica e luministica, attraverso una vibrante e pennellata verista.

La quiete e Natura mesta vengono presentate dal pittore all’Esposizione Nazionale di Torino del 1880, In ottobre, Rive del Po e Sul Canavese a quella di Milano dell’anno successivo. Partecipa poi all’Esposizione Nazionale romana del 1883 con Dintorni di Torino, Ritorno al pascolo e In ottobre.

Un realismo sintetico e toccante

Accanto ai paesaggi dedicati alla natura piemontese, nella metà degli anni Ottanta, cominciano a fare la loro comparsa le marine, realizzate durante il suo soggiorno genovese del 1884-1886. Proprio alla Promotrice di Genova del 1884, espone ben sette opere: tre varianti dello studio dal vero Nel porto di Genova, Scalo di Porta Nuova, Nel boschetto e Nel giardino reale.

Nel 1888 partecipa alla Mostra Nazionale di Bologna con i suggestivi dipinti Mattino fra i monti, Pioggia nel porto di Genova, Settembre in montagna, Sole velato, che mostrano l’interesse di Enrico Reycend nel rendere su tela le più precise notazioni atmosferiche e temporali. Questo è ben visibile anche nei 16 studi di paesaggio presentati alla Nazionale di Palermo del 1892, e soprattutto nel dipinto Quiete montanina comparso alla I Biennale di Venezia del 1895.

A quella del 1897 presenta invece Pace meridiana, nel 1899 Meriggio sulla spiaggia di Verazze e Sasso di Ferro – Lago Maggiore. Nel 1900 espone all’Universale di Parigi, ma cinque anni dopo si vede rifiutare le sue opere alla Biennale. Da questo momento in poi, continua ad esporre soprattutto presso le Promotrici di Torino e Genova, seguendo sempre quel realismo poetico e suggestivo degli inizi.

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