Ernesto De Fiori

Ernesto De Fiori. Uomo con Drappo, 1924 (dettaglio). Tecnica: Scultura in Terracotta
Uomo con Drappo, 1924 (dettaglio). Tecnica: Scultura in Terracotta

Biografia

Ernesto De Fiori (Roma, 1884 – San Paolo, 1945) proveniente da un’agiata famiglia italo austriaca, si avvicina sin da piccolo all’arte. A diciannove anni, nel 1903, si trasferisce a Monaco di Baviera per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove studia pittura e disegno al seguito di Otto Greiner (1869-1916).
L’incisore, facente parte degli artisti Deutsch-Römer, conosceva molto bene Roma e invita Ernesto De Fiori a rientrarvi.

In effetti, il ragazzo si era dimostrato insofferente all’ambiente accademico monacense. Rientrato in Italia, si dedica all’esecuzione di alcuni dipinti che rivelano l’influenza che hanno esercitato su di lui gli espressionisti tedeschi come Ferdinand Hodler (1853-1918).

L’approdo alla scultura

All’inizio degli anni Dieci del Novecento, compie un soggiorno di studio prima a Londra e poi a Parigi. È proprio in questi stessi anni che soggiorna a Parigi anche lo scultore svizzero Hermann Haller (1880-1950). Ernesto De Fiori si avvicina a questo artista più o meno coetaneo che gli fa conoscere le sculture di Auguste Rodin (1840-1917) e di Aristide Maillol (1861-1944).

Non sono da escludere inizialmente nemmeno influenze provenienti da Costantin Brancusi (1876-1957). Ma ben presto, Ernesto De Fiori si dota di un suo linguaggio peculiare, lontano da ogni influenza precedente, tutto intenzionato a rendere la caratterizzazione psicologica delle figure rappresentate.

Sceglie personaggi a figura intera, stanti, frontali, che potrebbero essere assimilati al ritorno all’ordine visto nella chiave di Arturo Martini (1889-1947). Ma il carattere arcaicizzante delle sculture grezze e misteriose di Martini non rientra nell’elaborazione iconografica e iconologica di Ernesto De Fiori, che risulta invece più ancorato alla modernità.

Un artista italiano naturalizzato tedesco

Nel 1916, Ernesto De Fiori decide di prendere la nazionalità tedesca. Questo scatenerà non poche polemiche quando, nel 1926, parteciperà alla mostra di Novecento, chiamato proprio da Margherita Sarfatti. Durante la prima guerra mondiale si nasconde a Zurigo per sfuggire alla leva militare. Ma è proprio alla fine del conflitto che lo scultore ottiene i primi successi a livello tedesco ed internazionale.

La sua poetica non può essere inserita in nessuna corrente in particolare, se si escludono le ovvie influenze da lui recepite dall’espressionismo, tanto quanto dalla scultura italiana. Il suo modellato appare sofferto, mostra infatti i segni delle mani dello scultore che lavorano la materia, spesso terracotta.

Il trasferimento in Brasile

Quando negli anni Trenta il regime nazista prende il sopravvento pretendendo anche la creazione di un’arte ufficiale, Ernesto De Fiore, dichiaratosi apertamente antinazista, si rifugia in Brasile nel 1936. Si stabilisce a San Paolo, dove continua a dedicarsi alla scultura e anche alla pittura.

Le sue figure rimangono sempre statiche e meditative, quasi sacre nella loro esile ieraticità.
Continua a lavorare fino agli anni Quaranta, dando un grande contributo alla scultura brasiliana. Muore a San Paolo nel 1945.

Ernesto De Fiori: una scultura intensa, tra arcaismo e modernità

Pur se inizialmente Ernesto De Fiori, a Parigi, risulta influenzato dalla pienezza e dalla rotondità delle sculture di Aristide Maillol, in seguito si fa interprete di una scultura non inseribile in alcuna corrente specifica. Caro al realismo della scultura italiana dell’Ottocento, non può, però, non subire l’influenza misterica e nervosa dell’espressionismo tedesco, pur se in minima parte.

Al principio, le superfici piane, levigate e in netto contrasto con lo spazio sembrano denunciare una forte influenza di Brancusi, basti pensare alla Testa del 1913. In essa, non si percepisce nessun intervento manuale dell’artista, anzi, la levigatezza del volto si chiude in se stessa, senza favorire il dialogo con l’ambiente.

Ma poi la svolta: figure intere, statiche, frontali, come kouroi, ma solo nell’essenza. Perché in realtà mostrano un afflato di modernità grazie a piccoli movimenti guizzanti del corpo. Le donne appaiono descritte nella loro veste più intima e preziosa, in cui la materia, lungi dall’essere lucida e liscia, appare tormentata, grezza. È questo che Ernesto De Fiori vuole accentuare: il lavoro dello scultore-artigiano che infonde anima alle sue creazioni.

Tra figure e ritratti

Con questa modalità l’artista romano lavora fini agli anni Trenta, con sculture quali Nudo femminile, Giovane in piedi con panno, Bagnante (Marta Junghann), Cariatide, Uomo con panno, Torso (Barbara), Inglese. Quest’ultima scultura potrebbe rappresentare l’emblema della poetica di Ernesto De Fiori.

Il suo ieratico arcaismo si fonde un acuto sguardo sulla modernità, proprio perché il nudo della donna Inglese termina con scarpe col tacco ai piedi, donando alla figura slancio e tensione emotiva.

Non sono poi da dimenticare i ritratti che sembrano riportare in vita quel realismo dell’era repubblicana romana, in cui i volti appaiono segnati da rughe e dotati di serena intensità. Ne sono esempio il Ritratto di Marlene Jacobson, Testa di donna, Autoritratto, Busto di Marlene Dietrich in gesso colorato.

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