Ercole Rosa

Ercole Rosa. Frine (Dettaglio). Tecnica: scultura in marmo, h. 88 cm
Frine (Dettaglio). Tecnica: scultura in marmo, h. 88 cm

Biografia

Ercole Rosa (San Severino Marche, 1846 – Roma, 1893) figlio di uno scalpellino romano poi stabilitosi nelle Marche, a soli dodici anni, nel 1858, rientra a Roma dopo aver ottenuto una piccola borsa di pensionamento per studiare scultura.

Sin da bambino, infatti, era stato abituato dal padre a scolpire piccole figure di terracotta e, notato dal vescovo di San Severino, era stato aiutato nel suo trasferimento a Roma, alla ricerca di una formazione solida e degna delle sue abilità precoci.

A Roma, Ercole Rosa vive nell’Ospizio di San Michele e, nel frattempo, frequenta l’Accademia di San Luca. Chiuso San Michele, lo scultore continua lo stesso ad abitare a Roma con la pensione fornitagli dal vescovo marchigiano. Contemporaneamente, cerca di fare esperienza e di lavorare il marmo in diverse botteghe.

Sin da subito, l’arte di Rosa si posiziona nel solco del verismo, coniugando un’intelligente osservazione della realtà con l’esperienza ottenuta dalla copia della statuaria classica. Levigatezza e asprezza si uniscono in composizioni solide e pulite, ma anche mosse da impeto ed emozione personale.

Dalla povertà al successo

Siamo negli anni Sessanta dell’Ottocento e dopo l’Unità d’Italia imperversano le guerre per la conquista di Roma. Nel 1867 a Mentana, i garibaldini si scontrano con le truppe del Papa. Ercole Rosa, osservato il campo di battaglia, concepisce l’idea di uno dei suoi gruppi scultorei più importanti, quello dei Fratelli Cairoli, che però verrà eretto al Pincio solamente negli anni Ottanta dell’Ottocento.

L’opera, esposta alla Mostra di Belle Arti di Roma, ottiene un grandioso successo di critica e consacra definitivamente la figura di Ercole Rosa nell’olimpo degli scultori romani. Da personaggio quasi sconosciuto quale era, l’allora ventisettenne artista comincia ad ottenere una serie di commissioni pubbliche per la realizzazione di gruppi e statue da collocare in piazze e giardini.

Gran parte di questi lavori vengono poi presentati alle rare esposizioni cui partecipa Ercole Rosa, come la Nazionale di Napoli del 1877 e quella di Belle Arti di Roma del 1893. Purtroppo, la carriera dello scultore termina proprio in questo stesso anno, giovanissimo, a soli quarantasette anni.

Recatosi a Milano per trattare di un incarico, contrae una grave malattia che lo conduce rapidamente alla morte, impedendogli di portare avanti i frutti della sua scultura dal carattere sincero e raffinato allo stesso tempo.

Ercole Rosa: il verismo tra impeto e delicatezza

Ancora molto giovane e pressoché sconosciuto, Ercole Rosa ottiene un’immediata approvazione della critica e del pubblico, quando partecipa al concorso per il monumento dei Fratelli Cairoli. Esposto nel 1873 a Roma, verrà eretto solamente dieci anni dopo al Pincio, per volere del Comune.

Il gruppo celebrativo, che narra la morte di Enrico sorretto dal fratello Giovanni, è caratterizzato da un moto repentino e dalla linea ascensionale che culmina con l’arma e che ha come base della piramide, invece, il corpo del fratello morto.

Si tratta di un impeto romantico contenuto, però, dall’elaborazione verista, composta dalle pieghe degli abiti e dal racconto di un attimo, preso in tutta la sua intensità. Il gruppo rende immediatamente famoso Ercole Rosa, che viene chiamato a realizzare numerose opere simili.

Tra di esse, il Monumento equestre a Vittorio Emanuele II, eretto nel 1896, dopo la sua morte, a Piazza del Duomo a Milano. Ma anche il Busto di Garibaldi, oggi alla Galleria Nazionale di Roma, e quello di Manzoni, presentato a Napoli nel 1877.

Tra le altre opere, la poetica e delicatissima etera Frine, poi Cleopatra, La baccante, Il suonatore ambulante, il Busto del principe di Bartolomeo Eustachi e la Diana boschereccia, che indica, insieme alle altre opere il suo legame con il modellato classico.

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