Eugenio Maccagnani

Eugenio Maccagnani. Architetto Giuseppe Sacconi. Scultura in gesso
Architetto Giuseppe Sacconi. Scultura in gesso

Quotazioni Eugenio Maccagnani

Le sculture in terracotta e in bronzo di Eugenio Maccagnani sono quotate tra i 1.500 e i 2.500 euro di media. La sua produzione non è vasta ma il record è l’aggiudicazione di 5.000 euro (novembre 2019) per una scena orientalista.
Ha realizzato anche scene di genere, soggetti biblici e allegorici e orientalisti sono stati aggiudicati tra gli 800 e i 1.500 euro. Anche minori le quotazioni dei gessi. 

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Biografia

Eugenio Maccagnani (Lecce, 1852 – Roma, 1930), nato da una famiglia di artigiani, sin da bambino lavora come apprendista nella bottega dello zio paterno, scultore in cartapesta. Contemporaneamente, studia disegno presso lo zio materno, ed inizia a realizzare i primi ritratti dei familiari, a pastello o a olio, ma anche in pietra leccese, che gli consente di mostrale le sue doti scultoree.

Nel 1869, ottiene una borsa di studio dal Consiglio Provinciale di Otranto, che gli permette di trasferirsi a Roma, dove decide di frequentare l’Accademia di San Luca, dove studia scultura con Ignazio Jacometti (1819-1883) e Filippo Gnaccarini (1804-1875).

Contemporaneamente, frequenta lo studio di Ercole Rosa (1846-1893), che introduce il giovane Eugenio Maccagnini al verismo: da questo momento in poi, caratterizzerà la sua scultura tecnicamente perfetta, facendola allontanare gradualmente dagli stilemi puramente accademici.

L’attività scultorea tra Roma e Lecce

Lavorando inizialmente come sbozzatore di scultori come lo stesso Maccagnani, con il tempo, acquisisce un linguaggio personale e vigoroso che lo porta ad esordire all’Esposizione Universale di Parigi del 1878, e poi in Italia alla Mostra Nazionale di Torino del 1880.

Negli anni Ottanta, insieme ai grandi gruppi celebrativi e monumentali realizzati prevalentemente per la città di Lecce, lo scultore pugliese inizia a dare vita ad una produzione di piccoli e medi bronzi di matrice orientalista, che ritraggono arabi ed eritrei.

Ma molto frequenti sono anche delicate figure femminili di fantasia storica, mitologica o pompeiana, e busti o ritratti a figura intera di importanti personaggi italiani o internazionali. Nel frattempo, insieme all’architetto Giuseppe Sacconi, lavora alla decorazione del Vittoriano, realizzando alcune statue, gruppi e elementi di ornato.

Numerose sono le statue celebrative e sacre che Eugenio Maccagnani esegue nel corso degli anni Dieci e Venti del Novecento tra Roma e la Puglia, rimanendo sempre fedele ad un solido verismo e concedendo alcuni accenti decorativi alla poetica Liberty. Lavora instancabilmente fino alla fine degli anni Venti e muore a Roma nel 1930, a settantotto anni.

Eugenio Maccagnani: la scultura celebrativa e orientalista, tra verismo ed eleganza decorativa

La frequentazione dell’Accademia di San Luca e il contemporaneo apprendistato nello studio di Ercole Rosa conducono il giovane Eugenio Maccagnani ad una rapida acquisizione di un linguaggio sciolto e dalla linea elegante, sempre impostato su un verismo saldo e forte, come si nota dai ritratti quanto dalle statue celebrative.

Tra le prime opere, compare il busto in marmo di Manzoni, seguito poi da quello di Vittorio Emanuele II, della fine degli anni Settanta. Ma tra le opere più significative della prima fase vi sono lo Spartaco e i due Busti in terracotta esposti all’Universale di Parigi del 1878.

Il vero esordio italiano, però, avviene alla Mostra Nazionale di Torino del 1880, in cui espone alcune opere che spaziano dall’argomento storico a quello esotico: il famoso Combattimento del Reziario col Mirmillone, Aspasia e Arabo sopra un cammello, che mostrano una linea vibrante e appassionata.

Produzione monumentale

Nello stesso anno, Eugenio Maccagnani espone all’Universale di Melbourne i busti in bronzo Un moro, Arabo sul cammello e Baccante, poi riproposti a Milano nel 1881. Questa raffinata produzione di bronzi rende lo scultore conosciuto a livello internazionale e gli consente di portare avanti questo gusto verista e orientalista, insieme alla produzione decisamente più ufficiale e monumentale.

Infatti, risale al 1881 il Monumento al generale Francisco Morazán, per San Salvador e al 1884 tutte le statue realizzate per il Vittoriano, tra cui alcune personificazioni, come la Filosofia e le Vittorie alate, ma anche gran parte degli elementi di ornato.

Sculture legate al gusto neo pompeiano

Nello stesso anno, a Torino espone Com’è fredda!, riproposta a Parigi nel 1887, mentre l’anno successivo, alla Mostra Nazionale di Bologna invia una serie di sculture tutte legate al gusto neo pompeiano ed orientalista: Un senatore greco, Un augure, Una pompeiana, Un gladiatore ferito, Uno schiavo egiziano e L’incantatore di serpenti.

Gladiatori ottiene la medaglia d’oro all’Esposizione di Parigi del 1889, così come La voce del Signore tuonò, comparso all’Universale di Parigi del 1900. Poco prima, nel 1897, Eugenio Maccagnani partecipa alla sua prima Biennale di Venezia, presentando In attesa – costume pompeiano, mentre Eva vi compare nel 1901 e Lea nel 1905. Ritornerà poi a Venezia nel 1914 con il delicato nudo liberty Similia similibus, una delle sue opere più conosciute.

Alla Mostra degli amatori e cultori di Roma del 1907, espone la scultura tratta dai versi leopardiani della Ginestra, Dopo l’eruzione. “Su l’arida schiena del formidabil montesterminator Vesevo”.

Tra le ultime opere degli anni Venti, vi sono soprattutto sculture sacre destinate a cappelle e chiese, tra cui quelle dell’altare maggiore della Chiesa di S. Giuseppe a Lecce o La Religione e Pio XI per l’altare maggiore di San Carlo al Corso, del 1929.

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