Fabrizio Clerici

Fabrizio Clerici, Incisore, Scenografo e Illustratore. Litografia.
Litografia. (L'opera qui riprodotta ha solo uno scopo dimostrativo e non appartiene alla nostra società).

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Biografia

Fabrizio Clerici (Milano, 1913 – Roma, 1993) nasce a Milano nel 1913, ma nel 1920 si trasferisce a Roma insieme alla sua famiglia, dopo aver passato un anno in Umbria. Molto giovane, inizia a praticare il disegno e, dopo un soggiorno a Napoli  del 1927, esegue il suo primo album di disegni di conchiglie e ritratti dal titolo Quaderni del Vomero.

Gli esordi: tra la critica e l’incisione

A Roma frequenta il liceo artistico e poi si iscrive alla facoltà di architettura, laureandosi nel 1937. Contemporaneamente, si interessa alla pittura del Rinascimento e del Seicento – si interessa ad Athanasius Kircher e nel 1946 pubblicherà una monografia su Brueghel per Electa.

Tra gli anni Trenta e Quaranta, nel fermento culturale romano e attraverso Libero De Libero, conosce diversi artisti, tra cui Alberto Savinio (1891-1952) e Giorgio De Chirico (1888-1978), fondamentali per le sue prime sperimentazioni artistiche.

Sono gli anni in cui collabora come critico con diverse riviste, tra cui “Domus” e “Quadrante” e in cui si dedica soprattutto alla tecnica incisoria: la sua prima personale milanese è composta da disegni, litografie e acquerelli, così come la successiva a Roma, dove è presentato in catalogo da Savinio.

Gli anni Quaranta tra scenografie e illustrazioni

Nel 1944 torna a Roma e avviene l’importante incontro con Leonor Fini  (1907-1996) che lo introduce definitivamente alla pittura. Frequenta gli artisti e gli intellettuali più importanti dell’epoca, tra cui Alberto Moravia, Elsa Morante, Mario Praz e registi come Strehler per cui esegue diverse scenografie e costumi. Nel 1947 esegue anche le scenografie per La professione della signora Warren di George Bernard Shaw. In questi anni si occupa anche di diverse illustrazioni d’artista, come il Bestiario di Leoncillo Leonardi e Il fu Mattia Pascal di Pirandello.

Nel 1945 prende parte a due importanti collettive: alla libreria-galleria La Margherita di Roma, insieme a Leonor Fini e Alberto Savinio e presso la Julien Levy Gallery di Nwe York, con Giuseppe Viviani.

La pittura: tra utopia, mito e metafisica

È per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1946, dove incontra Salvador Dalí. Seguono diverse importanti mostre internazionali e la personale di disegni del 1949 alla Galleria l’Obelisco di Roma, presentato da Ungeretti.

Nel 1953 Fabrizio Clerici compie una serie di soggiorni in Medio Oriente, tra Egitto, Siria, Giordania, Libia e Turchia: da queste esperienze nasce la suggestione dei miraggi, da cui ha origine il ciclo pittorico dal titolo Miraggi di città orientali, esposto alla Biennale veneziana del 1954.

Anche il ciclo dei Templi dell’uovo riporta le stesse sensazioni di utopistici e isolati edifici nel deserto, che hanno una metafisica genesi da uova al centro di costruzioni spiraliformi e delicatamente delineate. Nel 1955 espone alla Sagittarius Gallery di New York.

Enigma, sogno, meraviglia

Immaginari ancestrali e mitici e una precisa e ottica immobilità di matrice metafisica, così come la riscoperta dell’antico, permeano le sue opere degli anni Cinquanta e Sessanta, tra cui Il Minotauro accusa pubblicamente sua madre, conservato alla Galleria Nazionale di Roma.

Il disegno impeccabile si coniuga a una dimensione magica e surreale che crea un unicum nella pittura italiana di quegli anni. Nel 1962, partecipa alla mostra Surrealismus phantastische a Vienna e dopo diverse partecipazioni a mostre berlinesi, si concentra sullo studio del dio egizio Horus, che rappresenta in ambienti asettici ed ermetici o in paesaggi desertici dalla rifinitissima qualità cromatica.

Dimensioni oniriche

Di grande e sofisticato impego è il ciclo di opere che rielaborano L’isola dei morti di Böcklin, cui si dedica tra gli anni Settanta e Ottanta, in cui l’ambientazione del pittore svizzero si inserisce in dimensioni quasi lunari e del tutto oniriche ed enigmatiche. Continua la sua attività fino agli anni Ottanta, quando inizia ad avere problemi alle retine. Muore a Roma nel 1993.

Diverse antologiche sono state organizzate nel corso degli anni, per omaggiare questa figura tanto fantastica quanto raffinata e insolita, tra cui la recente mostra L’atlante del Meraviglioso, presso la Galleria Nazionale di Roma

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