Ezio Roscitano

Ezio Roscitano. Ritratto. Scultura in marmo
Ritratto. Scultura in marmo

Biografia

Ezio Roscitano (Reggio Calabria, 1889 – 1940), nato in un’agiata famiglia di proprietari terrieri, durante gli anni della scuola tecnica del comune, sviluppa una spiccata propensione verso il disegno e la modellazione.

Il trasferimento a Roma

In seguito al terremoto del 1908, rimane ferito ad una gamba, il che lo renderà claudicante a vita e lo farà soggiornare per un lungo periodo a Roma, per le cure. La scoperta della città lo porta ad un successivo trasferimento, per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove entra nel 1915, sotto la guida di Ettore Ferrari (1845-1929).

Dopo il primo anno, abbandona l’Accademia per continuare a studiare scultura da autodidatta, aprendo un studio in via Margutta, nel 1916. L’anno successivo, esordisce alla Mostra degli Amatori e Cultori, facendosi notare dalla critica, grazie ad un verismo che a tratti cede il passo ad un segno espressivo e tormentato.

Tra gruppi di genere, ritratti e opere che ritraggono la realtà anche nelle sue più drammatiche sfaccettature, Ezio Roscitano passa sapientemente e in maniera disinvolta dal bronzo, al marmo, alla ceramica.

Continua ad esporre con regolarità alle Mostre della Società degli Amatori e Cultori, passando vicendevolmente da un verismo puro e semplice ad un simbolico sintetismo di stampo decorativo e liberty, che lo accomuna ad altri scultori romani degli anni Venti, come Attilio Selva (1888-1970). Interviene anche nel campo della piccola scultura animalier, di matrice déco.

Il Gruppo Artistico Calabrese

Tra Roma e Reggio Calabria, espone per tutti gli anni Venti e si dedica anche alla realizzazione di numerosi monumenti ai caduti. Insieme al Gruppo Artistico Calabrese, da lui fondato per valorizzare l’arte e l’artigianato della sua regione, prende parte a diverse mostre italiane ed europee, proponendo non solo sculture, ma anche decorazioni di vasi, piatti, ceramiche con scene folkloriche.

Nel 1931, tiene una personale alla Galleria Pesaro, mentre l’anno successivo partecipa alla Biennale di Venezia. Nel frattempo, dal 1928, si trasferisce a Parigi, dove partecipa alle mostre più importanti e rimane fino al 1940, lavorando non solo a sculture, ma anche ad oggetti d’arredo e opere decorative. Dopo essersi ammalato, rientra a Reggio nel 1940, dove muore a soli cinquantuno anni.

Ezio Roscitano: dal verismo alla scultura decorativa

A partire dal primo dopoguerra, Ezio Roscitano espone alle Mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma, presentando le prime sculture nel 1919. Animato da un intenso verismo venato da espressioni non esenti da picchi drammatici, espone opere come Un povero, ritratto dal forte naturalismo.

Nel 1920, partecipa alla Mostra Calabrese d’Arte Moderna con diverse sculture, tra cui un Autoritratto, Raccoglimento ed Emigranti, ma anche con alcuni oggetti, come portagioie e cuscini con decorazioni da lui progettate.

È proprio in questi anni che l’attività scultorea e quella decorativa si intersecano nella produzione di Ezio Roscitano, soprattutto nella trasmissione di alcuni valori tradizionali legati alla Calabria. Nel 1921, partecipa alla I Biennale romana con La notte di Ronchi, che prende spunto dall’omonima narrazione che Piero Belli fa dell’impresa d’annunziana di Fiume.

Nel 1922, prende parte alla Fiorentina Primaverile con Madonnina e Testa di vecchio, e nel 1931 partecipa ad una collettiva alla Galleria Pesaro che gli fa ottenere una serie di lodi da parte della critica.

La tradizione calabra

Presentando le sculture Imprecazione, Putto con anfora, Un povero e Vecchio orante, l’artista conferma di aver accolto l’eredità del modellato di fine Ottocento, tra la rappresentazione strettamente verista e l’adozione di linee sintetiche ed espressive che sfociano in soggetti di forte impatto emotivo e di grande vitalità plastica, che richiama il ritorno all’ordine.

Dopo il trasferimento a Parigi nel 1928, lo scultore partecipa a diversi Salons e mostre personali in Gallerie private. Tra le opere degli anni parigini spiccano Il campione, il Busto di Josephine Baker, Madeleine Coupigny, la Baronessa Aloisio. Ritratti da cui affiora una fresca delicatezza di modellato e una fine introspezione psicologica, che in alcuni casi sempre sfociare in un intento simbolista.

Questa particolare attenzione alla dimensione interiore della figura ritorna soprattutto nelle opere dedicate alla sua terra d’origine, come Busto di paesano calabrese e Contadina calabrese. Per quanto riguarda la narrazione delle tradizioni calabresi, essa non rientra solo nella produzione scultorea, ma anche in quella ceramica e xilografica degli anni Trenta.

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